«Combattiamo per spodestare Putin». Così uno dei tanti soldati soldati russi che sono passati tra le fila di Kiev nella cosiddetta «legione della Russia libera», uno schieramento speciale di truppe nata per contrastare il potere dello Zar, sempre più in crisi dopo l'inizio dei combattimenti in Ucraina. Ribellione, spirito di rivalsa, indignazione per le modalità autoritarie e spesso spietate con cui i generali di Mosca conducono le operazioni in terra straniera: sono tanti i motivi che hanno spinto diversi commilitoni a cambiare fronte. «Ho saputo che nelle ultime 24 ore ci sono state 300 richieste per entrare nella nostra legione», ha detto in un punto stampa organizzato da Interfax Ucraina uno degli ex soldati di Putin.
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I tre militari dell'esercito del Cremlino si sono presentati al briefing con la testa incappucciata e non hanno voluto rivelare il proprio nome, la brigata di cui facevano parte, né le circostanze in cui sono passati dall'altra parte della barricata per non compromettere «la sicurezza nostra e delle nostre famiglie rimaste in Russia, senza la possibilità di andarsene.
I militari di Mosca passati a combattere con Kiev hanno per questo rivolto un appello «a tutti i cittadini e ai soldati russi: unitevi a noi per combattere il regime di Putin», augurandosi che «in Russia ci siano ancora persone coscienziose che ci aiutino a spodestare Putin». La decisione di entrare a far parte della legione filoucraina formata da soldati russi i tre l'hanno presa in carcere, dove sono finiti dopo aver visto - ha detto uno di loro - «tutti i massacri che Putin ha commesso per mano dei soldati russi: saccheggi nelle case dei semplici cittadini, uccisioni dei civili, distruzione degli asili, delle case, degli orfanotrofi, degli ospedali, civili usati come scudi». Tra le motivazioni che li hanno convinti ad arruolarsi nella legione della Russia libera anche l'obiettivo di «fermare la morte dei civili, perché prima finisce la guerra, meno vittime ci saranno da entrambi i lati».
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