Botte e riti satanici nella casa famiglia, due educatori condannati a 13 anni di carcere

Botte e riti satanici nella casa famiglia, due educatori condannati a 13 anni di carcere
di Annalisa NESCA
2 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Giugno 2016, 22:22 - Ultimo aggiornamento: 22:57
Anziché cura e amore avrebbero trovato dolore e umiliazione i piccoli ospiti della casa famiglia "Oberon" di Taviano. Tra loro c'è pure chi avrebbe vissuto un inferno, costretta a 16 anni a subire abusi sessuali e a partecipare a riti satanici.

E' arrivato il finale di questa brutta storia. A scriverlo sono stati i giudici della prima sezione penale nella sentenza di condanna a 13 anni di reclusione ciascuno (erano 16 e mezzo quelli invocati dal pm Maria Rosaria Micucci) dei due educatori accusati di violenza sessuale e maltrattamenti aggravati e continuati: il direttore Luigi Fattizzo, 56 anni, di Parabita, e il legale rappresentante e responsabile Stefano Portaccio, 48, originario di Poggiardo, ma residente a Taviano.

Entrambi condannati anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dovranno versare provvisionali da 10 a 20mila euro ad alcune parti civili come l'associazione Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie di Lecce presieduta da Grazia Manni, assistita dall'avvocato Erlene Galasso; il Comune di Casarano (che pagava la retta per tre ospiti della struttura), rappresentato dall'avvocato Bruno Ciccarese; e la vittima di abusi, assistita dall'avvocato Giovanni Bellisario. I giudici hanno inoltre rinviato gli atti in Procura per falsa testimonianza di alcune persone ascoltate durante il processo.

I fatti risalgono agli anni tra il 2009 e il 2012. Stando all'accusa, Fattizzo e Portaccio usarono metodi non ortodossi per mettere in riga gli ospiti: offendendoli e colpendoli con schiaffi, pugni e calci, infierendo sui loro corpi nudi e indifesi anche con il manico della scopa. Le aggressioni avrebbero lasciato segni visibili: lesioni ed ematomi. Ma i danni psicologici non sarebbero stati da meno. I ragazzini, minacciati in più circostanze, avrebbero persino rifiutato di sottoporsi alle cure mediche. 

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA