Bimbo morto a Napoli, il domestico arrestato: «Avevo in braccio Samuele ma non l'ho spinto nel vuoto»

Bimbo morto a Napoli, il domestico arrestato: «Avevo in braccio Samuele ma non l'ho spinto nel vuoto»
di Giuseppe Crimaldi
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Domenica 19 Settembre 2021, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 13:55

«Io ti butto giù nel vuoto perché sei una lota». Suona come un'agghiacciante premonizione il video postato su Facebook che ritrae il piccolo Samuele Gargiulo ripreso con un cellulare mentre pronuncia parole di cui forse nemmeno comprende il significato compiuto. Qualcuno aveva filmato il bimbo di quattro anni precipitato dalla casa al terzo piano di via Foria, a Napoli, e poi aveva riversato quelle immagini su TikTok.

Quel video, quella frase «Io te votto a copp' abbasce» mette oggi i brividi alla luce di quello che è poi realmente accaduto.

Quelle immagini sono ora state acquisite dalla Polizia di Stato per i necessari approfondimenti. Il filmato si chiude con Samuele che si arresta di colpo, come se non volesse farsi ascoltare da qualcuno.

La svolta nelle indagini sulla morte di Samuele l'altra notte. Dopo un interrogatorio durato un'ora e mezzo la Procura decide di emettere un fermo a carico di un uomo: Mariano Cannio, 38enne incensurato residente a Forcella, viene indagato con l'accusa di omicidio. Per gli inquirenti avrebbe lanciato nel vuoto il bimbo, un'accusa terribile dalla quale lui si difende sostenendo la sua versione: «Non ho lanciato Samuele nel vuoto, è stata una tragica fatalità: io lo tenevo in braccio sul balcone».

L'uomo che compare improvvisamente nelle indagini si trovava in casa Gargiulo per sbrigare alcune faccende domestiche e aiutare la mamma del bimbo, che è in stato interessante, nel rassettare la casa. Gli investigatori della Squadra mobile erano riusciti a non far trapelare la circostanza per tutta la giornata di venerdì: ma probabilmente, anche sulla base della testimonianza della mamma del piccolo, avevano subito concentrato la loro attenzione sul domestico.

 

Cannio è entrato in Questura da uomo libero per essere interrogato dal sostituto Barbara Aprea poco dopo le 21 e ne è uscito in manette alle 23,20. Ora si trova in regime di isolamento nel carcere di Poggioreale, guardato a vista dagli agenti della Penitenziaria, in attesa di domani mattina, quando comparirà davanti al gip chiamato a convalidare l'arresto. Il 38enne che si arrangiava svolgendo lavori domestici nel quartiere ha ammesso, durante l'interrogatorio, di soffrire di disturbi psichici. Assistito dall'avvocato d'ufficio, la penalista Carmen Moscarella, ha fatto solo parziali ammissioni sugli ultimi istanti di vita di Samuele. Ammettendo di tenerlo in braccio sul balcone, ma respingendo l'accusa secondo la quale lo avrebbe spinto nel vuoto.

Ed è su questo che si giocherà la partita giudiziaria di questa tragedia: omicidio volontario o, piuttosto, omicidio colposo? Dal fittissimo riserbo investigativo emergono però alcuni particolari: in questa triste storia sarebbero esclusi ipotetici risvolti legati alla pedofilia o a una vendetta nei confronti dei familiari della giovanissima vittima.

 

La notizia del fermo di Mariano Cannio si diffonde in un battibaleno, proprio mentre sul luogo in cui Samuele ha perso la vita è in corso il pellegrinaggio di gente che posa fiori bianchi e pelouches sul ciglio della strada. E così monta la reazione rabbiosa della gente. C'è chi invoca la pena di morte, chi invece urla: «Consegnatelo a noi, questo bastardo: sapremo come fare giustizia!». 

Un'esplosione di furia incontrollata. Il quartiere ha probabilmente già emesso la sua sentenza e in questo clima di tensioni crescenti c'è spazio anche per un tentativo di aggressione ai danni di chi fa il proprio lavoro d'informazione: giornalisti, fotografi e cineoperatori. Due uomini ordinano a muso duro e con minacce esplicite a chi viene visto come indesiderato di andare via immediatamente. E così sul marciapiedi resta solo il tappeto di fiori bianchi per un angelo volato in cielo troppo presto. 

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