«Ucraina, nessun accordo». Il Cremlino gela Macron: non ritiriamo le nostre truppe

Mosca: non ritiriamo le nostre truppe. Il presidente francese ieri a Kiev e Berlino. Anche dall’Italia un messaggio a Putin. Di Maio: «Pronti a fare la nostra parte»

«Ucraina, nessun accordo». Il Cremlino gela Macron: non ritiriamo le nostre truppe
«Ucraina, nessun accordo». Il Cremlino gela Macron: non ritiriamo le nostre truppe
di Francesca Pierantozzi
4 Minuti di Lettura
Martedì 8 Febbraio 2022, 22:03 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 09:56

Emmanuel Macron vede delle «soluzioni concrete» alla crisi Ucraina: lo ha ripetuto ieri a Kiev al presidente Volodymir Zelensky, incontrato dodici ore dopo il lungo colloquio a Mosca con il presidente russo Vladimir Putin. Peccato che viste dal Cremlino, le soluzioni auspicate dal negoziatore Macron, sembrino assai meno «concrete». All‘indomani delle cinque ore e mezzo di tête-à-tête («Mi ha torturato», ha detto Putin) Macron sembrava aver portato a casa, in Europa, un primo passo russo verso la de-escalation e in particolare l’impegno di Mosca a non prendere nuove iniziative militari al confine con l’Ucraina e a ritirare le truppe impegnate in esercitazioni congiunte in Bielorussia, al termine delle manovre comuni. Ma Putin gela tutti subito: «No, non è esatto, non c’è stato nessun impegno - ha risposto seccamente il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov –. Semplicemente nessuno aveva mai detto che le forze russe sarebbero restate sul territorio bielorusso». In compenso sei navi da guerra russe stanno confluendo nel Mar Mero per altre esercitazioni marittime. Putin «mi ha detto che questo non sarà all’origine di un’escalation - ha ribadito ieri Macron andando a Kiev – non è poco». 

L’IMPEGNO DELL’ELISEO

Il presidente francese – che si è assunto il ruolo di grande negoziatore per l’Europa, di cui la Francia assicura il semestre di presidenza – ha ripetuto più volte (di nuovo ieri andando a Kiev) di voler «distinguere le tensioni in atto nelle regioni di frontiera tra Russia e Ucraina e i disaccordi tra Russia e Occidentali sulla Nato».

Anche qui, vista dal Cremlino, la distinzione sembra molto più sfumata. Con Macron al fianco, il presidente Putin non ha esitato l’altra sera a brandire la minaccia nucleare, avvertendo, in caso di ingresso dell’Ucraina nella Nato e di un eventuale scontro sul fronte orientale, per esempio in Crimea (annessa dalla Russia nel 2014) che gli alleati sarebbero tenuti a entrare in guerra al fianco di Kiev: «Ditelo ai vostri lettori e ai vostri spettatori – ha detto Putin rispondendo a un giornalista – Sono certo che non lo vogliono. E nemmeno io lo voglio…Non dimenticate che c’è il nucleare!». 

 

LA MARATONA DIPLOMATICA

Da Kiev, Macron ha continuato a farsi portavoce dei toni della diplomazia, ha elogiato il «sangue freddo» dell’Ucraina e del presidente Zelensky, che ha apertamente auspicato un nuovo vertice a livello di capi di stato del format Normandia (Francia, Germania, Russia e Ucraina) che domani si riunirà, ma soltanto a livello di sherpa, a Berlino. Proprio a Berlino si è recato ieri sera il solito Macron per incontrare il cancelliere Olaf Scholz, a sua volta reduce da un incontro a Washington con il presidente Usa Joe Biden. A Berlino Macron ha trovato anche il presidente polacco Andrzej Duda. L’obiettivo è ora aprire la pista diplomatica, seguendo i binari degli accordi di Minsk del settembre 2014: «È l’unica strada che ci permette di costruire la pace, grazie a una soluzione politica sostenibile» ha martellato Macron, secondo il quale aver ottenuto, se non un inizio di “de escalation”, almeno «il fatto che non ci sia un’ulteriore escalation» è già un risultato: «Se Vladimir Putin ha detto che l’ho torturato, è perché ho martellato sulle garanzie alle frontiere con l’Ucraina. Gioca sulle ambiguità». 

Video

ITALIA IN CAMPO

«Lavoriamo per evitare il rischio di un’escalation militare» ha confermato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, davanti alle commissioni congiunte Esteri e Difesa, precisando tuttavia che «se ci sarà bisogno, l’Italia è pronta a fare la sua parte nei dispositivi di deterrenza, per esempio sul fianco Est». Sullo stesso tono l’intervento del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha sottolineato l’esigenza di «irrobustire il dispositivo schierato a difesa del fianco est dell’Alleanza Atlantica» e che «l’Italia ha già confermato la disponibilità a fornire il proprio contributo qualora la Nato decidesse in tal senso». «Il rapporto transatlantico – ha detto Guerini – è il cardine della sicurezza e della pace in Europa e chi coltiva l’obiettivo di dividerci resterà deluso». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA