Pil negativo e disoccupazione in aumento. Renzi:
"Col Tfr in busta 100 euro in più, la gente è con me"

Matteo Renzi (LaPresse)
Matteo Renzi (LaPresse)
di Alessandra Severini
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Mercoledì 1 Ottobre 2014, 03:34 - Ultimo aggiornamento: 16:12

ROMA - Un quadro economico molto deteriorato rispetto ad aprile costringe il governo a rivedere le stime della crescita. I numeri che fornisce il ministro del Tesoro Padoan, al termine del Consiglio dei ministri che ha aggiornato il Def, sono cos diversi da quelli ben pi ottimisti offerti dal governo Renzi in primavera.

L'Italia chiuderà il 2014 ancora in recessione, con un Pil in calo dello 0,3% e tornerà a crescere debolmente solo nel 2015 (+0,6%). Il vincolo del 3% nel rapporto deficit/Pil imposto dall'Europa verrà comunque rispettato, ma i numeri fanno, dice il ministro, «ragionevolmente pensare a un rallentamento» del processo diretto al raggiungimento del pareggio di bilancio previsto dal Fiscal Compact, con un rinvio «al 2017». Colpa anche dell'evasione che sottrae ogni anno allo Stato «91 miliardi di euro».

Una fotografia dalle tinte fosche, che fa il paio con i nuovi dati Istat sulla disoccupazione. Quella giovanile ha raggiunto il livello record del 44,2% e il Cnel ritiene che per tornare ai livelli occupazionali pre-crisi, bisognerebbe creare «da qui al 2020 quasi 2 milioni di posti di lavoro», obiettivo che oggi sembra «irrealizzabile». Confermato inoltre il rischio deflazione con i prezzi al consumo ancora in calo.

Il governo ha comunque confermato che la legge di stabilità sarà orientata alla crescita, con la conferma del bonus di 80 euro, «un rafforzamento del taglio del cuneo per le imprese» e maggiori risorse per estendere gli ammortizzatori sociali come previsto dalla delega sul lavoro.

Proprio la riforma del lavoro però continua a dividere il Pd e a sollevare le critiche dei sindacati. Il premier, forte del successo ottenuto in direzione, si mostra sicuro: «La gente è con me. D'Alema? Ogni volta che parla guadagno un punto nei sondaggi». Per rafforzare il consenso che è convinto di avere, il premier rilancia anche l'ipotesi del Tfr in busta paga: porterebbe «100 euro in più per chi ne guadagna 1300 al mese» e per risolvere il problema liquidità delle Pmi propone di utilizzare le risorse messe a disposizione dalla Bce alle banche perché concedano prestiti agevolati alle imprese.

In verità al Senato, dove le votazioni sul jobs act entreranno nel vivo la prossima settimana, i numeri sono incerti. Sotto gli emendamenti presentati dai ribelli ci sono una trentina di firme, quanto basta per impedire alla maggioranza di avere voti sufficienti a far passare la riforma. Per questo il premier ha dato mandato ai suoi di convincere i recalcitranti (soprattutto quelli vicini a Roberto Speranza e Guglielmo Epifani) uno a uno. E se non dovesse bastare (come si teme) il governo metterà la fiducia che obbligherebbe anche i più battaglieri nella minoranza ad allinearsi, o al massimo ad uscire dall'Aula se davvero, come ripetono, non vogliono far cadere il governo.

Anche sul fronte sindacale però le acque non si calmano. La segretaria Cgil Susanna Camusso è convinta che intorno alle posizioni del sindacato ci sia ora «più consenso». Anche qui Renzi risponde con un'alzata di spalle: «Legittima la protesta della Cgil del 25 ottobre, noi saremo alla Leopolda».

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