Cade nel lago senza saper nuotare,
per 15 minuti sott'acqua: salvato 13enne

Cade nel lago senza saper nuotare, per 15 minuti sott'acqua: salvato 13enne
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Martedì 2 Agosto 2016, 20:54
È record. Era caduto nel lago d'Iseo senza saper nuotare Assane Diop, un ragazzino di 13 anni che lo scorso 7 luglio è rimasto per un quarto d'ora sott'acqua. Ripescato in arresto cardiaco ha rischiato di morire. È stato a lungo rianimato e subito trasportato all'ospedale Giovanni XXIII di Bergamo in condizioni gravissime. Ma oggi è stato dimesso grazie allo sforzo di 9 professionisti del 118, 5 membri Ecmo team (anestesisti, cardiochirurghi, perfusionisti, infermieri), pediatri e infermieri: in tutto 50 persone.

Un precedente ancora più clamoroso è avvenuto lo scorso anno sempre in Lombardia con una rianimazione record di un 14enne restato sotto le acque del Naviglio per 42 minuti, al S.Raffaele di Milano. «Si tratta di un caso - ha sottolineato l'assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera - che 'smentiscè le conoscenze mediche attestate finora dalla letteratura: 15 minuti di apnea e 35 di arresto cardiaco sono sinonimo di annegamento, ma la prontezza dei soccorsi, dai volontari sul posto ai mezzi di AREU (ambulanza, automedica, elisoccorso), fino all'Ecmo team del Papa Giovanni, hanno permesso di cambiare l'esito atteso».

Presto «si risolverà presto grazie alla riabilitazione - ha aggiunto - la sofferenza alla gamba nei cui vasi è stata collegata l'apparecchiatura che gli ha salvato la vita, l'ECMO (un macchinario per la circolazione extracorporea, ndr), per cui il Papa Giovanni XXIII è centro di riferimento pediatrico in Lombardia (unico pubblico), oltre che unico Trauma center pediatrico». «Questa è una storia in cui l'intervento dei medici, tempestivo, corretto e con un adeguato supporto di tecnologia e di conoscenze, e una buona dose di testardaggine, ha cambiato il corso degli eventi - ha sottolineato il direttore sanitario del Giovanni XXIII -. È giusto ricordarlo in questi tempi in cui sembra che la sanità pubblica viaggi con il freno a mano tirato, che si guardi più ai bilanci che ai bisogni delle persone». 
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