Omicron, in Gran Bretagna si rischiano sino a 75.000 morti in 5 mesi (ma la terza dose è efficace)

La nuova variante sudafricana continua a diffondersi in Europa. In Inghilterra si teme che possa portare a gravi conseguenze nel giro di poco tempo. Lo studio e il caso Israele

Omicron, in Gran Bretagna si rischiano sino 75.000 morti in 5 mesi (ma la terza dose può essere efficace)
Omicron, in Gran Bretagna si rischiano sino 75.000 morti in 5 mesi (ma la terza dose può essere efficace)
di Francesco Padoa
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Sabato 11 Dicembre 2021, 16:17 - Ultimo aggiornamento: 21:55

I numeri non sono incoraggianti. E le previsioni per i prossimi mesi meno che mai. E sempre a causa di questa maledette varianti, l'ultima delle quali, Omicron, potrebbe causare decine di migliaia di decessi nella sola Inghilterra nei prossimi cinque mesi. Certo, è lo scenario peggiore previsto, ma non impossibile, se non saranno adottate nuove restrizioni, oltre a quelle già in vigore. A sottolinearlo sono i nuovi dati della London School of Hygiene&Tropical Medicine che indicano un peggioramento dell'emergenza pandemica entro la fine di aprile. Nello scenario più ottimistico, «si prevede un'ondata che potrebbe portare a oltre 2.000 ricoveri al giorno e 24.700 decessi da dicembre al 30 aprile 2022. Nel peggiore fino a 74.800 morti. Il team sottolinea quindi la necessità di nuove misure, mentre i dati sono allarmanti: negli ultimi giorni nel Regno Unito si viaggia intorno ai 60mila nuovi casi giornalieri. I ricercatori affermano quindi che potrebbero essere necessarie restrizioni simili a quelle più rigide già adottate in precedenza, tra cui il divieto di socializzare al chiuso nei pub e nei ristoranti. Misure inevitabili se si vuole evitare il caos nel sistema sanitario nazionale.

Omicron, gli scenari in Gran Bretagna

Ma secondo il team indossare la mascherina, lavorare da casa e le terze dosi potrebbe infatti non essere sufficiente.

Lo scenario più pessimista preso in esame dagli esperti (elevata fuga immunitaria dai vaccini e minore efficacia dei richiami) prevede un'ondata di infezioni che rischia di portare a un picco di ricoveri ospedalieri circa il doppio di quello registrato a gennaio 2021, senza ulteriori misure di controllo. E, secondo lo studio, potrebbe causare fino a mezzo milione di ricoveri ospedalieri. Nonostante le incertezze su Omicron «queste prime proiezioni aiutano a guidare la nostra comprensione dei potenziali futuri in una situazione in rapida evoluzione», ha sottolineato Rosanna Barnard, che ha co-diretto la ricerca, precisando che «il nostro scenario più pessimistico suggerisce che potremmo dover sopportare restrizioni più rigorose per garantire che il servizio sanitario nazionale non sia sopraffatto: è fondamentale che i responsabili delle decisioni considerino il più ampio impatto sociale di queste misure, non solo l'epidemiologia».

 

Le regole per Natale

Gli scienziati sono convinti che per arginare l'ondata di ricoveri e decessi potrebbe non essere sufficiente nemmeno il raggiungimento dell'obiettivo di immunizzare con il booster 500.000 persone al giorno. La professoressa Eleanor Riley, docente di immunologia e malattie infettive all'Università di Edimburgo, ha affermato che la variante Omicron si sta diffondendo così rapidamente in Gran Bretagna che tutti entreranno in contatto con essa «a meno che uno non viva da eremita. Credo che nessuno dovrebbe andare in giro pensando che il virus sicuramente non lo raggiungerà: penso che la situazione sia cambiata». La Riley ha avvertito che molte persone potrebbero ancora finire in ospedale anche se il ceppo dovesse causare sintomi più lievi rispetto alla variante Delta. Gli ospedali inglesi infatti hanno già dovuto iniziare a chiudere alcuni reparti dopo aver rilevato un picco di infezioni, come per esempio il Raigmore Hospital di Inverness. Anche sul fronte delle case di cura lo scenario non è confortante. Le nuove regole hanno "quasi" riportato i residenti nelle stesse condizioni in cui si trovavano un anno fa. Ai residenti sarà vietato vedere più di tre visitatori per Natale. «Siamo quasi tornati a dove eravamo, solo leggermente meglio, ma quasi tornati a dove eravamo l'anno scorso», ha sottolineato, Nadra Ahmed, della National Association of Care Providers. «Ci sarebbe davvero piaciuto per le feste permettere ai familiari di accedere liberamente alle case di cura per visitare i residenti, ma purtroppo ora non possiamo più farlo».

