Roma, sei immigrati si cuciono la bocca con ago e filo, protestano contro il Cie

Roma, sei immigrati si cuciono la bocca con ago e filo, protestano contro il Cie
di Luca Lippera
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Domenica 22 Dicembre 2013, 09:53 - Ultimo aggiornamento: 15:52
​ vero che non servir un ricovero, vero che nessuno in pericolo di vita ma - allo stesso tempo - tutto incredibilmente vero: sei clandestini trattenuti nel Centro Accoglienza di Ponte Galeria, decisi a venirne fuori ad ogni costo, si sono cuciti con ago e filo un angolo della bocca. Un medico della polizia li ha visitati. «Cuciture parziali: possono bere e mangiare». Niente ospedale, quindi. I primi a prendere ago e filo - l’ago ricavato dalla parte metallica di un accendino, il filo estratto da una coperta - sono stati quattro marocchini. Uno di loro, lunedì mattina, dovrebbe essere riportato nel Paese d’origine con un aereo di linea italiano ed evidentemente sta tentando il tutto per tutto nel tentativo di bloccare il rimpatrio. È stato lui, secondo la ricostruzione, il primo a cucirsi parzialmente la bocca. Tre connazionali, destinati a seguirlo nel ritorno a casa tra poche settimane, lo hanno emulato e poco dopo si sono uniti alla protesta due senegalesi. I primi episodi sono accaduti durante la mattinata, gli altri nel pomeriggio, non appena le tv e la radio hanno iniziato a dare la notizia di quello che era accaduto. Una delegazione di Sinistra e Libertà, proprio in quel frangente, era in visita nel centro gestito a Ponte Galeria dalla Polizia e il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, poche ore prima aveva risposto in Parlamento sulla tormenta che ha investito giorni fa il Cie di Lampedusa.

Il Cie di Ponte Galeria, lungo la Portuense, tra l’estrema periferia ovest e l’aeroporto di Fiumicino, è un posto isolato da tutto e da tutti: mura alte tre metri per proteggere il perimetro esterno, illuminazione quasi a giorno anche di notte, sorveglianza armata ovunque, anche perché nello stesso complesso ci sono gli uomini e i mezzi del Reparto Mobile di Roma della Polizia. Ma l’aspetto da fortezza inaccessibile in qualche modo inganna. Gli immigrati, in passato, hanno inscenato proteste clamorose e ci fu anche una specie di fuga di “massa” nelle campagne, con i muri scavalcati come in un film, senza che nessuno riuscisse a fermare i clandestini.



La protesta di ieri è esplosa, paradossalmente, in un periodo di calma relativa. Nel Cie vengono trattenuti, in attesa di decisioni, tutti i clandestini fermati nella zona di competenza della Questura di Roma e anche alcune prostitute. Ci sono stati periodi di incredibile sovraffollamento. Ma attualmente i “detenuti” - di questo si tratta ancorché non ci siano condanne - sono un centinaio. Due dei quattro immigrati che si sono fatti le prime cuciture hanno vent’anni e sono a Ponte Galeria da pochi giorni, gli altri due marocchini ne hanno una trentina ed erano già stati più volte “ospiti” del complesso vicino all’autostrada Roma-Aeroporto.



L’INTERVENTO MEDICO

I quattro, trattenuti da un mese, secondo la Questura sono stati «immediatamente» soccorsi dagli agenti ed è stato avvertito il medico di turno nel Centro. Il dottore è andato a vedere gli immigrati e ha fatto un dettagliato rapporto ai superiori. I magrebini, secondo il sanitario, «si sono dati un punto a un angolo della bocca ma questo non impedisce né la masticazione né la deglutizione». Traduzione: se l’obbiettivo dei quattro marocchini era farsi portare in ospedale - e poi dileguarsi - niente da fare: «Non c’è bisogno di alcun ricovero - è stato il responso - perché non si ravvisano pericoli reali per la salute». Parole, magari fondate dal punto di vista clinico, che potrebbero però innescare chissà quante altre polemiche. Il clima, ormai, è quello che è.



«LUOGHI DISUMANI»

Non a caso il sindaco di Roma, Ignazio Marino, non appena è circolata la notizia, ha chiesto la «revisione della legge Bossi-Fini» e la «riapertura del dibattito sui Cie». Marino, intervenuto su Facebook, li ha definiti «luoghi disumani» sostenendo che vengono «equiparate ai criminali persone che fuggono da guerre, violenze e povertà». Ma i quattro iniziatori della protesta, secondo la Questura, «sono semplicemente persone trattenute in quanto non in regola con il complesso delle norme sul soggiorno». Un anno fa a Ponte Galeria scoppiò una rivolta: immigrati sui tetti, materassi in fiamme, la zona in assetto di guerra. C’era in programma l’espulsione di un nigeriano. Finì con otto arresti e una poliziotta ferita.
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