Def, scompare il taglio dell'Irpef nel 2018 ma c'è taglio cuneo

Def, scompare il taglio dell'Irpef nel 2018 ma c'è taglio cuneo
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Mercoledì 12 Aprile 2017, 18:09 - Ultimo aggiornamento: 19:28
Scompare il calo dell'Irpef dal cronoprogramma delle riforme che il precedente governo puntava a realizzare entro la legislatura. Il nuovo programma nazionale delle riforme indica ora come «cruciale il taglio del cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro e aumentare parallelamente il reddito disponibile dei lavoratori». È quanto emerge da un confronto dei documenti di bilancio 2016-17. Per il governo «rimane fermo l'impegno a proseguire, compatibilmente con gli obiettivi di bilancio, il processo di riduzione del carico fiscale che grava sui redditi delle famiglie e delle imprese».

Le risorse stanziate dal governo per la lotta alla povertà ammontano complessivamente a 1,2 miliardi nel 2017 e 1,7 nel 2018. Lo prevede il Def, specificando tre ambiti di intervento: reddito di inclusione, misura universale di sostegno economico alle famiglie in povertà che prenderà il posto del Sostegno per l'inclusione attiva, con un ampliamento della platea (oggi 1,77 milioni di persone), ridefinizione del beneficio condizionato alla partecipazione a progetti di
inclusione sociale e rafforzamento dei servizi per l'autonomia; riordino delle prestazioni assistenziali. 

Per «favorire la crescita e la produttività» il governo, nel Pnr, indica tra gli obiettivi quello di «dare continuità alla riduzione del carico fiscale su cittadini e imprese e proseguire con il taglio dei contributi sociali, iniziando dalle fasce più deboli (giovani e donne)». Sempre nel Pnr si ricordano gli «effetti positivi» del Jobs Act e si sottolinea che «l'operatività delle nuove politiche attive - accompagnate da un importante sforzo d'incentivo mirato per giovani e donne - rafforzerà il processo d'inclusione nel mercato del lavoro».

Privatizzazioni, dismissioni del patrimonio immobiliare ma anche riforma delle concessioni. Sono le voci che il governo punta a mettere in campo tra il 2017 e il 2020 per il «rafforzamento della strategia di riduzione del
debito» indicate nel Programma nazionale di riforma approvato insieme al Def 2017. In particolare sul fronte delle concessioni «sarà fondamentale dare attuazione alla legge delega di riforma approvata, tenendo conto delle best practices internazionali». Per rafforzare gli interventi a riduzione del debito si prevede anche la «realizzazione di un piano triennale di valorizzazione degli asset strategici».

Prima inserita, poi depennata ed infine ripescata: la riforma del catasto ritorna come generico impegno nell'ultimo Piano nazionale di riforme allegato al Def, nonostante fino all'ultimo fosse stata esclusa dagli stessi esponenti del Mef. Nel 2017-18 il governo intende «proseguire le attività di aggiornamento del patrimonio informativo catastale, che consistono nel miglioramento della qualità delle banche dati e nella loro correlazione con i dati di mercato», si legge nel Pnr, per «perseguire l'obiettivo di maggiore equità nel prelievo».

Le riforme avranno un impatto positivo sulla crescita pari a 2,9 punti di Pil in cinque anni rispetto allo scenario base, di 4,7 punti in 10 anni e di 9,9 punti nel lungo periodo. È quanto calcola il governo nel Piano Nazionale delle Riforme contenuto dal Def facendo riferimento ai singoli interventi. L'impatto maggiore, in 5 anni, arriverebbe dalle norme di Industria 4.0 che vale 1,2 punti di crescita, seguite dal Jobs Act (+0,6 punti) dagli interventi sulla Pa (+0,5 punti), dall'istruzione (+0,2 punti) e dalla concorrenza (+0,2). Impatto più limitato dalle riforme sulla giustizia e da quella sui crediti deteriorati bancari e procedura fallimentari che valgono un decimale ciascuno. Secondo il Pnr, in chiave macroeconomica, dalle riforme ci sarebbe, in cinque anni, anche un incremento di 2,5 punti dei consumi e di 4,4 punti degli investimenti.

«Dal lato della spesa, anche sulla scorta della riforma della procedura di formazione del bilancio, si attuerà una nuova revisione della spesa. Le Amministrazioni centrali dello Stato contribuiranno al conseguimento degli obiettivi programmatici con almeno un miliardo di risparmi di spesa all'anno». È quanto prevede il Def approvato dal
Consiglio dei ministri. Nel testo si precisa che «tale contributo sarà oggetto del Dpcm previsto dalla nuova normativa». 

Per la ricapitalizzazione precauzionale delle banche in difficoltà il governo, nel Def, ipotizza «un utilizzo pari a circa metà delle risorse rese disponibili con il decreto» del 23 dicembre scorso, che creava un fondo ad hoc, da utilizzare per il solo 2017, di 20 miliardi.


 
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