L'importanza della terza dose

Considerando che i vaccini di richiamo si stanno comunque dimostrando efficaci contro Omicron, si teme che i milioni di persone che devono ancora ricevere la terza dose potrebbero non essere protetti contro i sintomi del virus. I funzionari della sanità britannica sottolineano che due dosi dovrebbero comunque offrire un'elevata protezione contro malattie gravi, ma anche un piccolo calo potrebbe innescare un'impennata delle ospedalizzazione. La variante costituisce già il 30 per cento dei nuovi casi di Covid a Londra , secondo dati riservati forniti ai ministri. Anche dall'Europa arriva l'invito ad accelerare il piano di vaccinazione. «La variante Omicron corre veloce, ed è presente in quasi tutti gli Stati membri dell'Unione», le parole della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. «Gli scienziati ancora non sanno quanto grave sia la malattia provocata da quest'ultima variante, ma è molto chiaro che è molto contagiosa: il numero dei contagi raddoppia ogni due-tre giorni. L'unica certezza è che contro Omicron serve vaccinarsi e provvedere al booster».

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Lo studio

Gli scienziati che studiano il virus per contro del governo britannico hanno confrontato 581 casi di Omicron con 56.000 di Delta per fornire stime preliminari di quanto bene i vaccini proteggano contro una variante con mutazioni che lo aiutano a eludere la risposta immunitaria del corpo. Hanno scoperto che la maggior parte delle persone anziane che hanno assunto due dosi di AstraZeneca diversi mesi fa non avevano quasi alcuna protezione contro l'infezione da Omicron e due dosi di Pfizer offrivano poco più del 30%. Ma una terza dose, se si utilizza Pfizer, può riportare i livelli di protezione fino al 71% in coloro che avevano AstraZeneca la prima volta e al 76% per coloro che avevano Pfizer. 

Il caso Israele

Buon riferimento potrebbe essere ciò che accade in Israele, primo Paese al mondo a dare il via alla somministrazione del booster, considerata qui vincente contro Omicron. Lo spiega Arnon Shahar, del Maccabi healthcare service e responsabile della task force Covid-19 del primo Paese al mondo a dare il via alla somministrazione del booster. «Fu una decisione molto difficile da prendere, essendo i primi a farlo: dopo mesi di lockdown, scuole chiuse, economia chiusa i contagi stavano risalendo vertiginosamente e sapevamo quante perplessità avremmo suscitato. Ma oggi, da medico, posso dire che è stata anche la decisione migliore che si potesse prendere perché abbiamo salvato migliaia di vite umane. E poi gli altri Paesi ci hanno seguito e questo significa ulteriori migliaia di persone che sono rimaste in vita». Riguardo a Omicron che sta spaventando l'intero pianeta Sharar afferma: «Certo, siamo allarmati per la sua contagiosità, ma per il momento non vediamo che sia più violenta né che dia una malattia più grave rispetto alle altre varianti. Il vaccino continua a coprire dalla malattia severa anche con due dosi. Siamo in contatto continuo con il Sud Africa e le case farmaceutiche - spiega - e ci aspettiamo di saperne di più su Omicron tra una settimana. In Israele possiamo dire di essere forse nella quinta ondata del virus, ma grazie al booster la stiamo decisamente contenendo, abbiamo 500 contagi al giorno. La soluzione è proprio quella di condividere i dati, solo così possiamo accerchiare il virus e ridurlo a virus da villaggio globale».

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