Putin combatte l'informazione libera: ecco perché lo zar mette il bavaglio alle "fake news" sul conflitto

Lo zar prova a controllare le informazioni che possono compromettere la sua immagine durante la guerra

Putin combatte l'informazione libera: ecco perché lo zar mette il bavaglio alle "fake news" sul conflitto
Putin combatte l'informazione libera: ecco perché lo zar mette il bavaglio alle "fake news" sul conflitto
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Lunedì 7 Marzo 2022, 14:20 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 10:40

La minaccia interna più grande per Vladimir Putin in questo momento è l'informazione libera. Il presidente russo, che negli anni ha costruito in Russia una rete di comunicazione controllata direttamente dal Cremlino e già bandita dall'Ue per la diffusione di notizie propagandistiche pro-guerra, sta cercando di rallenatare con ogni mezzo la pubblicazione di notizie sul conflitto in Ucraina che possono compromettere la sua posizione. 

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Le armi di Putin contro l'informazione

In questo senso Vladimir Putin ha limitato l'uso dei social in Russia, fa arrestare chi manifesta contro la guerra e ha previsto 15 anni di carcere per chi diffonde "notizie false" sull'esercito e sulle campagne militari in Ucraina.

Da anni in Russia fare informazione è quasi una missione impossibile. O almeno, farla senza il timore di ripercussioni.

E in questo momento così delicato, lo è anche per le testate estere. Dall'inizio della guerra più di 150 giornalisti hanno lasciato la Russia. La prima grande testata ad annunciarlo è stata la "Bbc". A seguire anche la Rai, che temeva per i suoi inviati la legge bavaglio varata dal Cremlino. 

La disconnessione

L'informazione, così come la democrazia, sono una minaccia per lo zar. Anche per questo l'Ucraina era diventata troppo scomoda per lui. Un simbolo di libertà, a due passi dalla sua giurisdizione totalitaria. Resta la minaccia incontrollata del web e dei nuovi social, come Whatsapp e Telegram (quest'ultimo soprattutto). Per questo, la mossa definitiva sarà disconnettersi dalla rete internet globale, isolando definitivamente il suo Paese. Ma dove porterà tutto questo? 

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