Napoli, uno specialista di esplosivi al servizio dei clan di Ponticelli: 500 euro per ogni bomba

Napoli, uno specialista di esplosivi al servizio dei clan di Ponticelli: 500 euro per ogni bomba
di Luigi Sabino
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Sabato 9 Ottobre 2021, 23:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 13:55

Un’unica mano avrebbe confezionato gli ordigni utilizzati dai De Luca Bossa nella guerra contro i rivali della cosca De Micco. È quanto emerge dalle indagini delle forze dell’ordine su una serie di attentati dinamitardi avvenuti a Ponticelli, l’ultimo dei quali solo alcuni giorni fa quando una bomba “fatta in casa”, è esplosa in via Luigi Piscettaro, nei pressi dell’abitazione del boss Marco De Micco, attuale reggente del sodalizio. Il materiale esplodente utilizzato per il suo confezionamento, infatti, sarebbe del tutto simile a quello già usato per la preparazione di altri ordigni, a cominciare dalla bomba esplosa, la scorsa primavera in via Esopo. Una miscela, quella utilizzata, in grado di produrre gli stessi effetti devastanti degli esplosivi utilizzati dalle forze armate. 

Un dettaglio questo che non è passato inosservato agli investigatori che si sono convinti dell’esistenza di un vero e proprio specialista in esplosivi al servizio della camorra.

Solo un esperto, infatti, sarebbe in grado di fabbricare artigianalmente degli ordigni di tale portata distruttiva. Un esempio è proprio la bomba esplosa in via Esopo che, oltre a ingenti danni, ha causato un cratere di diversi metri di diametro. Non solo. L’onda d’urto causata dalla detonazione, secondo gli esperti balistici delle forze dell’ordine, avrebbe potuto uccidere una persona anche a una certa distanza dal punto in cui l’ordigno è deflagrato. A conferma di ciò quanto accaduto all’auto utilizzata dagli attentatori i cui airbag sono esplosi quando il veicolo è stato investito proprio dall’onda d’urto. 

 

I materiali utilizzati e la competenza dimostrata nel confezionamento degli ordigni non sono, però, gli unici elementi che sembrano confermare l’esistenza di un professionista degli esplosivi al servizio della camorra. Un altro aspetto, anche questo subito rilevato dagli investigatori, è che l’utilizzo degli ordigni sembra essere una prerogativa di uno solo degli schieramenti in lotta per il controllo di Ponticelli, quello dei De Luca Bossa. La bomba contro l’abitazione di Marco De Micco è, infatti, solo l’ultimo di una serie di attentati che l’organizzazione criminale avrebbe compiuto contro i rivali. Quello più eclatante è la bomba lanciata da un cavalcavia in un’area di sosta sottostante, luogo d’incontro di alcuni esponenti della famiglia De Martino, alleata dei De Micco. Pochi giorni prima un altro ordigno aveva fatto saltare in aria la macchina di un ex ras della cosca Sarno, attualmente considerato vicino ai De Martino e, quindi, ai De Micco. Sia questo attentato sia quelli di via Esopo e di via Piscettaro avrebbero la firma dei De Luca Bossa e dei loro alleati. 

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Inevitabile quindi pensare che l’organizzazione, che la sua base operativa nel Lotto 0, possa contare non solo su un arsenale di tutto rispetto ma anche sulle competenze di un esperto “bombarolo”. La sua identità è ancora sconosciuta ma sul punto potrebbero rivelarsi utilissime le recenti dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno riferito di un personaggio residente nella zona est di Napoli, in grado fornire esplosivi oltre a numerose armi e munizioni. Il prezzo per ogni bomba sarebbe di 500 euro. Una notizia che, di fatto, non ha stupito gli inquirenti che, anzi, già da tempo avevano raccolto informazioni sull’esistenza, nella periferia orientale di Napoli, di armaioli e artificieri al servizio delle cosche. Uno di questi, ad esempio, era Salvatore Soropago ammazzato nell’autunno di tre anni fa da killer rimasti ancora ignoti. In alcune intercettazioni è emerso che Soropago era uno dei fornitori di armi e munizioni per le cosche di San Giovanni a Teduccio. Non solo. Nel corso delle indagini si è scoperto che non si limitava a vendere proiettili ai clan ma addirittura era in grado di produrli autonomamente. Grazie a un suo contatto, che si è scoperto essere un dipendente della Asl di Mantova, ad esempio, era in procinto di acquistare migliaia di bossoli di vario calibro per il confezionamento di altrettante munizioni. Munizioni che, quella la sua intenzione, avrebbe voluto rivendere ai killer delle varie organizzazioni malavitose, all’epoca, impegnate in una cruenta faida per il controllo degli affari illeciti.
 

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