Terza dose contro la variante Omicron, Israele: il richiamo è efficace

Variante Omicron, Israele: «Tre dosi di Pfizer proteggono dalla mutazione»
Variante Omicron, Israele: «Tre dosi di Pfizer proteggono dalla mutazione»
di Francesco Malfetano
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Martedì 30 Novembre 2021, 18:23 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 10:28

Anche su Omicron Israele è arrivato prima di tutti. Dopo aver chiuso per due settimane le frontiere come precauzione per contrastare la nuova variante del Sars-Cov2, è proprio da Israele che arrivano le prime rassicurazioni scientifiche sull’efficacia del vaccino nei confronti della mutazione. Per il ministro della sanità del Paese Nitzan Horowitz infatti, «le prime indicazioni mostrano che coloro che hanno un richiamo sono molto probabilmente protetti contro questa variante». In altri termini l’aver ricevuto tre dosi di vaccino Pfizer (come ha fatto il 44 per cento circa degli israeliani) sembrerebbe garantire una protezione adeguata anche contro le forme gravi di Covid19 causati dalla mutazione scoperta in Sudafrica. 

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Non solo.

In una videoconferenza tenuta ieri tra la task force per lo studio delle varianti dell’Istituto Spallanzani di Roma e i colleghi del NICD (Istituto Nazionale delle Malattie Infettive del Sud Africa) «I dati epidemiologici mostrati non sono al momento in grado di suggerire o confermare un possibile aumento di infezioni tra le persone vaccinate. È, dunque, possibile che i vaccini attualmente in uso mantengano la loro capacità di protezione contro la malattia grave anche in presenza della nuova variante». Una posizione netta che nella mattinata di ieri è stata sottolineata anche dall’Ema, l’agenzia europea per i medicinali. «Dai dati che vediamo» su Omicron «i vaccini autorizzati sono efficaci e continuano a salvare le persone da forme gravi e dalla morte. Anche se la nuova variante si diffonderà di più, i vaccini che abbiamo continueranno a garantire protezione» ha rimarcato la direttrice esecutiva dell’agenzia, Emer Cooke, in un’audizione al Parlamento europeo, insistendo proprio sulla necessità di fare i richiami. 

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L’invito dell’Ema è chiaro: bisogna potenziare gli sforzi per la campagna di richiamo. Questione a cui in Italia si è iniziato a lavorare ormai da un mese. Al punto che proprio da oggi, accedendo alle rispettive piattaforme digitali, è possibile prenotare il booster per tutti i cittadini maggiorenni (non più i soli over40 quindi), a patto però che siano passati almeno 5 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario. Un’accelerazione decisa ma necessaria dato che, ad oggi, gli italiani che hanno ricevuto tutte e tre le dosi sono “solo” circa 6 milioni, quasi il 10 per cento.

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D’altronde il calendario che il commissario per l’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo ha rivolto alle Regioni nei giorni scorsi non lascia spazio ad interpretazioni: ora l’obiettivo è somministrare 4,6 milioni di vaccini dal 1 al 12 dicembre, con un ritmo medio di circa 400mila inoculazioni al giorno. Un target ambizioso che se pure la macchina vaccinale italiana ha già dimostrato in estate di saper sostenere, non è affatto scontato. Gli amministratori locali hanno infatti risposto ieri al commissario lamentando carenza di personale per le somministrazioni in vista del necessario rafforzamento degli hub vaccinali. Non solo, molti governatori - tra cui il calabrese Occhiuto - hanno anche richiesto la riapertura degli hub messi a disposizione dalla Difesa, così come era stato disposto mesi fa durante la prima fase della campagna vaccinale. 


GLI ESPERTI
Non a caso la comunità scientifica internazionale ha risposto molto piccata alle parole poco rassicuranti dell’amministratore delegato della casa farmaceutica Moderna Stéphane Bancel (in un’intervista ha affermato di prevedere un «calo sostanziale» dell’efficacia degli attuali vaccini contro la variante Omicron) definendole, ad esempio, «Premature e fuorvianti in questo momento». Tra questi, ad esempio, il microbiologo Antonio Cassone, membro dell’American Accademy of Microbiology, ed ex direttore di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità che ha specificato come «Sarà possibile fare chiarezza quando ci saranno i dati di ricerche e osservazioni cliniche. Sappiamo già che questi vaccini non proteggono sufficientemente dall’infezione ma proteggono dalla malattia ed è probabile - ha continuato - che le persone pienamente vaccinate, inclusa la terza dose appena possibile per tutti, saranno sufficientemente protette dalla malattia». Anzi per Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza «La regola della vaccinazione vale ancora di più in questo momento. Perché dobbiamo togliere spazio al virus».


Anche perché, data la stagione, c’è da fare i conti anche con le vaccinazioni anti-influenzali. Secondo la Fondazione Gimbe infatti, quattro regioni e una provincia autonoma con le scorte disponibili di vaccino antinfluenzale non raggiungono coperture pari o superiori al 75% della popolazione target per età. Sono Piemonte (61%), Molise (60%), Campania (56%), Provincia Autonoma di Bolzano (52%) e Valle d’Aosta (48%). 

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