Si uccide a 14 anni lanciandosi nel vuoto, i genitori: "Vittima dei bulli a scuola e sui social"

Si uccide a 14 anni lanciandosi nel vuoto, i genitori: "Vittima dei bulli a scuola e sui social"
Si uccide a 14 anni lanciandosi nel vuoto, i genitori: "Vittima dei bulli a scuola e sui social"
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Lunedì 12 Giugno 2017, 20:23 - Ultimo aggiornamento: 20:27
Quando decise di farla finita, nello scorso gennaio, gli inquirenti non avevano pensato subito al suicidio, pur senza scartare a priori l'ipotesi. A distanza di quasi cinque mesi, però, i dubbi sono svaniti: il 14enne Sam Abel, di Worcester, in Gran Bretagna, è morto dopo essersi lanciato dal tetto di un edificio commerciale, schiantandosi a terra nel parcheggio.



Le indagini sono state condotte in silenzio, nel massimo riserbo e con la piena collaborazione di Mark e Anita, i genitori del ragazzo, che hanno denunciato: «Era vittima dei bulli, lo odiavano perché andava bene a scuola. Credevamo avesse superato questi problemi ma evidentemente non era così». Angherie, insulti e spesso violenza fisica a scuola, ma anche e soprattutto sui social: Facebook e, soprattutto, Snapchat. Il ragazzino aveva anche cambiato istituto scolastico, ma non gli è bastato per sfuggire ai bulli. Mark, il papà, spiega: «Per noi non è niente di nuovo, ma lui era stato bravissimo a tenere tutto per sé, nascondendo il suo reale stato d'animo. Ha sofferto in silenzio per tutto questo tempo». Lo riporta il Mirror.



Gli insulti e le minacce fioccavano non solo a scuola, ma anche su Snapchat, dove è possibile inviare messaggi istantanei che poi scompaiono dopo pochi secondi. «Sarà praticamente impossibile per la polizia risalire a quei messaggi e ai loro autori, perché ormai sono criptati», commenta sconsolato Mark, che da sei anni aveva perso la vista in seguito a un incidente e aveva bisogno dell'assistenza del figlio.
La situazione, per Sam, si era fatta insostenibile durante una gita scolastica in Austria lo scorso anno. «Doveva essere il più bel viaggio della sua vita, ma ci chiamava tutte le notti piangendo perché lo tormentavano in tutti i modi, a tutte le ore», spiega ancora il papà. La mamma gli fa eco: «Sam amava la scuola e amava imparare, semplicemente odiava le persone che erano lì con lui. Il prossimo anno avrebbe dovuto fare gli esami e poi iniziare le prime lezioni di guida, non riusciremo mai a farcene una ragione».
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