Alfano: "Giubileo ad alto rischio"

Angelino Alfano
Angelino Alfano
di Valeria Arnaldi
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Sabato 21 Novembre 2015, 13:07 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 17:46
ROMA - “Noi abbiamo ricevuto le minacce del Califfo, di Isis, chiamatelo come volete, già prima degli attacchi di Parigi. Non c’entra con questo. Di certo questi attacchi hanno alzato l’allerta, portandola al secondo livello. Nessun Paese può dirsi a rischio zero. Il nostro lavoro, della intelligence e degli uomini in divisi, è ridurre il rischio al minimo possibile. Ma non possiamo dire che un Paese non è a rischio”.



Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha scelto i microfoni di Domenica Live, in video collegamento dal Viminale, per parlare di terrorismo e Giubileo.







“Noi abbiamo avuto allarmi della sicurezza anche prima dell’Expo ed è andato tutto bene. Questi risultati non arrivano solo per grazia ricevuta. Quando ero piccolo, ricordo barzellette di carabinieri che inseguivano la polizia che inseguiva la finanza. Oggi non è più così. Oggi, una volta a settimana si riuniscono con intelligence proprio per collaborare sul terrorismo. Abbiamo controllato 56426 persone dall’inizio dell’anno. Tutto questo lavoro serve per prevenire. Prevenzione significa ridurre il rischio”.



Barbara D’Urso insiste, rilanciando il tema del Giubileo e della sua pericolosità: “L’intelligence francese ha fallito, abbiamo paura: da 1 a 10 quanto è alto il rischio per il Giubileo?”.



“Non mi sento di giudicare, mentre ancora cercano i responsabili, l’intelligence francese - replica Alfano - Ho il piacere e il diritto e il dovere di dire che fin qui in Italia non è successo nulla, ma questo non vuole dire che il rischio non ci sia. Il coefficiente di rischio al Giubileo è alto. Nessun Paese può dirsi a rischio zero”.



Un ultimo appello all’unità del Paese e alla memoria di Valeria Solesin:“Io voglio dire che il nostro è un grande Paese e una grande democrazia, che ognuno di noi, che abbia figli o non li abbia, si batterà fino all’ultima goccia di sangue, per garantire la libertà - conclude il ministro - Intelligence, lavoro di polizia, arresti, espulsione di imam violenti, ma anche dialogo: occorre andare avanti così. Ai genitori di Valeria dico che il nostro impegno sarà ancora più forte anche in suo nome. Battersi contro il terrore significa battersi per la libertà”.





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