Napoli, ambulanze senza medici: «Più fondi al personale per fermare l'emorragia»

Napoli, ambulanze senza medici: «Più fondi al personale per fermare l'emorragia»
di Ettore Mautone
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Martedì 31 Agosto 2021, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 09:21

Pronto soccorso e 118: il nodo dello stillicidio di medici e personale giunge al pettine. Pochi, stanchi e malpagati i camici bianchi del principale servizio salvavita a Napoli e provincia. L'unica soluzione, per frenare la fuga e tamponare la crisi, è il passaggio alle dipendenze dei medici convenzionati del 118 e incentivi e gratifiche ad hoc per il personale delle prime linee. La proposta ieri al tavolo convocato dal prefetto di Napoli Marco Valentini. Presso la sede di piazza del Plebiscito i responsabili delle centrali operative delle tre Asl napoletane (Giuseppe Galano per Napoli 1, Luigi Langella per la Napoli 2 e Salvatore Criscuolo per la Asl Napoli 3), i rispettivi direttori generali Ciro Verdoliva, Antonio D'Amore e Gennaro Sosto, l'Ordine dei medici di Napoli con il presidente Bruno Zuccarelli e i rappresentanti della Regione, Ugo Trama per la medicina convenzionata e Antonio Patrone dell'ufficio del personale. 

Tutti al capezzale del grande malato: partiamo dai numeri, il bubbone più urgente è la carenza di personale.

A Napoli città, competente anche su elicotteri e idroambulanze, mancano 18 anestesisti, 50 medici (che diventeranno 60 a metà settembre con altre 10 abbandoni a favore della medicina di famiglia e delle guardie mediche). E poi 18 infermieri, 26 operatori socio-sanitari, 48 autisti. La Asl Napoli 2 ha altrettante carenza ma non si è espressa sui numeri mentre a Napoli 3 sud il corpo dei dottori si è dimezzato nell'arco di tre anni passando da 120 a 60. E un 118 senza medici è un 118 mutilato che non può fare assistenza, un servizio che si riduce nel trasferimento in ospedale in cui il personale non può fare diagnosi e cura e che alla fine crea iperafflussi in ospedale, prestazioni improprie, aggravio del peso assistenziale sul personale delle prime linea a sua volta ridotto all'osso. Il Prefetto ha ascoltato con attenzione tutti, prenotato relazioni dettagliate da ciascuno dei manager e messo a fuoco il principale nervo scoperto che spinge alla fuga i camici bianchi. A partire dal mancato riconoscimento economico e di carriera per medici, quasi tutti convenzionati, che dopo 30 anni di duro lavoro restano al punto di partenza senza prospettive. A ciò si aggiunge la mancanza di ferie e permessi retribuiti, niente tutele, le notti, il lavoro usurante, le aggressioni. Ed è così che anche sul fronte delle specializzazioni nessun medico in formazione sceglie più di fare l'anestesista e il medico di pronto soccorso. A livello nazionale 540 borse di studio per altrettanti medici di Urgenza e 160 in Anestesia e rianimazione sono andate deserte. È la crisi della medicina di area critica carica di responsabilità e rischi e povera di gratificazioni.

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Il problema richiede l'intervento della politica ai livelli regionali e centrali. Il prefetto Valentini si è impegnato a porre la questione sui tavoli istituzionali. Una realtà non solo campana che investe anche decine di unità di pronto soccorso anche dei più grandi ospedali come il Cardarelli. Manca un sistema di area critica omogeneo nelle varie Asl. La proposta, venuta fuori, è la stabilizzazione dei medici del 118, incentivazioni economiche e di carriera per i medici di prima linea. Lo strumento? La legge 401 del 2000 che a suo tempo consentì di internalizzare una quota di specialisti convenzionati. Norma da riesumare prima che il declino sia irreversibile. Zuccarelli ha puntato il dito sulla nota vicenda delle indennità da restituire andata avanti per mesi: ha fiaccato psicologicamente una categoria già al limite e andata avanti nella Asl Napoli 2 nord anche dopo le soluzioni di legge e contrattuali. Una nota di indirizzo di Palazzo Santa Lucia ha messo la parola fine. C'è luce in fondo al tunnel per medici del 118 e per i pazienti.

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