MILANO - Lavori edilizi in mezza Sicilia, parchi per lo sfruttamento dell’energia eolica, residence turistici da costruire per conto di Valtur, l’industrializzazione di Castelvetrano. E soprattutto il vecchio pallino di famiglia, la produzione di olio extravergine d’oliva.
Matteo Messina Denaro, u siccu, è da vent’anni tra i latitanti più ricercati del Pianeta, ma i suoi beni si vedono e si toccano e raccontano di una mafia impresa che ricicla e investe denaro alla luce del sole.
«Segui i soldi e troverai la mafia»: è la grande lezione di Falcone, il faro degli inquirenti che si occupano di Cosa Nostra. «Il contrasto patrimoniale è la via maestra per la lotta alla mafia» ha ribadito il generale Giancarlo Trotta, che guida le Fiamme gialle di Palermo.
C’è di tutto, tra i beni sequestrati che ora passeranno in amministrazione giudiziaria: tre società, 7 quote societarie, 4 ditte individuali, auto e mezzi industriali, un fabbricato industriale, abitazioni, terreni, fabbricati rurali, polizze assicurative, titoli azionari, rapporti bancari. E poi c’è il business che ruota intorno all’oleificio della società “Fontane d’oro sas”, intestata a due fratelli imprenditori ma in realtà diretta da uno dei fedelissimi della primula rossa, Francesco Luppino, che dava disposizioni dal carcere attraverso la moglie.
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