Putin, il generale Li Gobbi: «Ha zittito i capi militari, come Hitler e Stalin. Minaccia nucleare? È concreta»

Fa il punto della situazione il generale che ha partecipato a missioni ONU in Siria e Israele e sotto egida Nato in Bosnia, Kosovo e Afghanistan è stato anche direttore delle operazioni presso lo Stato Maggiore Internazionale della Nato a Bruxelles

Putin, generale Li Gobbi: «Ha zittito i capi militari, come Mussolini, Hitler e Stalin»
Putin, generale Li Gobbi: «Ha zittito i capi militari, come Mussolini, Hitler e Stalin»
di E.P.
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Giovedì 22 Settembre 2022, 18:16 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 08:17

La situazione sul fronte ucraino si complica ulteriormente con l'annuncio della mobilitazione di riservisti da parte di Putin, la minaccia nucleare e possibili referendum di annessione dei territorio contesi. Il generale Antonio Li Gobbi, che ha partecipato a missioni ONU in Siria e Israele e sotto egida Nato in Bosnia, Kosovo e Afghanistan è stato anche direttore delle operazioni presso lo Stato Maggiore Internazionale della Nato a Bruxelles, fa il punto della situazione.

Generale, perché Putin ha annunciato una mobilitazione di 300.000 riservisti? Si è impantanato in una guerra che non riesce a vincere?

Direi che la mobilitazione dei riservisti sia importante, ma non sia la cosa più rilevante del discorso di Putin di ieri. Più rilevante è che lui abbia dichiarato al suo popolo russo che questa non è più un conflitto tra Ucraina e Russia ma sia un conflitto tra la Russia e l’intero mondo che noi chiamiamo “occidentale” , ovvero USA, NATO  e Unione Europea.

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La mobilitazione di 300.000 riservisti  è la conseguenza diretta di questo cambio di prospettiva. Peraltro, se il conflitto continuerà, e penso che continuerà, questi 300.000 saranno solo il primo passo. Anche perché la mobilitazione, sia pure di riservisti che abbiano da pochi anni lasciato il servizio, non è cosa semplice, a meno che si disponga da sempre di una organizzazione ad hoc con richiami  periodici, mezzi equipaggiamenti e materiali stoccati, ecc, insomma unità “quadro” già organizzate i cui componenti si riuniscano regolarmente per addestrarsi e questo non è il caso delle Forze Armate della Federazione Russa.

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Nel caso russo, per quel che sappiamo, i soldati dovranno ripresentarsi ai centri di reclutamento e addestramento (alcuni non si presenteranno, altri si daranno malati ecc), essere riequipaggiati e le unità dovranno essere ricostituite quasi da zero. Attività che richiede tempo se si vuole che i reparti abbiano capacità operative e non siano una specie di “Armata Brancaleone”, cosa che Mosca non può permettersi.

 

Si tratta di una misura sofferta che indica almeno due cose. Innanzitutto che il Cremlino ritiene ora che la pianificazione iniziale dell’operazione speciale non avesse considerato adeguatamente l’entità e tipologia delle forze necessarie per il conseguimento degli obiettivi nei tempi desiderati dalla leadership politica di Mosca. Non sappiamo di chi sia la colpa: se siano stati i vertici militari che abbiano sottostimato l’esigenza o che per compiacere il Cremlino non ne abbiano evidenziato le difficoltà, o, se come spesso accaduto nella storia, il leader politico abbia zittito i capi militari, convinto di essere solo lui il “grande stratega”. Mussolini, Hitler e Stalin ci hanno fornito più di un esempio in tal senso durante il secondo conflitto mondiale.

Comunque, che la sottovalutazione sia colpa dell’establishment militare o di quello politico e dell’intelligence è chiaro che a Mosca ora sarà tempo di recriminazioni.

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Ma anche che ora occorre far pesare la guerra anche sui cittadini “russi”, cosa su cui il Cremlino era sempre stato riluttante. In quest’ottica il discorso di Putin aveva la necessità di prospettare la minaccia dell’intero occidente rivolta contro la Russia e richiamare l’orgoglio della Grande Guerra Patriottica. Mosca, infatti, aveva inizialmente impiegato forze regolari russe in misura decisamente ridotta, tra l’altro spesso inviando reparti con reclutamento nella Russia asiatica. Il Cremlino ha quindi integrato i reparti regolari con milizie irregolari come ceceni, “Wagner”, siriani proprio per evitare di gravare su sui cittadini russi anche in considerazione dell’esigenza di conservarne il favore. Scelta che presumo sia stata imposta a livello politico perché da un punto di vista militare ha poco senso. Comporta, infatti, difficoltà di coordinamento, frammentazione della linea di comando in quanto queste milizie non riconoscono l’autorità delle catene di comando regolari ma solo il carisma individuale dei propri capi, modalità e tattiche di impiego non conciliabili.  Soprattutto, sappiamo che queste milizie non hanno alcun rispetto del diritto dei conflitti armati e si abbandonano a crimini ed efferatezze come si è visto.

Gli uomini stanno fuggendo dalla Russia per paura di essere costretti a combattere e montano le proteste di piazza. La mobilitazione può rivelarsi una mossa falsa per Putin?

