Esplosioni in Russia: colpito deposito munizioni. Putin: «Risposte fulminee con armi mai viste»

Kiev: «Bombe al fosforo nel Donbass». Mariupol, ospedale di emergenza nell’acciaieria: pubblicate le foto-choc

Ucraina diretta
Ucraina diretta
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 27 Aprile 2022, 06:33 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 06:29

Vladimir Putin torna a parlare e lancia nuovamente segnali poco distensivi. «I piani dei Paesi occidentali per strangolare economicamente la Russia sono falliti e l’impatto economico delle sanzioni non è stato così forte per il momento», dichiara il leader del Cremlino, che mette in guardia quelli che definisce Paesi ostili: «Tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina e Donbass saranno completamente realizzati. Se qualcuno dall’esterno intende interferire negli eventi ucraini, porre una minaccia alla Russia, la nostra risposta sarà fulminea e con armi mai viste prima». Poco prima che il presidente russo diffondesse la nuova minaccia, da Washington il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, aveva dichiarato come da parte di Mosca non vi fosse «alcun segnale sincero di voler dialogare per una soluzione del conflitto in Ucraina». Sebbene da Ankara, ieri, sia arrivato il messaggio di un possibile faccia a faccia tra Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Potrebbe avere luogo nei prossimi giorni», hanno spiegato dall’entourage del presidente turco Erdogan.

E se resta duro lo scambio sul fronte diplomatico, non diminuisce anche l’entità dell’impatto sul campo. Ieri è stato attaccato un deposito di munizioni in Russia e un raid ucraino ha puntato all’isola dei Serpenti, dove Putin ha piazzato i suoi missili Stena-10. L’aumento della tensione tra Mosca e la Nato è seguito agli attacchi in Transnistria, che fanno temere un allargamento del conflitto.

Inoltre non sono andati a buon fine i colloqui avvenuti due giorni fa tra il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e i vertici russi. Dopo un incontro con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, Guterres ha parlato per un’ora con il presidente Putin, che, all’ennesima richiesta di un cessate il fuoco, ha risposto che non ci sarà pace finché Crimea e Donbass non torneranno alla Russia. 

Il discorso

A distanza di poche ore dall’incontro lo zar ha rilanciato da San Pietroburgo: «Se qualcuno intende intervenire negli eventi in corso in Ucraina dall’esterno e creare minacce inaccettabili per noi, allora dovrebbe sapere che la nostra risposta a questi attacchi sarà rapida e fulminea». E ha continuato: «Noi abbiamo tutti gli strumenti per questo, strumenti che nessuno può vantare: li useremo se necessario, voglio che tutti lo sappiano». A riscaldare ulteriormente gli animi sono state le dichiarazioni della ministra degli Esteri britannica Liz Truss che ha anticipato l’intenzione di spingere l’Occidente a un riarmo di fronte all’offensiva russa, posizione già espressa il giorni prima nel vertice convocato dagli Stati Uniti con gli alleati. Immediata la replica di Mosca che ha minacciato attacchi e rappresaglie anche nei territori dei Paesi Nato. 

I primi segnali di un potenziamento dell’attacco si sono visti con bombardamenti a catena nelle città del sud-est del Paese. Nel conflitto sono rimasti feriti anche due americani che combattono come volontari in Ucraina. Erano vicino alla città di Orikhiv, nella regione di Zaporizhzhia. Manus McCaffrey e Paul Gray stavano portando a termine un’operazione insieme con una squadra di militari locali, che prendeva di mira i carri armati russi con i sistemi anticarro Javelin. Sono stati raggiunti da colpi di artiglieria.

Resta centrale nel conflitto la posizione di Mariupol. Ieri il maggiore Serhiy Volyna, comandante della 36ma Brigata dei marines ucraini ha postato delle foto riprese nelle acciaierie di Azovstal. Si vedono gambe amputate, persone sanguinanti e ferite, sistemate tra rifiuti e sporcizia, su barelle improvvisate. Ci sono oltre 600 feriti, fra civili e combattenti, senza farmaci e senza alcuna possibilità di essere curati, ha denunciato Volyna. Il suo video è stato rilanciato su Twitter. «Ci sono anche centinaia di bambini che vivono in condizioni non igieniche e stanno esaurendo cibo ed acqua», ha proseguito il maggiore chiedendo l’evacuazione in «stile Dunkerque» delle truppe e dei civili da Mariupol. Il riferimento è all’operazione eseguita tra la fine di maggio e l’inizio di giugno del 1940, durante la quale più di 330.000 soldati britannici e francesi vennero evacuati dal nord della Francia.
Nella giornata di ieri, poi, sono falliti tutti i corridoi umanitari «a causa del pericolo sui percorsi», ha annunciato la vice premier ucraina Iryna Vereshchuk, che su Telegram ha rivolto anche un appello a «tutti coloro che stanno aspettando l’evacuazione: abbiate pazienza, per favore aspettate». 

Armi "illegali"

E c’è un altro aspetto sul quale si sta cercando di fare chiarezza. Secondo il sindaco di Sloviansk, Vadym Lyakh, ripreso da Ukrinform, nella notte le truppe russe avrebbero «attaccato la città, nella regione di Donetsk, probabilmente - ha detto - con bombe a grappolo. Fortunatamente, non ci sono state vittime, ha spiegato ancora Lyakh che ha esortato i concittadini a evacuare la città. Munizioni “illegali” sarebbero state usate nel villaggio di Zaitseve e nella comunità di Svitlodarsk, nella regione di Donetsk. Gli insediamenti di Marinka, Krasnohorivka, Vuhledar e Lyman sono stati continuamente bombardati con sistemi di artiglieria.

Il governatore della regione di Donetsk ha aggiunto che Avdiivka è stato colpita due volte con bombe al fosforo. «Il primo attacco è stato l’altra sera nella zona della cokeria - ha sottolineato Pavlo Kyrylenko -. Il secondo ieri mattina, nel centro della città. Dopo il secondo bombardamento - ha specificato il governatore - i russi hanno lanciato un attacco aereo su Avdiivka, mirando a un grattacielo». 
E se nella regione di Kiev riaprono le ambasciate e i cittadini fanno rientro nelle loro case, la disperazione ora è tutta nel sud-est. Ieri, un grosso movimento di persone è stato registrato in Transnistria. I cittadini starebbero lasciando in massa il Paese «nel timore di un’escalation dell’aggressione russa».

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