Aeroporto di Capodichino, riaccese le luci: a luglio e agosto il 50% dei voli

Aeroporto di Capodichino, riaccese le luci: a luglio e agosto il 50% dei voli
di Gianni Molinari
5 Minuti di Lettura
Martedì 16 Giugno 2020, 08:00

Non è certamente il 15 giugno del 2019, quando di aerei ne passarono circa 300 con circa 37mila passeggeri, ma non è nemmeno il 15 aprile 2020 con una rotta e non più di 30 passeggeri: Capodichino è sostanzialmente ripartito e ripartirà con un operativo dei voli che può fregiarsi di questo nome ancora di più dal 29 giugno.

Ieri, voli ancora pochi, ma si sono finalmente riaccese le prime luci di bar e negozi. In attesa, appunto, del 29 giugno quando l'aerostazione riprenderà la sua attività in modo consistente e si fregerà del titolo Covid-Free.

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Il sistema che renderà Capodichino Covid-Free si baserà su tre poli: un sistema di sanificazione dell'aria fatto con raggi ultravioletti, la disinfezione di persone e oggetti e la sanificazione dei bagagli. I passeggeri verranno accolti da un termoscanner, per la verifica della temperatura, poi passeranno una sorta di gate per la disinfezione (sempre a base di raggi uv e completamente anallergica).

«Avremo un'aria pura di montagna - scherza l'amministratore delegato di Gesac, la società di gestione di Napoli Capodichino, Roberto Barbieri, che la sede non l'ha mai lasciata - Certamente abbiamo lavorato per avere il top della tecnologia per offrire ai passeggeri un ambiente sicuro e confortevole».

Ma forse la novità più interessante non sono tanto i sistemi di sanificazione - per quanto tra i migliori in circolazione - quanto alcuni robottini che gireranno nell'aerostazione e inviteranno eventuali assembramenti di persone a sciogliersi e riprendere le distanze consigliate.

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Gesac - nonostante dall'inizio del lockdown abbia fatto zero ricavi - sta accelerando sulle ultime operazioni strutturali, da una parte, e chiudendo gli accordi con le compagnie aeree per far tornare Capodichino nel network internazionale aereo. Perché - questo è ben chiaro dalle parti di viale Fulco di Calabria - dall'aeroporto dipende gran parte della ricomparsa dei turisti a Napoli e in Campania, che porta dietro un pezzo serio dell'economia locale, l'ordine di scuderia è fare presto. Sicché, una volta recuperati i volumi, anche Gesac possa poi ricominciare a sviluppare i suoi appalti esterni.
 

 

Man mano nei prossimi giorni e, in modo strutturato dal 29 giugno, ripartiranno le compagnie che avevano a Napoli i numeri più importanti.

Easyjet riparte con la base a Napoli, cioè con gli aerei che la notte restano a Capodichino e la mattina danno avvio al network dopo le operazioni di manutenzione notturna con gli equipaggi assegnati alla città, con 33 destinazioni; Ryanair con 29 destinazioni (prevalentemente internazionali) e Volotea, che inaugura la sua base napoletana, con un network sia di destinazioni verso le località di vacanza greche sia una rete nazionale con nove città raggiunte. A queste tre si aggiungono le grandi compagnie di bandiera che man mano stanno riaprendo i voli su Napoli.

Tra luglio e agosto si avrà un volume di traffico tra il 50 e 60 per cento di quello del 2019, che è stato l'anno del record di transiti e passeggeri. Una previsione che, vista oggi dopo tre mesi di un aeroporto con un solo volo (Napoli-Fiumicino-Napoli), ma con una struttura sempre operativa (e costosa), sfiora il miracolo sia per la capacità di produrre subito un progetto di aeroporto sicuro e confortevole, sia per la velocità con la quale sono stati rifatti i contratti con i vettori in un contesto di massima incertezza normativa (l'ultimo Dpcm che consente il riempimento totale degli aerei è solo di qualche giorno fa), sia economica.
 

Restano però, e non solo per Capodichino ma per tutto il sistema aeroportuale italiano, incognite molto pesanti.

L'Arca di Noè in cui è stato trasformato il decreto legge Rilancio (480 pagine, per memoria) ha completamente dimenticato il mondo degli aeroporti non comprendendo come la porta di accesso dell'Italia turistica sia il mondo aeroportuale e come quel mondo sia stato devastato dal lockdown. Nelle ultime ore sta avanzando una proposta che prevede l'istituzione di un fondo presso il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti finalizzato a ristorare una parte dei danni subiti dalle società di gestione aeroportuali. In particolare il danno subito da ciascuna società dovrà intendersi pari alla differenza tra il livello di redditività dell'esercizio 2020 e quello degli ultimi anni così come nella contabilità redatta per l'esercizio 2020 da ciascuna società. Questi fondi dovrebbero essere vincolati a finanziare le opere realizzate per sanificare gli aeroporti e la parte residua a finanziare il completamento dei programmi di sviluppo.

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L'altra questione è il caso Alitalia: se da una parte per rianimare la compagnia di Bandiera ci sono 3,5 miliardi, dall'altra sta prendendo corpo una serie di norme che per garantire un mercato certo ad Alitalia punta a mettere ostacoli alle compagnie low cost, quelle che sono state protagonisti del grande balzo del trasporto aereo italiano portando il numero dei passeggeri da 90 milioni a 190 milioni.
E che se il corredo monopolista all'operazione di salvataggio Alitalia prendesse corpo potrebbero tagliare drasticamente - se non azzerarla - la loro presenza in Italia. E certo non sarebbe la rinata compagnia di bandiera a prendere tutti quei passeggeri, ma li perderebbe semplicemente il Paese. 

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