App Immuni: a Napoli si parte in salita, zero notifiche e pochi download

App Immuni: a Napoli si parte in salita, zero notifiche e pochi download
di Gennaro Di Biase
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Martedì 16 Giugno 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 11:50

App Immuni: a fine giornata zero notifiche sul display del cellulare. Eppure è stato un lunedì ricco di contatti: caffè nell’affollata e stretta Spaccanapoli, spesa al supermarket, pizza ai Decumani, aperitivo serale al Vomero, decine di interlocutori. Sono tanti i dubbi e pochi gli utenti incontrati nel giorno del debutto nazionale della app per il contrasto al Covid-19, fino a domenica attiva solo nelle regioni della sperimentazione (Abruzzo, Liguria, Puglia e Marche) con oltre «2,5 milioni di download – secondo i dati del Ministro per l’Innovazione Paola Pisano – una campagna informativa ne aiuterà la diffusione. Non abbiamo fissato una soglia per decretarne il successo o l’insuccesso. Più utenti la scaricheranno, più saremo protetti. La app entra in raccordo con i sistemi sanitari delle 20 Regioni». Eppure, 3 su 50 degli interpellati l’hanno scaricata: la partenza del software anti-virus per il tracciamento dei contatti, a Napoli, si annuncia tortuosa. 

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Bastano pochi secondi per trovare l’app su play store e scaricarla. Funziona via Bluetooth e il download è su base volontaria. Nelle istruzioni spiccano due cose. Primo: persiste la risposta «per il momento il servizio è attivo solo nelle regioni della sperimentazione» nella sezione «domande frequenti». Secondo: l’esempio di «Alice e Marco» spiega che Immuni funziona anche retroattivamente. Se Marco risulterà positivo al Covid dopo l’incontro con Alice, quest’ultima riceverà una notifica di esposizione al virus, ma solo se Marco ha «scelto di condividere il suo codice» generato dalla app tramite «l’assistenza di un operatore sanitario autorizzato». 

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Si parte con un caffè alle 10. Il centro si rianima solo in questi giorni, dopo il lockdown e il deserto della fase 2. Nel bar Ciorfito di via dei Tribunali il discorso sulla app tiene banco, ma la diffidenza ha la meglio: «Non la scaricheremo – sospira Massimiliano Ciorfito – Potremmo imbatterci in un oltrepassamento delle leggi della privacy dei clienti. Non c’è una app per i locali: servono regole più chiare». «Ce l’ho da 4 giorni – dice uno studente al tavolo – Ma zero notifiche». I cellulari tacciono. E la disinformazione non manca: molti preferiscono non approfondire il discorso «Immuni». «Sono in vacanza – sorride Alessandro Brusa, bolognese – e non vorrei pensare al Covid. La possibilità del contagio è sempre più bassa, soprattutto qui. Magari se andrò a Milano farò il download». «I miei amici hanno valutato l’app, ma alla fine non l’hanno scaricata – osserva in via Croce Francesco Guarino, turista da Cesenatico – L’hanno ritenuta un po’ inutile: uno che scopre di avere il coronavirus sta a casa, è difficile che lo si incontri. In questo senso la app intaccherebbe la privacy senza motivo». «Ognuno ha la sua idea - aggiunge suo padre Ciro – Il Covid sta calando, per fortuna, ma non credo che la app sarà decisiva». 

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Pizza a pranzo a San Biagio dei Librai. Il pizzaiolo Ivan Giovannipagano dell’Antica Pizzeria di Rosa Capasso ha deciso di scommettere sulla app: «L’ho appena scaricata. Qui arrivano molti clienti dal Nord. Ma è importante che la scarichino in tanti. Ed è ancora più importante che chi la scarica dica la verità». Anche i negozi di abbigliamento sono «delicati» per la trasmissione del virus: «Ci provo e vediamo come va – dice Maghy De Felice di Nazzaro su via Duomo – Se serve a proteggerci tutti perché non tentare?».  
 


«Immuni» genera momenti di tensione al Carrefour di Mezzocannone. La domanda «che ne pensate dell’app?», rivolta a una coppia di turisti milanesi, suscita attimi di rabbia in fila alla cassa. «La pandemia è finita – risponde lei – Perché fare il download?». «Tu, con l’accento del Nord – si infervora un napoletano – perché non indossi la mascherina? Volete portarci il virus?». Dopo la rissa sfiorata, il cassiere nota un «punto cieco» del software. «Se sono nella mia auto al semaforo col finestrino alzato e nell’auto di fianco c’è un positivo, la app mi invierà una notifica, visto che siamo entro i 2 metri di distanza, ma il contagio è impossibile». Anche di sera, nel bagno di folla vomerese, il cellulare tace. A San Martino c’è chi valuta il download, «ma per farlo aspetta che l’app si diffonda». Un cane che si morde la coda. Barbara Hellmann è una neo-utente, al contrario di Annarita Esposito, che è «perplessa sul fatto che funzionerà». 
 

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