Covid: indici in calo e meno morti, ​il paradosso della Campania «gialla»

Covid: indici in calo e meno morti, il paradosso della Campania «gialla»
di Ettore Mautone
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Venerdì 6 Novembre 2020, 23:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 15:49

La rete ospedaliera antiCovid in Campania è al collasso: la pressione sugli ospedali non accenna a calare, il personale è allo stremo, gli arrivi di malati gravi e da assistere sono continui, le ambulanze formano lunghe processioni giorno e notte e sui territori, il tracciamento è sempre più difficile, mentre i focolai aumentano. Eppure la Campania è in area gialla che, nella scala di gravità epidemica disegnata dall’Unità di crisi nazionale, equivale alla situazione migliore, quella che che si avvale di misure di contenimento meno stringenti.

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La situazione è molto peggiore di quella che abbiano visto a marzo - avverte Novella Carannante dal pronto soccorso del Cotugno - allora c’era il lockdown e tutti avevano consapevolezza della gravità. Ora vediamo gli stessi casi clinici severi anche nei giovani e sono molti di più. Stanotte abbiamo dovuto intubare un quarantenne e un altro di 35 anni è dovuto scendere dalle degenze in sub intensiva. Un po’ di ossigeno arriva con i posti delle Case di cura ma su 12 malati ne abbiamo trasferiti solo tre, quelli con situazioni migliori. In pronto soccorso siamo pieni e due anestesisti ci affiancano per intubare subito chi arriva e sta male». «Siamo stremati, non abbiamo più spazi - aggiunge Pino Visone dal pronto soccorso del Cardarelli, sindacalista della Cgil - proviamo a fare posto ma non bastano mai.

La situazione secondo me è fuori controllo, troppi pazienti e quasi tutti in condizioni serie. Si prova angoscia ad ogni ambulanza o auto che arriva perché non sappiamo come accogliere i pazienti. La tenda sarà pronta a breve ma questa poca cosa di fronte a questa valanga. Se non si abbassa la curva dei contagi non ci sarà organizzazione che tenga. La pressione è altissima e sono tutti casi seri. Diamo assistenza a tutti e ci prodighiamo senza sosta in condizioni difficili. Manteniamo intatta la funzione hub per le patologie tempo dipendenti. Il momento è grave e bisogna essere uniti senza polemiche strumentali sindacali o politiche. I numeri sono troppo alti, così non reggiamo a lungo e non c’è sistema che tenga». 

I numeri appunto: quali sono quelli della Campania nella settimana successiva al 25 ottobre sui quali l’Unità di crisi nazionale stilerà il nuovo report? Sostanzialmente stabili nella loro gravità. L’Rt addirittura in calo ma sempre in crescita a fronte di un tasso di occupazione dei posti letto che in quei giorni era sostenuto ma non oltre i parametri fissati dagli alert ministeriali. In saturazione solo quelli di degenza Covid con una riserva a cui attingere rappresentata dalle attività ordinarie ferme da settimane. La Campania registra il 17% circa dei positivi rispetto ai tamponi e la diffusione del virus aumenta ma a velocità non più esponenziale. Anche la mortalità è la più bassa d’Italia (intorno all’1 per cento dei nuovi casi) sebbene la media settimanale dei decessi sia di 20 al giorno e raddoppia ogni 15 giorni. Oggi alle 12 i dati saranno condensati nel lavoro dell’Istituto superiore di sanità. Ieri in Campania a fare un giro tra gli ospedali è venuto il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri forse per rendere meno asettico il meccanismo automatico con cui il governo ha inteso monitorare la situazione con 21 parametri di un complesso algoritmo in cui conta anche il tempo intercorso tra la diagnosi e la comparsa dei sintomi. Nessuno può sapere con certezza il responso ma probabilmente la Campania resta gialla.

 

«I numeri continueranno a crescere - sostiene Rodolfo Conenna, direttore sanitario dell’azienda Cotugno Monaldi Cto - ma il sistema è destinato ad andare in default. La catena degli incrementi si spezza solo se funzionano le restrizioni». «C’è qualcosa non capiamo - aggiunge Claudio Zanon, lombardo, direttore scientifico di Motore Sanità - i virologi devono tornare a studiare bene questa epidemia perché ci hanno detto che al Nord mai più ci saremmo trovati nella condizione di non curare i malati ordinari e invece fra poco dovremo scegliere chi intubare. Tutti dicevano che dovevamo preoccuparci se l’epidemia sarebbe arrivata al Sud mentre la Campania è in zona gialla ma vuole il lockdown e qui al Nord aspiriamo invece a riaprire tutto. De Luca magari con un tono sbagliato ha comunque preso decisioni che lo stanno proteggendo? La sanità del Sud non è così cattiva come ce l’hanno dipinta? La fragilità è maggiore al Nord? L’epidemia risponde ad altri fattori? Qualcuno dovrà rispondere a questi interrogativi». «La Campania - conclude Nicola Fusco ordinario di Matematica della Federico II - è la Regione che ha il minor numero di terapie intensive rispetto al numero degli attualmente positivi e al quarto per incidenza per 100 mila abitanti). Il Piemonte che ha 1,5 milioni di abitanti meno della Campania ha 268 posti di terapia intensiva occupati mentre la Campania 180 così per i ricoveri».

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