Svezia e Finlandia, cosa significa la «neutralità nucleare del Baltico» e perché potrebbe cambiare

Svezia e Finlandia, cosa significa la "neutralità nucleare del Baltico" e perchè potrebbe cambiare
Svezia e Finlandia, cosa significa la "neutralità nucleare del Baltico" e perchè potrebbe cambiare
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Giovedì 14 Aprile 2022, 13:38 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 06:36

La guerra in Ucraina è un terremoto nel cuore dell'Europa e le sue onde d'urto arrivano fino al Mar Baltico. Sotto le acque del "Mediterraneo del nord" si nasconde infatti una linea di confine tra il blocco Nato e la Russia che ora torna a fare scintille e potrebbe modificare gli equilibri fissati dopo la seconda guerra mondiale.

Di fronte alla politica aggressiva della Russia verso Kiev, Svezia e Finlandia hanno infatti annunciato di voler abbandonare il proprio status di neutralità per unirsi all'alleanza atlantica. Un annuncio che ha provocato l'immediata reazione di Mosca: «Ci si può dimenticare dei Baltici non nucleari se Svezia e Finlandia si uniscono alla Nato» ha detto il presidente del consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev che ha annunciato che di fronte a una simile decisione. «La Russia rafforzerà i confini occidentali, rafforzerà il sistema di difesa aerea e schiererà consistenti forze navali nel Golfo di Finlandia».

Insomma, la guerra in Ucraina potrebbe riscrivere gli equilibri geopolitici del Mare Baltico. Ecco perché.

Il Mar Baltico, un confine "caldo" 

Il Mar Baltico è affollato di truppe e mezzi militari. Una zona di "equilibrio instabile" che rappresenta da sempre un punto caldo di frizione tra la Russia e il blocco occidentale. Sulle sue coste c'è Kaliningrad, l'enclave russa al confine tra Lettonia e Lituania base della Flotta russa del Baltico dove ha sede l’11° corpo d’armata russo. Ma sulle acque del Baltico si affacciano anche i paesi Nato di Danimarca, Germania, Polonia, Lettonia, Estonia e Lituania con le ultime tre che ospitano un contingente di oltre 7mila uomini dell'alleanza che presto potrebbe salire a 25mila. Ci sono poi Svezia e Finlandia, nell'Unione Europea dal 1995 ma non appartenenti alla Nato, che ora, dopo l'aggressione dell'Ucraina potrebbero decidere di entrare nell'alleanza. Una svolta che potrebbe mutare definitivamente gli equilibri nell'area, già entrati in crisi dall'invasione della Crimea del 2014. 

A testimoniare lo stato di tensione nell'area, già dal 2014 si segnalava la presenza di sottomarini "non identificati" (russi) e di esercitazioni militari aereonavali russe, oltre ai continue scramble dell’aviazione di Mosca nello spazio aereo baltico, intercettate dagli aerei Nato. Di tutta risposta, non mancano nell'area le esercitazioni a guida occidentale, come l'annuale esercitazione navale Baltops a guida statunitense, a cui nel 2020 hanno partecipato anche Svezia e Finlandia oltre ai 17 paesi dell’Alleanza. L'esercitazione ha tra gli obiettivi la formazione per la guerra sottomarina e la difesa aerea. Insomma in questo quadrante complesso di equilibri geopolitici la neutralità di Svezia e Finlandia è un ago della bilancia importante.

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Svezia e Finlandia, perché potrebbero abbandonare la neutralità

Svezia e Finlandia hanno condiviso dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi la necessità di “sposare” la neutralità per mantenere “buoni rapporti di vicinato” con l’Unione Sovietica e successivamente con la Federazione Russa. Durante la guerra fredda fu coniato il termine "Finlandizzazione" per definire la strategia scelta da Helsinki di equilibrio tra i due blocchi di cui il principale fautore fu Urho Kekkonen, presidente della Finlandia dal 1956 al 1982. Una linea seguita anche negli anni '90, quando Svezia e Finlandia entrarono nell'Unione Europea (1995) senza però aderire alla Nato. Con la guerra in Ucraina però le cose cambiano: secondo un sondaggio della rete televisiva Svedese in Svezia il 49% degli intervistati sarebbe favorevole all’adesione alla Nato, percentuale che sale al 53% in Finlandia secondo l'emittente Yle. La prima ministra svedese Magdalena Andersson insieme alla omologa finlandese, Sanna Marin, hanno annunciato la scorsa settimana in una conferenza stampa congiunta la volontà di aderire all'alleanza Atlantica verrà discussa dai rispettivi parlamenti e che potrebbe diventare realtà entro giugno.

Il vertice Nato di giugno: cosa potrebbe accadere nel Baltico

Per il Mar Baltico un punto di svolta potrebbe essere il prossimo summit della Nato previston a Giugno durante il quale è probabile che gli stati baltici di Estonia, Lituania e Lettonia avanzino la richiesta di rafforzare il contingente dell'Alleanza nel proprio territorio, e in cui potrebbe concretizzarsi la richiesta di adesione al Patto di Finlandia e Svezia. Due nodi cruciali: l'offensiva in Ucraina ha confermato i timori di Tallin, Riga e Vilnius la cui richiesta è incrementare la presenza di soldati Nato (da 7mila a 25mila) e la creazione di basi permanenti degli Stati Uniti e della Nato nei propri territori per presidiare il Baltico. Una richiesta già avanzata sin dal 2014 e accompagnata da una politica di "attivismo e riarmo" che ha portato i paesi baltici a superare costantemente la soglia del 2% del Pil per le spese militari (fissata dagli obiettivi dell'alleanza per gli stati membri). 

Insomma mentre la guerra in Ucraina prosegue, tutta l'area dell'ex patto di Varsavia, compreso il Baltico, rimane un fronte instabile tra il blocco occidentale e la Russia, pronto a scaldarsi sulla base del rapido mutare degli equilibri portato dalla guerra. E in un malaugurato "effetto contagio" l'esclation potrebbe arrivare anche a nord.

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