Napoli, Terra dei fuochi, nuovo sos: «Mai partiti gli screening»

Napoli, Terra dei fuochi, nuovo sos: «Mai partiti gli screening»
di Pasquale Guardascione
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Lunedì 21 Novembre 2016, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 09:20
La cultura della prevenzione per tutelare i diritti e la salute dei cittadini. La base su cui sette associazioni hanno formato il Coordinamento Associazioni Flegreo-Giuglianese il cui presidente è il signor Ciro Di Francia. Un uomo segnato dalla sua storia, fatta di tante sofferenze, soprattutto negli ultimi cinque anni nel corso dei quali ha perso, per colpa del cancro, le persone a lui più care. Nel 2011 la moglie Mariarosaria, quindici mesi dopo la figlia Lia e poi, negli ultimi due anni, la sorella Suor Giannina e il fratello Andrea, ex magistrato. Da allora è partita la sua battaglia, ha riunito sette associazioni in un'unica forza.


Venerdì scorso il Co.As., attraverso il legale Roberto Ionta - che li assiste gratuitamente - ha fatto partire una diffida ad adempiere nei confronti di due dirigenti della Regione Campania per «mancato utilizzo di fondi pubblici in favore del piano sanitario Terra dei Fuochi, come da legge n. 6 del 2014 e del decreto 38 di giugno 2016 del Burc n. 37 della Regione Campania». Copia della diffida è stata inviata per conoscenza al governatore Vincenzo De Luca, alla Corte dei Conti e a Joseph Polimeni, commissario ad acta della Sanità in Campania. «Sul Burc del 13 giugno scorso è stato pubblicato il decreto dirigenziale n. 38 con il quale la Regione ha inteso organizzare un piano sanitario per i comuni della Terra dei Fuochi, secondo le direttive dell'Istituto Superiore di Sanità e le indicazioni della Commissione Interministeriale istituita con legge 6 del 2014», spiega Di Francia. «All'inizio eravamo tutti molto soddisfatti. Ma a distanza di mesi stiamo notando che nelle Asl coinvolte le attività stentano a partire: il coordinamento si è attivato per capirne le ragioni, anche per poter dare il proprio contributo. Da quanto riscontrato sembrerebbe che i 17 milioni di euro, sui 33 totali previsti, che dovevano essere distribuiti alle Asl per quota capitaria rispetto alle singole azioni progettuali sono fermi in Regione dal 2015».


La legge 6 fu promulgata dal Parlamento in un clima di mobilitazione generale, con i rappresentanti di tutti i partiti impegnati a farsi vedere spesso a Napoli per prendere posizione contro il triste fenomeno dell'inquinamento ambientale aggravato dai frequenti roghi di rifiuti che avvelenano due province. All'articolo 2, comma 4 si prendono in esame le azioni e gli interventi di monitoraggio di tipo sanitario per la Campania e i comuni di Taranto e Statte, e si evidenzia che la Regione Campania «su proposta dell'Istituto superiore della sanità, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge» doveva definire la tipologia di esami per la prevenzione e per il controllo dello stato di salute della popolazione residente nei comuni, con esclusione di quelli capoluogo, interessati appunto «da inquinamento causato da sversamenti illegali». Il tutto però nei limiti delle risorse secondo quanto stabilito sempre dallo stesso articolo in cui si definisce la spesa di 25 milioni di euro all'anno, per il 2014 e 2015, per le Regioni Campania e Puglia. «A tutt'oggi tutto ciò purtroppo risulta completamente inapplicato, e non conosciamo neanche la destinazione dei fondi stanziati», continua Di Francia, che spiega: «Il decreto legge poi convertito prevedeva l'aggiornamento dello studio epidemiologico Sentieri e il potenziamento eventuale degli studi, in particolare in merito ai registri per le malformazioni congenite e ai registri dei tumori, con particolare riferimento ai superamenti dei valori stabiliti per le polveri sottili».


Le azioni indicate riguardano un rafforzamento dei programmi di screening, l'implementazione dei percorsi diagnostici-terapeutici assistenziali per le patologie oncologiche individuate, la sorveglianza della salute respiratoria e cardiovascolare, l'implementazione dei percorsi diagnostici-terapeutici assistenziali per l'infarto miocardico, il percorso della nascita e tutela della salute riproduttiva e uno studio di monitoraggio dello stato di salute della popolazione residente.
Tutto ciò va attuato secondo le direttive nei territori interessati dai fenomeni di inquinamento ambientale dei 90 comuni che sono stati identificati nell'ambito territoriale delle Asl Napoli 1 centro, Napoli 2 nord, Napoli 3 sud e Caserta. «Nell'Asl Napoli 2 nord, ad esempio, non si raggiungono le percentuali di adesione previste dai livelli essenziali di assistenza come individuati dal ministero della sanità per attuare una seria prevenzione oncologica, per alcune fasce d'età, attraverso mammografia, pap-test e ricerca di sangue occulto nelle feci. Ma al di là di questo noi vogliamo delle risposte e che tutto quanto previsto venga attuato. Siamo pronti a presentare una denuncia alla procura e alla Corte dei Conti per omissione di atti d'ufficio».
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