Russia, morire in Ucraina per 500 euro: ecco quanto guadagnano i volontari (i soldati di leva meno della metà)

Il dramma dei soldati di leva costretti uccidere i "fratelli" ucraini

Russia, morire in Ucraina per 500 euro al mese e meno della metà se si è soldati di leva. I salari di guerra, gli extra per i mercenari
Russia, morire in Ucraina per 500 euro al mese e meno della metà se si è soldati di leva. I salari di guerra, gli extra per i mercenari
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 7 Maggio 2022, 14:54 - Ultimo aggiornamento: 20:11

Morire in Ucraina per 564 euro al mese? E anche meno della metà se si è un soldato di leva e non si è quindi scelto di fare la guerra con la divisa della Russia di Putin?  

 

La lista dei costi della guerra per Mosca (si calcolano 900mila dollari al giorno senza contare i danni per le sanzioni) comprende la diaria per i soldati  schierati prima per le grandi manovre al confine con l'Ucraina e nell'occupata Crimea e poi sui territori di Kiev con un'efficacia assai inferiore alle aspettative.

Secondo le stime più attendibili per l'operazione speciale sono impiegati  150mila fra militari di leva e soldati professionisti: quelli di leva (servizio che tocca per un anno a tutti maschi dai 18 ai 27 anni)  costano assai poco alle casse dello Stato (200 euro, 15mila rubli), mentre quelli che si erano arruolati per almeno 5 anni, spinti anche dalla crisi e dalla carenza di posti di lavoro, percepiscono, secondo i dati di Report Difesa relativi a quattro anni fa, 564 euro al mese.

Solamente? No, se si compara questa cifra al salario medio che in Russia è 461 euro (Forextradingitalia). 

Comunque sono sempre 564 euro al mese (e meno della metà se si è di leva) per morire in Ucraina: stime americane indicano in almeno 20mila i caduti russi dal 24 febbraio ad oggi, una cifra spaventosa. Fra i caduti vanno calcolati anche 12 generali, quota che riporta direttamente alle perdite della II guerra mondiale: per loro lo stipendio sale a quasi 5mila euro al mese, una cifra che si avvicina a quella dei parigrado in molti paesi europei.

Per di più, se si pensa alle finanze dello Stato, proprio Putin ha invertito drasticamente il trend delle spese militari che negli anni 90 era in fase calante:  si era scesi dal 4,9% al 3% del Pil tra il 1992 (41.932 milioni di dollari) al 1998 (14 mila milioni di dollari). Ma poi con Putin alla guida del paese i fondi per le spese militari sono risaliti: nel 2014 fino al 4,5% del Pil e poi fino al 5,3% del Pil nel 2016.

Putin ha comunque ristretto i ranghi: meno uomini e più mezzi, all'inizio degli anni 2000 le forze armate raggiungevano quota 1,3 milioni, oggi dovrebbero essere 900mila, anche se non è facile calcolare a quanto ammonta la Riserva pronta a essere richiamata: i militari di ruolo sono 385 mila professionisti, gli altri sono coscritti. 

La contabilità dei morti

E' amara la contabilità dei salari dei militari e dei caduti e lo è ancora di più se si ricorda che nemmeno i soldati semplici che si sono arruolati volontariamente potevano immaginare di essere davvero mandati al fronte e in un numero così imponente e così abnorme rispetto a quelli registrati in altri recenti o scenari di guerra, ad esempio mediorientali. La scelta, dettata spesso dalla difficoltà di trovare uno stipendio decente soprattutto nelle zone rurali della Russia che ha 150 milioni di abitanti, è stata tuttavia effettuata, mentre ai soldati di leva questa opzione non è stata riservata.  Putin, inoltre, non ha mai confermato l'evidenza che in Ucraina siano stati mandati a morire i militari della ferma obbligatoria. Anzi, la notizia non deve circolare e i media sono stati obbligati a non riportarla, come quelle legate ai funerali dei giovani caduti. Molte salme, anche se disponibili negli obitori, non vengono neppure restituite.

Drammatiche le telefonate dei primi giorni di guerra, quando i coscritti, le reclute, insomma, hanno fatto sapere ai familiari che non erano impegnati in un'esercitazione, ma in una guerra durissima, con alte perdite in fatto di caduti e di feriti, per di più facendo le spese anche di una logistica che si è rivelata spesso fallimentare. Armi non efficienti e rancio non disponibile, tanto che i soldati sono stati costretti a saccheggiare le cambuse delle case delle famiglie ucraine sfollate. E diventano logiche le notizie di danneggiamenti volontari di mezzi di trasporto o di rifiuti di ubbidire agli ordini. Non è nemmeno stato facile puntare il fucile verso gli ucraini, considerati "fratelli" fino a pochi mesi fa dalla maggior parte dei russi.

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Chiaro che queste diarie non riguardano i mercenari ceceni o di altre nazionalità ingaggiati dalla Russia per le operazioni più pericolose e più "coperte" e anche più temute dagli ucraini. Secondo il sito "Forze italiane" vi sono 16mila stranieri arruolati nell'esercito russo, in gran parte siriani. Ignoto invece il numero dei mercenari ceceni e di altre nazionalità (Medio Oriente ed ex repubbliche sovietiche) ingaggiati e in inviati in Ucraina per le operazioni più pericolose e più "coperte"; quelle da non far trapelare assolutamente alle intelligence occidentali, quelle che puntano magari a fare fuori il presidente ucraino Zelensky. L'ingaggio minimo parte da mille dollari se si accetta di restare almeno sei mesi (e anche qui va fatto il paragone con il salario medio del paese di provenienza) ma è facile arrivare al doppio e anche al triplo in base a "premi" di efficienza che mettono i brividi anche solo a immaginarli.

Paolo Ricci Bitti

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