Napoli, il commerciante-coraggio: «Picchiato dagli estorsori davanti all'asilo di mia figlia»

Napoli, il commerciante-coraggio: «Picchiato dagli estorsori davanti all'asilo di mia figlia»
di Leandro Del Gaudio
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Giovedì 30 Settembre 2021, 23:02 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 09:38

Ha in tasca la tessera del reddito di cittadinanza, il boss di Fuorigrotta. E la usa per taglieggiare i commercianti, quasi in modo beffardo: ottiene lavori e forniture di svariate migliaia di euro, poi versa una cinquantina di euro al massimo. E lo fa con la tessera del reddito di cittadinanza, che lui - soggetto noto alla cronaca nera napoletana - non è ancora chiaro come la possegga. È solo un retroscena dell’inchiesta condotta sulla camorra di Fuorigrotta, o meglio, sulla strategia estorsiva di un clan della zona. Almeno tre i nomi finiti nel mirino delle indagini, grazie alla coraggiosa denuncia di un commerciante, che oggi vive sotto tutela della polizia. Guardato a vista dalle forze dell’ordine, dopo essere stato aggredito in due occasioni a distanza di pochi giorni, dopo aver rifiutato l’ennesima richiesta di fornitura gratis. Ha detto no alla consegna di un computer (dopo aver fatto lavori gratis in casa del malvivente), ha osato non rispondere al telefono all’ennesima richiesta ed ha avuto la peggio. Aggredito due volte, in un modo tanto plateale da ridurre al silenzio testimoni, passanti, commercianti che hanno assistito al doppio pestaggio.

È un racconto doloroso quello raccolto dal Mattino sul territorio, proprio a partire da quanto si è verificato pochi giorni fa, in un posto dove dovrebbe regnare una certa serenità. Sono le otto e trenta del mattino, un giorno normale, quando il commerciante finito nel mirino del racket accompagna la figlia a scuola. È assieme alla moglie, non immagina di essere in pericolo.

Viene aggredito all’improvviso, con due pugni al viso. Scena drammatica. L’uomo è a terra, ha dolore agli occhi e alla testa, attorno a lui le urla della moglie, della piccola, ma anche di altre decine di bambini e genitori. Tutti rimasti impietriti per lo sfoggio di violenza, con le urla del boss che insiste («portami quel computer...»), che poi lascia la zona fissando con uno sguardo di sfida l’uomo che è a terra. 

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Un paio di giorni dopo, stesso copione. Questa volta i vigliacchi sono tre. Se la prendono con la vetrina del negozio, danneggiandola, poi entra uno solo. Non è lo stesso in azione nei pressi dell’asilo nido, ma un suo parente. È il boss. Il capoclan. O almeno così sembra che si sia presentato. Inizia il secondo pestaggio. A colpi di casco e di pugni, scanditi dalle minacce di sempre, che vanno ben oltre l’acquisizione di un computer o di un telefono di ultima generazione: «Portami i soldi fino a casa... allora non lo hai capito? A Fuorigrotta comando io, ti sparo in testa, hai voglia di rimanere tappato in casa, ti faccio chiudere il negozio». E non è finita. Macabro show, c’è un secondo tempo. Una volta fuori dal box, parte l’avviso agli altri commercianti, tutti zitti e terrorizzati: «Attenti a voi, guai a parlare, altrimenti faccio chiudere tutto il mercatino. A Fuorigrotta comando io». Un avviso a decine di esercenti, in una zona che serve migliaia di clienti, in un momento delicato per la ripresa post Covid.

Ma cosa accade a Fuorigrotta? Possibile che tutto ciò sia avvenuto in modo tanto plateale e impunito? Nessuna fretta da parte del trio, che - dopo l’aggressione nel negozio - ha stazionato per almeno un quarto d’ora nella zona, fino ad allontanarsi lentamente a bordo di un’auto. Poi sono arrivate le forze dell’ordine, mentre - stanco di subire - la vittima delle pressioni criminali ha deciso di sporgere denuncia. Ora è nelle mani dello Stato, si attendono verifiche dalla magistratura, ma anche testimonianze a corredo di questo racconto. Fascicolo destinato a finire alla Dda di Napoli, mentre agli atti finiscono due potenziali elementi di riscontro: le immagini delle telecamere di videosorveglianza e i nomi di alcuni commercianti che hanno assistito al pestaggio e all’avvertimento del boss. Ora tocca a loro fare la propria parte. E raccontare come succede nei pressi dei propri negozi, tra minacce e pestaggi da parte del boss che usa il casco come arma e il reddito di cittadinanza come strumento estorsivo. 
 

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