Un'opposizione lunga decenni potrebbe presto crollare e il merito sarebbe tutto di Vladimir Putin e della sua folle guerra di aggressione scatenata in Ucraina. La Svezia infatti, il 15 maggio deciderà se entrare a far parte della Nato oppure no. Entro domenica il partito socialdemocratico svedese - al termine di una lunga serie di confronti interni - come ha spiegato il suo leader Tobias Baudin «deciderà sulla posizione da prendere in merito». Secondo la stampa locale però, la linea sarebbe già segnata: «quasi sicuramente» la scelta ricadrà sull'abbandonare la storica opposizione del partito all'ingresso nella Nato e la sostanziale neutralità nello scacchiere internazionale. In altri termini la Svezia entrerà a far parte degli Alleati.
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E lo farebbe anche piuttosto presto perché la domanda formale di adesione sarebbe presentata al vertice Nato di giugno a Madrid.
IL FRONTE INTERNO
In pratica si tratta di una partita delicatissima in cui influenzare l'opinione pubblica, potrebbe portare rapidamente ad un esito opposto rispetto a quello preventivato. Basti pensare che a ancora a gennaio, prima dell'invasione russa dell'Ucraina, la stragrande maggioranza dei cittadini svedesi era contraria all'ingresso del Paese nell'Alleanza. Tant'è che anche i socialdemocratici di centrosinistra oggi al potere, un tempo avrebbero derubricato come una follia la faccenda. Il partito, che ha una storia centenaria al governo, non solo è sempre stato contrario ma ha reso il punto una questione identitaria opponendosi a tutte le altre formazioni politiche - dai moderati ai partiti di centrodestra - invece disponibili a valutarla. Si tratta cioè di una svolta storica che, chiaramente, rischia di avere un peso significativo in termini elettorali. Anzi si teme che il partito possa spaccarsi tra coloro che preferirebbero, per corsì dire, avere le spalle coperte dalla Nato in caso di una ulteriore escalation bellica e chi invece, vorrebbe tenersene fuori per evitare che la credibilità del Paese possa essere danneggiata da alcune posizioni ondivaghe prese dall'Alleanza (il Financial Times ad esempio, cita il disarmo nucleare o la pace in paesi come lo Yemen).