Carabiniere ucciso, migliaia in fila per l'ultimo saluto: «Punizione esemplare, no alla pena di morte»

Carabiniere ucciso, migliaia in fila per l'ultimo saluto: «Punizione esemplare, no alla pena di morte»
di Gigi Di Fiore
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Lunedì 29 Luglio 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 10:39

Inviato a Roma

La fila comincia a formarsi già alle due del pomeriggio, in largo anticipo. Centinaia di persone, da via Dell'Arco del Monte per via dei Giubbinari fino alla piazza del Monte di pietà. Giovani, anziani, immigrati di colore, famiglie con bambini in carrozzina tutti in coda per rendere omaggio a Mario Cerciello Rega, il vice brigadiere ucciso a coltellate dal diciannovenne americano Elder Finnegan Lee. Tutti in silenzio, composti, in attesa di entrare nella camera ardente allestita nella cappella a piano terra del palazzo del Monte di pietà, sede del Consiglio di Stato.
 
Alle spalle, nello stesso edificio che ospita anche la stazione Farnese dei carabinieri, dove Mario Cerciello Rega lavorava, un tappeto di fiori è ammassato all'ingresso. Omaggi di gente comune, come i tanti che sono qui e applaudono al passaggio dei carabinieri e dei celerini in divisa.

La cappella ha sul fondo un bassorilievo che riproduce la Pietà con il Cristo morto in braccio alla Madonna. Sull'altare, una foto del vice brigadiere, Un'altra è poggiata sulla bara di legno avvolta nel tricolore. Sopra, ancora, tre mazzi di fiori bianchi, il berretto di servizio, la spada. A destra, senza più lacrime e con il volto distrutto dal dolore, sono seduti mamma Silvia, con gli altri due figli: Paolo e Lucia. Sono sconvolti, come Rosa Maria, diventata moglie di Mario da meno di due mesi. «Non vogliamo la pena di morte come in America - dice a chi l'abbraccia - ma una pena esemplare quella sì». E si confida: «Non so se resterò a Roma, a questo punto. Forse tornerò a Somma, col resto della famiglia».Ha accanto i genitori e una psicologa che l'assiste. La famiglia è stata per oltre un ora a colloquio con il premier Conte. Dall'altro lato, i colleghi della stazione Farnese con il comandante Sandro Ottaviani. Si stringono, piangono, tutti in borghese. Giovani, in gran parte campani. Antonio, Peppino, Federico guardano in lacrime la bara. Dice Antonio, campano come il collega morto: «Nella stazione siamo una ventina, quasi tutti campani e qualche abruzzese. Mario era lì da una decina d'anni, un collega esperto non certo uno sprovveduto».

Gli psicologi messi a disposizione dai carabinieri parlano e consolano Paolo, il fratello di Mario che non riesce a trattenere le lacrime. Lucia ha lo sguardo nel vuoto, da tre giorni sono a Roma e ancora non riescono a credere alla tragedia che vivono.

Dal Monte di pietà, tanti escono in lacrime. Qualcuno fa commenti: «La pena di morte ci vorrebbe». C'è chi ha portato fiori e li lascia a terra nella cappella. Nella fila, si sono uniti anche Rita Dalla Chiesa, Flavio Insinna, Giorgia Meloni. Hanno atteso in coda come gli altri, in silenzio. Il premier Giuseppe Conte arriva poco prima delle diciannove, con la sindaca di Roma, Virginia Raggi, e il prefetto Gerarda Pantalone. Entrano dall'ingresso laterale, dove li accoglie il comandante generale dell'Arma, il generale Giovanni Nistri. Ma colpisce il numero di colleghi di Mario, alcuni accompagnati dalle mogli o dalle fidanzate.

Non c'è Andrea Varriale, il napoletano che era in servizio con Mario e ha vissuto l'aggressione e ha assistito alla morte del collega-amico. Famiglia con negozio a Chiaia, Andrea era entrato nei carabinieri più di recente rispetto all'amico. I colleghi della stazione Farnese descrivono un Andrea, ancora «assai provato», assistito da uno psicologo. È commosso anche il comandante della stazione, Sandro Ottaviani. Non chiude occhio da tre giorni, si è occupato della sistemazione dei familiari del vice brigadiere, ricorda come Mario fosse uno dei suoi uomini più esperti. In quella stazione dei carabinieri, in pieno centro di Roma, si parla soprattutto campano. Tutti amici, con spirito di corpo, con mogli e fidanzate assai spesso amiche tra loro. La lunga fila all'ingresso della camera ardente si dissolve solo intorno alle otto di sera. Il registro delle firme, all'ingresso sulla destra, ne conta oltre duemila. È l'omaggio a un uomo del sud, vittima del suo dovere. Ma, a vedere la folla di piazza Monte di pietà, è l'omaggio anche all'Arma dei carabinieri che qui in tanti sembrano sentire più vicina.

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