Direi che è decisamente prematuro trarre conclusioni dalle prime affrettate informazioni che riceviamo.  È chiaro che se anche dieci persone fossero bloccate in aeroporto perché tentano di sfuggire alla chiamata alle armi, la notizia avrebbe grande risalto  sulla stampa internazionale.  Peraltro,  nel frattempo magari centinaia o migliaia, sia pure contro voglia, si presentano alla chiamata e non fanno notizia . In merito alle manifestazioni di piazza , sappiamo quello che succede nelle grandi città della  Russia europea dove di sono nostri giornalisti e diplomatici che ci possono riferire, ma non abbiamo idea di cosa succeda nelle zone rurali e nelle città più piccole e meno aperte alla cultura occidentale. Ciò premesso, sicuramente la mobilitazione in sé stessa con i suoi riflessi non solo sui singoli ma anche sulle loro famiglie e sul mondo del lavoro, da cui vengono sottratti i richiamati non giova alla credibilità del Cremlino.
Peraltro, non possiamo ignorare che le sanzioni economiche varate da USA e UE nei confronti della Russia abbiano ingenerato in molti strati della popolazione la convinzione che “l’occidente  ce l’ha con noi russi”.  Convinzione sulla quale il discorso di ieri di Putin  può aver ben attecchito. La mancanza di una stampa russa libera al riguardo non aiuta.
In merito ai rischi per la popolarità di Putin, non sarei troppo ottimista. Le colpe verranno attribuite alla burocrazia militare, lo Zar farà cadere un paio di teste e la gente gli crederà. Durante i primi tre anni della seconda Guerra Mondiale in Italia, quanti italiani esaltavano Mussolini attribuendo esclusivamente a chi gli stava intorno le colpe di campagne militari disastrose?


Le minacce nucleari di Putin sono realistiche e concretizzabili?

Sono concretizzabili, certamente. La Russia dispone di un variegato arsenale non solo nucleare, ma anche chimico e biologico. Peraltro, anche gli USA ne dispongono. Disporne non significa necessariamente volerne fare uso. Dipende molto dallo spazio di manovra che si dovesse dare alla Russia e al regime russo nel caso di una loro sconfitta militare.

Personalmente, non credo che si arrivi all’uso dell’arma nucleare, però tentare di mettere un regime autocratico in un angolo non è mai una scelta saggia. Hitler nel bunker si suicidò, ma se avesse avuto a disposizione l’arma atomica pensiamo che non la avrebbe utilizzata? È lo spirito di “muoia Sansone con tutti i Filistei”. È naturale e perfettamente comprensibile che l’Ucraina , sul cui territorio e tra la cui gente si combatte una terribile e cruenta guerra civile oltre che una guerra convenzionale, non sia disposta a compromessi.
Meno comprensibile è una posizione altrettanto intransigente da parte di UE e USA.


Pensa che i referendum per l'annessione di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporiza avranno luogo? Dato l'esito scontato cosa ne deriverebbe?

Penso che i referendum per l’annessione di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporiza  avranno luogo e che il risultato  sarà per l’annessione alla Russia. Lasciamo perdere regolarità e affluenza che saranno certamente discutibili.
Averli annunciati in quattro e quattr’otto non è stata certamente una dimostrazione di forza e di sicurezza ma al contrario una ammissione di debolezza e insicurezza. 
Peraltro, l’obiettivo  cui mira Putin a mio avviso è duplice. Da un lato dire all’Occidente “non mi importa se voi riconosciate o meno la validità dei referendum, per noi questi territori sono da oggi  territorio russo e utilizzeremo qualsiasi mezzo per difenderli”. Inoltre, un attacco contro questi “nuovi” territori russi, (in parte sia ben chiaro sotto controllo  militare ucraino) sarà considerato un attacco alla Madrepatria russa e ciò giustificherebbe anche una ritorsione al di fuori dell’Ucraina, lasciando intendere che tale ritorsione  potrebbe al limite colpire in un paese UE o negli USA. Dall’altro rinsaldare il fronte interno nel ricordo della Grande Guerra Patriottica. In quest’ottica rientrano anche i suoi continui riferimenti ai nazisti ucraini per chiamare tutti alla difesa di quella che tra pochi giorni per Mosca potrebbe essere a tutti gli effetti Russia.
Comunque, ricordiamoci che aldilà di facili entusiasmi  di cui siamo stati testimoni nei giorni passati, un serio processo di pace non è mai stato a portata di mano. E oggi lo è ancora  meno perché non conviene a nessuno dei tre attori principali.
Non è finora convenuto all’Ucraina , che ha sempre avuto la «certezza» di invertire le parti, cosa che è riuscita a fare grazie agli aiuti ricevuti essenzialmente da USA e UK. Gli altri sono marginali dimostrazioni di sostegno.
Non sarebbe accettabile dalla Russia in questa temporanea situazione di apparente inferiorità militare a meno di un “regime change” a Mosca ma i tempi mi sembrano prematuri. Peraltro,  Mosca sta solo ora attingendo in maniera più consistente al fattore umano.
E non rientra negli interessi degli Stati Uniti che vedono nel conflitto russo-ucraino il grimaldello per portare a un ridimensionamento delle ambizioni geopolitiche del Cremlino.

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