Gamba amputata dopo il cancro, ora Manolo
costruisce protesi per i bambini -Foto

Manolo Boza
Manolo Boza
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Lunedì 22 Dicembre 2014, 16:44 - Ultimo aggiornamento: 22:14

I medici che gli diagnosticarono un cancro alle ossa erano convinti che non sarebbe riuscito a compiere 12 anni. Oggi, invece, Manolo Boza di anni ne ha 40 ed è un ingegnere di successo, in un campo che lui conosce come pochi altri al mondo.

Manolo, figlio di un ingegnere, è cresciuto in un paesino dell'Andalusia, Minas de Riotinto. Ha vissuto qui fino agli 11 anni, quando i medici gli diagnosticarono il cancro e consigliarono al padre di portarlo a fare un viaggio negli ultimi mesi di vita. L'uomo, però, non si rassegnò e decise di vendere tutto ciò che possedeva per trasferirsi negli Stati Uniti e far visitare il piccolo Manolo ad alcuni specialisti. Il cancro era curabile, ma per sopravvivere il ragazzino avrebbe dovuto farsi amputare la gamba sinistra. E così andò.

Dopo diverse cure, a 16 anni Manolo fu giudicato fuori pericolo e iniziò ad avere sempre maggiore dimestichezza con le protesi. Per questo motivo decise di diventare ingegnere come il padre: «Trasformammo il nostro garage in un laboratorio, studiavamo come migliorare in tutto e per tutto le protesi. Ricordo che dissi a mio padre: 'So che costa molto, ma fammi studiare ingegneria all'università'».

La famiglia Boza tornò allora in Andalusia, e Manolo si iscrisse all'università di Siviglia. Dopo la laurea, ha lavorato in campo finanziario fino a quando non ha trovato i primi, veri progetti nel campo delle protesi. Da questo momento in poi la sua carriera ha preso la piega sperata, e insieme ad un socio ha fondato la Unyq, un'azienda che opera sia negli Stati Uniti, sia a Siviglia, dove Manolo ha aperto una sede. E dove, nonostante la crisi che attanaglia la Spagna, produce protesi per tutti i gusti e per tutte le esigenze. «Quando ho lavorato per un'azienda che distribuiva le protesi, mi sono reso conto di quanto fossero poco adatte a chi le avrebbe utilizzate. La protesi deve essere personalizzata al massimo, ad esempio ne ho progettata una per andare in moto, un'altra per uno skater e tante per i bambini. Mi ricordo benissimo com'è vivere l'infanzia e l'adolescenza senza una gamba», spiega Manolo, che nella sua azienda ha fatto anche assumere il padre.

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