Maradona, l'avvocato napoletano accusa: «Diego non è morto in povertà, familiari e consulenti lo sanno bene»

Maradona, l'avvocato napoletano accusa: «Diego non è morto in povertà, familiari e consulenti lo sanno bene»
di Pino Taormina
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Martedì 1 Dicembre 2020, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 18:13

Si intravede all'orizzonte la guerra che verrà nel nome di Maradona. «Perché la vera eredità è la gestione del suo nome, il suo brand che è un misto di calcio, filosofia e religione. E che ha un valore inestimabile. Basta vedere cosa è successo nel mondo in questi ultimi giorni». Angelo Pisani è stato l'avvocato napoletano del Pibe del Oro.

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Avvocato Pisani, cosa succederà?
«Spero che tutti i figli, tutti i familiari, si mettano d'accordo, lasciando da parte rancori, malintesi, questioni personali che nel tempo si sono incancreniti.

Perché non sarebbe bello macchiare il ricordo di Diego in una battaglia per la sua eredità, lui che detestava il denaro non ne sarebbe per nulla felice. Tanto, se si raggiunge una intesa, per la potenzialità di questo brand ci sarebbe da far ricchi anche mille eredi. Altro che Messi e Cristiano Ronaldo».

Sembra che una parte della gestione del patrimonio sia nelle mani dell'ex moglie Claudia.
«Fino a 15 anni fa il patrimonio era del tutto gestito dalla signora Villafane. Poi lui la denunciò. Ma i suoi figli, tutti, hanno gli stessi diritti, non solo quelli nati dal primo matrimonio ma tutti quelli venuti alla luce dopo. Nessuno di loro può essere escluso dalle scelte, dalle divisioni che dovranno essere fatte in parti uguali».

Lei che ha vissuto per anni al suo fianco, Maradona che patrimonio lascia?
«Non era così ricco come qualcuno lascia intendere per avviare polemiche e caos ma neppure povero. Per carità. Peraltro, non aveva bisogno di nulla perché aveva ogni cosa. Benefit di ogni tipo, anche quelli che non erano richiesti. Mi ricordo a Dubai proprietari di concessionarie di auto di lusso che si presentavano da lui con le chiavi delle auto da regalargli. Io non so neppure se avesse o no una carta di credito, non ho mai visto qualcuno chiedere a Diego di pagare un soggiorno, una cena, un viaggio. Né a lui né ai suoi manager. E questo è accaduto sempre anche in Venezuela, quando andammo da Maduro, a Cuba da Fidel Castro, e in Italia, anzi soprattutto in Italia».

Come pensa andrà a finire?
«Il brand Maradona, come i diritti e i crediti già maturati dal campione, appartengono ai figli. Non conviene assolutamente litigare perché rischiano di far ricchi solo consulenti e consiglieri».

L'idea che un uomo così amato in Argentina, a Napoli ma ovunque, sia morto praticamente in solitudine la rattrista?
«Io credo, da lontano, che Diego non doveva essere lasciato solo né prima né dopo l'intervento. Certo i divieti anti Covid e le lontananze non hanno favorito le visite ma lasciarlo con infermieri e parenti o estranei, considerata anche la sua evidente malinconia, non deve averlo aiutato. Ma lui era una persona particolare, circondato spesso da finti amici che riuscivano però a convincerlo a limitare i rapporti con altre persone che veramente lo amavano, per timore di perdere qualche privilegio». 

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