Al Qaeda rivendica l'attacco a Charlie Hebdo
e minaccia: "Ci saranno ancora tragedie"

Al Qaeda rivendica l'attacco a Charlie Hebdo e minaccia: "Ci saranno ancora tragedie"
di Valeria Arnaldi
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Mercoledì 14 Gennaio 2015, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 08:05
ROMA - «Li avevamo incaricati noi». Al Qaeda ha rivendicato così, ieri, con un breve videomessaggio, il massacro nella redazione del magazine Charlie Hebdo.





«L’operazione è una vendetta per le offese contro il profeta Maometto», spiega Nasser bin Ali al-Ansi, membro del braccio yemenita. La decisione dell’attacco sarebbe stata presa direttamente dal numero uno di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri. E mentre le parole corrono pesanti, alle spalle del leader passano le immagini del massacro, ma anche quelle della marcia parigina. Insieme a nuove minacce all’Occidente. «Diffonderemo il terrore se non saranno rispettate le nostre richieste». Nel video, si nega ogni legame tra la strage compiuta dai fratelli Kouachi e l’attacco al supermercato kosher.











Charlie Hebdo risponde con il successo del suo nuovo numero: tre milioni di copie sono andate a ruba, ne saranno stampati altri due milioni. La pubblicazione, in copertina, della vignetta con Maometto che piange tenendo il cartello «Jesuis Charlie» è stata condannata dall’Isis. «Charlie Hebdo ha pubblicato di nuovo vignette che insultano il profeta e questo è stato un atto stupido», hanno dichiarato gli jihadisti sunniti. Intanto, proseguono le indagini. Cherif Kouachi, uno dei fratelli autori della strage, sarebbe rientrato dallo Yemen nel 2011, con 20mila dollari in contanti, somma che avrebbe ricevuto da Al Qaeda nella penisola arabica per l’attentato di Parigi.



Amedy Coulibaly, invece, avrebbe finanziato le sue iniziative con un prestito ottenuto da una banca francese, acquistando le armi in Belgio. Il quarto uomo, complice dei fratelli e di Coulibaly sarebbe stato identificato, potrebbe però essere già fuggito in Siria. L’allerta rimane altissima a Parigi. Il comico franco-camerunense Dieudonnè, indagato per apologia di terrorismo, è stato arrestato in mattinata e posto in stato di fermo. Scarcerato nel pomeriggio e rinviato a giudizio, è andato in scena la sera al teatro della Main d’Or. In segno di solidarietà a uno degli attentatori, nei giorni scorsi aveva scritto su Facebook: «Je suis Charlie Coulibaly».