Odessa aspetta lo sbarco dei russi, la conquista della città restituirebbe a Mosca l'intera costa del Mar Nero

La conquista della città restituirebbe a Mosca l’intera costa del mar Nero

Ucraina, Odessa aspetta lo sbarco dei russi. Allarme centrali nucleari
Ucraina, Odessa aspetta lo sbarco dei russi. Allarme centrali nucleari
di Cristiana Mangani
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Venerdì 4 Marzo 2022, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 14:12

È una fuga dalla morte, dal terrore: lunghe file di persone che lasciano la loro città prima del grande assalto russo. Le immagini vengono riprese dai satelliti e mostrano le navi di Vladimir Putin pronte al grande sbarco nella bellissima Odessa, meta turistica molto amata dagli oligarchi. La storia si ripete. E su Twitter l’esercito ucraino pubblica la foto di un muro di sacchi di sabbia e cavalli di Frisia alzati per tentare di proteggere il Teatro dell’Opera e del Balletto dalla distruzione. È un’immagine del palazzo neobarocco identica a un’altra del 1942. I militari ci hanno scritto sopra: «A distanza di 80 anni, Odessa, Ucraina». Ha un disegno ben chiaro lo zar russo: conquistare le città sul Mar Nero, preziose per l’economia e il commercio, ed espandersi da lì all’interno del paese, creando una linea immaginaria tra il Donbass e la Crimea.

L’avanzata tenta di stringere l’Ucraina in una tenaglia. A nord le forze russe continuano a bombardare Kharkiv e Chernihiv, provocando decine di vittime civili, a sud assediano Mariupol e puntano a Odessa, via mare e via terra. E mentre Kiev continua a resistere, preoccupa la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, stretta d’assedio dalle forze delle Federazione e protetta dagli abitanti della vicina Enerhodar. L’Aiea ha lanciato l’allarme: la «situazione è molto delicata» al momento e «tutto può accadere».

Durante la notte a Energodar, dove si trova il sito nucleare, sono suonate le sirene e i bombardamenti si sono fatti più violenti. 

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LA PRESSIONE

I russi sparano molto vicino alla centrale. Hanno fatto lo stesso quando sono piombati su Chernobyl, e anche questo fa parte di una strategia che mira a tenere sotto pressione l’intera Europa. Sono luoghi sensibili, che potrebbero provocare stragi già viste e conseguenze inimmaginabili sul territorio e sulle persone.
L’ottava giornata di guerra è ancora puntata su Chernihiv, a 150 km da Kiev, i raid russi hanno colpito anche due scuole, un ospedale ed edifici residenziali. È una strage infinita: almeno 33 persone sono morte, ma il conto non è completo. Resta sotto il fuoco russo anche Kharkiv, martellata ormai da giorni: anche qui non sono state risparmiate le vite dei più piccoli e l’Osce ha annunciato la morte di una componente del team dei suoi osservatori nei bombardamenti sulla città nordorientale.

Le truppe ucraine, finora più orientate a stare in difesa, stanno attaccando anche loro. «Stiamo passando da uno stato di difesa a un attacco», conferma il capo dell’esercito. Si punta a colpire i militari russi in un momento in cui stanno manifestando stanchezza, non hanno cibo né rifornimenti di carburante, sono costretti a procedere a rilento. La reazione ha i suoi effetti: vengono abbattuti i caccia e distrutti diversi carri armati. 
Intanto, il Dipartimento militare ucraino avverte che la Russia sta per lanciare un attacco a Odessa. Le grandi navi dello zar si vedono avanzare sul mare. L’evidente obiettivo di Mosca è guadagnare un corridoio terrestre a sud dell’Ucraina che, partendo da est e passando per la Crimea (annessa nel 2014), arrivi a Odessa per poi spingersi fino alla Transnistria, l’enclave separatista moldova dove già stazionano le truppe. In mezzo ci sono Mariupol, stretta in una morsa, e Kherson già caduta: la gente qui è terrorizzata e non esce di casa. E fonti locali raccontano anche di «militari russi impasticcati fino agli occhi». 

LE SIRENE

La capitale invece continua a resistere, tra continue sirene d’allarme e raid. Il Pentagono ritiene che il lungo convoglio militare russo diretto verso Kiev proceda lentamente e che l’azione della difesa ucraina abbia «contribuito» allo «stallo». Il centro resta protetto dal fiume Dnepr, dove «sono stati minati tre grandi ponti che conducono alla riva destra, cuore amministrativo e storico della città, custoditi da cecchini pronti a sparare a chiunque vi si avvicini», spiega un italiano rimasto in città. Le forze ucraine rivendicano intanto di aver ucciso 9.000 soldati russi, distrutto 217 tank, 90 pezzi di artiglieria, 900 blindati e 42 lanciarazzi e di aver abbattuto 30 aerei. Il ministero della Difesa ha annunciato anche di aver «cacciato il nemico» da Bucha, a pochi chilometri dalla capitale, dove da ieri risventola la bandiera gialla e blu dell’Ucraina. Nei giorni scorsi, poi, è stato ucciso in una operazione speciale il generale russo Andrei Sukhovetsky, 47 anni, comandante della 7° divisione aerotrasportata. La sua morte è stata annunciata dal vice presidente del gruppo di veterani “fratellanza da combattimento”, Sergei Chipilev, in un post su VKontakte. Sukhovetsky aveva preso parte alla campagna in Siria. Durante la giornata di ieri sono continuati a circolare documenti riservati sui progetti di espansione dello zar. L’Esercito ucraino ha fatto sapere che i documenti sequestrati alle truppe russe mostrano che Putin intendeva occupare il paese dal 20 febbraio al 6 marzo». E secondo il New York Times che cita fonti dell’amministrazione Biden, la Cina avrebbe chiesto alla Russia di non invadere prima della fine delle Olimpiadi. Pechino, dunque, sarebbe stata almeno in parte a conoscenza dei piani di guerra prima che l’invasione iniziasse. L’indiscrezione è stata respinta dalla Cina che sostiene di non aver mai chiesto alla Russia di ritardare l’invasione, e ha definito la ricostruzione fatta dal Nyt «una fake news». Si tratta, ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, di «una notizia completamente falsa. Sono commenti diversivi che spostano la colpa, sono assolutamente spregevoli». Wang, nel briefing quotidiano, ha esortato «i responsabili della crisi ad agire concretamente per alleviare la situazione».

CHIUSI I MEDIA
 

Nel frattempo, Putin sta mettendo fuori uso tutti i sistemi di comunicazione nel suo stesso paese: la radio Eco di Mosca, la televisione Dozhd, il sito Meduza, uno dopo l’altro sono costretti a chiudere per decisione delle autorità in quella che appare sempre di più come una guerra interna per liquidare il dissenso, parallela a quella in corso in Ucraina e giustificata proprio con la situazione di emergenza determinata dal conflitto. Le voci critiche, tuttavia, continuano faticosamente a farsi sentire, compresa quella dell’ultimo leader sovietico, Mikhail Gorbaciov, che fa appello a moltiplicare gli sforzi per la pace. «Ho visitato Gorbaciov in ospedale - ha raccontato il giornalista Premio Nobel per la pace, Dmitry Muratov, durante un’audizione giuridica del Parlamento europeo -, ha compiuto da poco 91 anni e non sta bene, ma mi ha confermato che bisogna fare quanto possibile per fermare la minaccia di una guerra nucleare».

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