Usa, i medici vogliono spegnere il ventilatore al marito no vax: lei li denuncia, ma l'uomo muore in un altro ospedale

Usa, i medici vogliono spegnere il ventilatore al marito no vax: lei li denuncia, ma l'uomo muore in un altro ospedale
di Francesco Padoa
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Lunedì 24 Gennaio 2022, 11:40

Incredibile la storia che arriva dal Minnesota, Stati Uniti. Un paziente Covid non vaccinato che veniva tenuto in vita grazie a un ventilatore, è stato trasferito dal Minnesota al Texas dopo che sua moglie ha ottenuto un ordine restrittivo che impediva ai suoi medici di spegnere la sua macchina. Sembrava in via di guarigione, sicuramente non più in pericolo. Dalla possibile morte alla speranza di vita solo grazie all'amore e all'ostinazione della moglie. Ma invece la speranza è stata improvvisamente cancellata: Scott Quiner, 55 anni, di Buffalo, dirigente presso un'azienda di trasporti del Minnesota, non ce l'ha fatta. Era stato ricoverato al Mercy Hospital di Coon Rapids il 31 ottobre. Dopo mesi senza miglioramenti, e in seguito a un'insufficienza polmonare, l'11 gennaio l'ospedale ha comunicato che due giorni dopo, il 13 gennaio, sarebbe stato spento il ventilatore che lo teneva in vita.

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Scott, padre di tre figli, non era vaccinato quando gli è stato diagnosticato il coronavirus a fine ottobre, e viste le sue gravi condizioni è stato sottoposto a sedazione profonda.

Successivamente, quando i suoi livelli di ossigeno sono scesi pericolosamente, i medici lo hanno collegato a un ventilatore. Ma nelle settimane successive, considerate le sue condizioni sempre gravissime, Allina Health, che gestisce il Mercy Hospital, ha minacciato di staccare la spina al respiratore di suo marito, credendo che non ci fossero più speranze per lui. Alle obiezioni della moglie Anne, l'ospedale non ha fatto dietro front. A quel punto la signora Quiner ha chiesto al tribunale della contea di Anoka l'ordine restrittivo per tenerlo sotto controllo. «Senza la decisione di un giudice, mio marito morirà - ha scritto nella sua petizione - Ho avvisato i medici che io non sono assolutamente d'accordo con questa decisione e non voglio che il ventilatore di mio marito venga spento». Anne, che è stata delegata dal marito a prendere decisioni sanitarie per suo conto nel 2017, ha alla fine ottenuto quanto desiderava: il giudice Jennifer Stanfield ha fissato un'udienza per l'11 febbraio.

A quel punto però, è scattata una corsa contro il tempo per tentare di salvarlo:  il 15 gennaio Scott è stato quindi trasportato in aereo in un ospedale di Houston, in  Texas, disposto a fornire alla famiglia il livello di assistenza desiderato. E grazie alla notizia divulgata sui social e dai media, attraverso un paio di raccolte fondi online, la famiglia di Scott è riuscita a raccogliere negli ultimi giorni decine di migliaia di dollari per le cure necessarie. Il 12 gennaio, la signora Quiner, partecipando al podcast "Stew Peters Show", aveva detto che a parte i polmoni, gli altri organi del marito funzionavano bene: «In questi giorni ho pensato: perché volete ucciderlo? Solo poco prima dell'assurda decisione dell'ospedale Mercy, mio marito aveva aperto gli occhi ed era più vigile. Spero di trovare un supporto legale». L'appello non è rimasto inascoltato, e l'avvocato Marjorie Holsten, ha immediatamente presentato una mozione. «Scott è ora in terapia intensiva - ha dichiarato la Holsten - Secondo i medici quando è arrivato era il paziente più denutrito che avessero mai visto (avrebbe perso 15 kg, ndr). Ma già si vedono i primi segnali di miglioramento: penso che il mondo stia guardando con attenzione a cosa sta succedendo a Scott».

Prima dell'annuncio della morte di Scott, l'avvocato aveva lanciato una sorta di sfida, che sicuramente avrà risvolti in tribunale. «Il miglioramento di Scott dimostra una cosa: ci sono protocolli che dovrebbero essere utilizzati e che gli ospedali non sempre utilizzano. Nel caso del signor Quiner il Mercy Hospital non li ha seguiti. Spero che vengano apportate modifiche e presi provvedimenti in seguito di questo caso». Immediata era stata la replica della direttrice sanitaria dell'ospedale del Minnesota: «Innanzitutto sono felice che la famiglia Quiner sia stata in grado di trovare una struttura sanitaria che soddisfi le loro esigenze e tutti noi del Mercy continuiamo ad augurare loro tutto il meglio - le parole di Allina Health - Ma sulle accuse di malnutrizione non posso rispondere per rispetto della privacy del paziente. Abbiamo comunque grande fiducia nelle terapie fornite ai nostri pazienti, che vengono somministrate secondo pratiche basate sull'evidenza dal nostro team composto da illustri medici, e difenderò con tutta me stessa l'eccezionale assistenza che hanno fornito anche in questo caso».

Sicuramente se ne riparlerà in tribunale. Un caso legale che ha sollevato interrogativi su chi ha il diritto di prendere decisioni di vita o di morte quando i pazienti non sono coscienti. La storia di Scott Quiner ha messo in evidenza anche le tensioni tra le persone che rifiutano il vaccino contro il coronavirus e gli ospedali che sono pieni di pazienti con il Covid, la maggior parte dei quali non vaccinati. Nei documenti del tribunale, il Mercy Hospital non ha fornito ragioni specifiche per cui aveva deciso di spegnere il ventilatore al signor Quiner. «A nome della famiglia di Scott Quiner, vorrei ringraziare il pubblico per l'amore e il sostegno che ci ha mostrato durante questo momento difficile - ha detto l'avvocato Holsten - La famiglia ora chiede il rispetto della privacy mentre si addolora per la perdita del loro amato marito e padre».

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