Putin: «Prenderemo il Donbass, tragedia inevitabile». Niente stop al gas: gelo Zelensky-Berlino

Il capo del Cremlino riceve Lukashenko: «Stop alle trattative». Kiev chiede misure forti. E rifiuta la visita di Steinmeier, contrario all’embargo

Putin: «Prenderemo il Donbass, tragedia inevitabile».
Putin: «Prenderemo il Donbass, tragedia inevitabile».
di Marco Ventura
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Martedì 12 Aprile 2022, 23:50 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 11:38

Una prova di forza e baldanza, significativamente nel 61° anniversario del lancio del primo uomo nello spazio, Yuri Gagarin, russo. C’erano, anche allora, «le sanzioni contro l’Unione Sovietica», dice il presidente Putin al fianco del suo principale alleato, il bielorusso Lukashenko. Un incontro a 8mila chilometri a est di Mosca, nel nuovo cosmodromo di Vostochny.

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«Prenderemo il Donbass, tragedia inevitabile»

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L’obiettivo è la conquista dell’intero Donbass. «È colpa degli ucraini», che avrebbero cambiato le carte in tavola dopo un primo accordo a Istanbul, se i negoziati sono ora «in un vicolo cieco». Nessuna alternativa a quella che Putin si ostina a chiamare «operazione speciale».

 


Durissime le accuse all’Occidente. «Il mondo unipolare sta crollando. Laggiù in Donbass si dice che gli Stati Uniti siano pronti a combattere fino all’ultimo ucraino». Il massacro di Bucha, come il missile sul teatro di Kromatorsk o le bombe sull’ospedale pediatrico di Mariupol, è solo «fake, falsa notizia». Una messinscena. «Il presidente Lukashenko mi ha dato dei documenti – insiste Putin - che contengono intercettazioni su come e chi è giunto in quella comunità, usando quali mezzi di trasporto», al fine di organizzare «queste provocazioni e un’operazione sotto falsa bandiera».


LE PROVE


Ci pensa il presidente bielorusso a sventolare, senza mostrarle, le “prove” del coinvolgimento dei servizi britannici nell’ordire la scenografia della strage. Putin è convinto di poter vincere, alla fine, nonostante le “bugie” occidentali e le sanzioni. A suo dire, l’unità dell’Occidente si sfalderà a causa degli effetti di quelle sanzioni, che hanno fatto impennare i prezzi di gas e petrolio tanto che la Russia oggi incasserebbe addirittura oltre la metà in più dall’export di energia rispetto a un anno fa. Al contrario, le economie occidentali soffriranno al punto di avere «problemi di politica interna».

IL FRONTE UCRAINO


Un effetto boomerang specularmente paventato dagli ucraini. Il presidente Zelensky, infatti, esorta la UE a rafforzare le sanzioni, arrivare a un embargo totale di gas e petrolio russi. Così non basta. Lo ribadisce al Parlamento lituano. Dopo avere sollecitato per settimane l’istituzione di una “no fly zone”, adesso preme sulla richiesta di un giro di vite ancora più stretto sull’economia russa. «Se si discute seriamente del petrolio solo per il sesto pacchetto di sanzioni, il mondo non si rende conto a quale guerra si sta preparando», incalza Zelensky. «Se non c’è ancora una definizione chiara sul gas russo, non ci può essere certezza che l’Europa abbia una comune volontà di fermare i crimini militari russi e costringere così Mosca alla pace». Kiev ritiene che per quanto le trattative coi russi siano «estremamente difficili», stiano comunque procedendo.

I RAPPORTI CON L'OCCIDENTE

Ma il rischio di fratture nel fronte occidental-ucraino ci sono, se proprio ieri è emersa la contrarietà dell’Ucraina alla visita a Kiev del presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier. Lo ha rivelato lui stesso in missione a Varsavia: «Ero pronto ad andare, ma ho preso atto che la mia visita non era gradita». Quale la motivazione di Kiev? L’ambasciatore ucraino a Berlino, Andrij Melnyk, già la scorsa settimana aveva fatto sapere che sarebbe stata preferibile una visita del cancelliere, Olaf Scholz, perché il Presidente avrebbe una funzione più simbolica e rappresentativa, mentre il capo del governo federale potrebbe presentarsi con offerte e decisioni concrete. Tradotto, significa anzitutto embargo all’energia russa e forniture di armi pesanti, leggi carri armati.
Nei giorni scorsi la ministra degli Esteri tedesca Baerbock aveva aperto all’invio di tank, ma proprio Scholz aveva negato che la Germania potesse fare fughe in avanti rispetto all’UE. Il settimanale Der Spiegel ha dato oltretutto una spiegazione ancora più pesante del “no” ucraino alla visita: le sue storiche posizioni a favore di una “casa comune europea con la Russia”. Ma con l’inizio dell’invasione, Steinmeier aveva ammesso gli errori sul gasdotto Nord Stream 2, il fallimento della politica filo-russa e sostenuto la necessità di processare per crimini di guerra Putin e Lavrov. I media tedeschi parlano di «decisione poco intelligente» degli ucraini e lo Spiegel di «affronto superfluo». E tra Kiev e Berlino torna il gelo, dopo che nelle prime settimane ad alzare il tono della polemica era stato il Sindaco di Kiev ed ex campionissimo mondiale di pugilato, Vitali Klitschko, che in Germania ha pure vissuto, per l’annuncio iniziale di Berlino di voler inviare agli ucraini soltanto elmetti. Netto il messaggio di Zelensky: «La risposta dell’Europa all’aggressione russa dev’essere veramente forte e consolidata. Non possiamo aspettare il ventesimo pacchetto di sanzioni».
 

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