Putin ha il terrore del Covid. Il biografo: «Evita incontri stretti anche con i gerarchi, è paranoico»

Mark Galeotti: «Crescente inquietudine intorno allo Zar in Cremlino»

Putin ha il terrore del Covid. Il biografo: «Evita incontri stretti anche con i gerarchi, è paranoico»
Putin ha il terrore del Covid. Il biografo: «Evita incontri stretti anche con i gerarchi, è paranoico»
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Sabato 23 Aprile 2022, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 14:41

Vladimir Putin sta riducendo all'osso i suoi incontri, anche con il suo "cerchio magico". In pochi in questi giorni al Cremlino ottengono un'udienza faccia a faccia con il presidente russo. Lo Zar, che da più fonti e in più occasioni è stato definito «malato», soffrirebbe anche di una sorta di paranoia: avrebbe paura di contrarre e il Covid. Per questo conduce la maggior parte dei vertici in collegamento video. L'analisi sulle condizioni del presidente russoè  stata fornita da Mark Galeotti, uno dei maggiori esperti di Russia del Regno Unito e biografo di Putin, professore onorario presso la University College London School of Slavonic and East European Studies e direttore dell'agenzia di consulenza Mayak Intelligence, al Daily Mail.

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Putin e la paranoia di contrarre il Covid

Secondo l'analista il condurre da remoto le conversazioni gli consentirebbe, visto il crescente nervosismo, anche di troncare più facilmente quelle che non gli vanno a genio. «Il mese scorso il governatore della banca centrale del Paese, Elvira Nabiullina, ha tentato di dimettersi da Zoom per protestare contro l'invasione dell'Ucraina - racconta Galeotti -  Non ha usato mezzi termini. La disastrosa invasione militare stava "gettando l'economia nelle fogne", gli ha detto.

Putin ha rifiutato di accettare le sue dimissioni. Era necessaria per stabilizzare i mercati, ha detto. Poi ha disconnesso la chiamata».

 

Niente dissenso

Il presidente russo non tollera il dissenso e nemmeno qualsiasi opinione che lo contraddica. «Ma intorno a lui, nelle sale del potere di Mosca, c'è una crescente inquietudine», avverte il biografo. «È stato riferito che gli alti funzionari del Cremlino - scrive sul Daily Mail - temono che l'invasione dell'Ucraina da parte di Putin sia stato un errore "catastrofico" che potrebbe "condannare" la Russia ad anni di isolamento. E avvertono che Putin potrebbe benissimo ricorrere all'uso di armi nucleari tattiche. Tali critiche vengono da entrambe le parti, dai nazionalisti e dai tecnocrati socialmente più liberali – dai falchi e dalle colombe, dalle uniformi e dai completi. I nazionalisti appoggiano la convinzione di Putin che l'Ucraina dovrebbe essere respinta nella sfera di influenza della Russia, separandola dall'Occidente. Ma sono inorriditi da quanto sia andata male la guerra. I liberali sono sempre stati scettici riguardo al rovesciamento di un governo straniero e sono disperati per il danno arrecato alla Russia, sia alla sua economia che alla sua posizione internazionale».

Il cerchio magico

Una delle poche persone che il presidente ascolta ancora è il segretario del Consiglio di sicurezza, Nikolai Patrushev. Per Galeotti però la maggior parte degli altri consiglieri e ministri del presidente non sono "Putinisti". «E se un numero sufficiente di loro diventasse così alienato e spaventato da essere pronto a organizzare un ammutinamento - sottolinea - un colpo di stato al Cremlino non è più impensabile. Ma ci vorrebbe un'alleanza di figure di spicco dell'esercito, del governo e dei servizi di sicurezza».

Il rischio golpe

E i russi fuori dal Cremlino? «Finora, la pressione occidentale, comprese le severe sanzioni economiche, non è stata sufficiente per portare in piazza folle di manifestanti - scrive Galeotti - Ma se Putin avesse fatto ricorso ad attacchi nucleari tattici in Ucraina questo potrebbe benissimo essere il catalizzatore di un colpo di stato».

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