"Basta con l'abuso di stereotipi,
ora vi racconto mio figlio gay"

"Basta con l'abuso di stereotipi, ora vi racconto mio figlio gay"
di Marco Agrusti
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Sabato 21 Novembre 2015, 02:29 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 09:58
«È così anche a Cordenons, c'è chi viene deriso, chi è vittima di bullismo, ci sono figli che si nascondono e genitori che non accolgono perché spaventati». Parla, per la prima volta, una persona che teoricamente sarebbe tra i destinatari del corso voluto alle scuole medie da Arcigay. È una madre di un figlio omosessuale, di Cordenons, che ha scelto di uscire allo scoperto raccontando il dibattito "gender" da un altro punto di vista.



Quello della "vittima" di quel fenomeno che proprio il filone educativo approvato dal collegio docenti vorrebbe estirpare. La donna fa parte di Agedo Fvg, l'associazione che riunisce i genitori che negli anni hanno scoperto di avere un figlio omosessuale, e che hanno scelto di associarsi per difendere il diritto a un trattamento paritario nella società.

«Il progetto in atto a Cordenons - dice senza timori - è una pietra miliare. I genitori sono spaventati dal non sapere, dalla mancata conoscenza. Bisogna capire cos'è l'omosessualità, ma soprattutto cosa non è e non può essere». Poi la madre cordenonese punta il dito contro quelle conferenze «contro» che a suo modo di vedere hanno fatto «abuso di stereotipi».



«I ragazzini che giocano con la palla, le ragazzine che usano le bambole, negli incontri a cui ho assistito si è parlato di questo. Invece là fuori, nel mondo reale, i ragazzini si fanno del male, arrivano a gesti estremi e le famiglie, nel silenzio, muoiono di dolore. Io ho conosciuto l'omosessualità di mio figlio con 20 anni di ritardo. Non c'erano questi progetti che lottano contro l'omofobia, e oggi ben vengano. Ho ascoltato una persona che si definiva donna in quanto femmina, psicologa, biologa, che frase dopo frase si contraddiceva pur di riuscire a dire il nulla, pur di riuscire ad inventarsi teorie assurde.



L'omosessualità non è una scelta, non lo può essere, e soprattutto non può essere ridotta ad una lezione di stereotipi. Perché i casi di bullismo esistono ancora, anche a Cordenons». E ad essi si rivolge il ciclo di incontri promosso da Arcigay.