Mosca ha cambiato tattica? Stefanini: «Negoziati chiusi ora è guerra di logoramento»

Mosca ha cambiato tattica? Stefanini: «Negoziati chiusi ora è guerra di logoramento»
di Marco Ventura
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Mercoledì 13 Aprile 2022, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 10:45

Putin dice che il negoziato con Kiev è «in un vicolo cieco». Per l'ambasciatore Stefano Stefanini, già rappresentante dell'Italia alla Nato e consigliere diplomatico del presidente Napolitano, «si tratta di un cambiamento di tattica, visto che finora la Russia aveva tenuto il piede in due staffe: il dialogo procedeva e intanto proseguiva la guerra. Adesso, il canale negoziale sembra fermo».
Possibile che Putin abbia chiesto a Lukashenko il coinvolgimento diretto nella guerra?
«Chi può dirlo? Non sappiamo se questo sia stato un tema del colloquio. Ma se Lukashenko intervenisse aprirebbe un altro fronte, mentre i russi hanno ritirato le truppe che avevano in Bielorussia per concentrarle sul Donbass, nell'Est dell'Ucraina».
I due leader hanno anche detto che i massacri sono messinscene occidentali. Lukashenko accusa i servizi britannici per Bucha
«Lukashenko può dire quel che vuole, a Bucha sono arrivati prima dei bielorussi i giornalisti occidentali, le testimonianze vengono da fonti indipendenti. Ci sono i cadaveri. Come i servizi britannici o di qualsiasi altro paese siano riusciti a mettere in scena un eccidio durante il periodo di occupazione russo sarebbe un'impresa anche per James Bond».
Gli ucraini denunciano l'uso di armi chimiche a Mariupol. Putin nega, è credibile?
«La Russia ha sempre negato l'uso di armi chimiche in Siria, che invece è provato a livello internazionale, tanto da commuovere perfino Donald Trump Un leader separatista del Donbass ha anche detto alla Tv russa che gli ucraini del reggimento d'Azov erano asserragliati in un deposito sotterraneo e andavano stanati come topi con gli agenti chimici. Questo non vuol dire che sia stato fatto, ma se n'è parlato in termini a dir poco brutali».
Putin ha accusato l'Europa di farsi umiliare dagli Stati Uniti.
«Il vassallaggio verso l'America è un vecchio ritornello di Putin ogni qual volta vede gli europei schierarsi con gli americani. Ma trascura che la guerra è in Europa, gli europei più degli americani ne sono toccati, in particolare paesi confinanti come Polonia e Romania membri della Ue. E trascura il fatto che l'amministrazione Biden nel 2020 ha dichiarato di volersi concentrare sulla Cina e trovare un modus vivendi con la Russia.»
Putin dice pure che gli Usa vogliono combattere fino all'ultimo ucraino
«La volontà ucraina di resistere ha sorpreso gli stessi americani che, anzi, avevano offerto a Zelensky la possibilità di andarsene da Kiev: erano pronti a uno scenario di governo ucraino in esilio a Leopoli. La scelta di combattere è tutta ucraina. Sono gli ucraini a voler difendere la propria sovranità e integrità territoriale. Anche l'opposizione è schierata con Zelensky...»
Questa non è una guerra Russia-Occidente?
«Gli ucraini stanno combattendo anzitutto per se stessi. Che sia anche una guerra contro l'Occidente lo ha detto il ministro degli esteri russo, Lavrov. Putin vede come una minaccia non l'ingresso dell'Ucraina nella Nato, ma il contagio della democrazia da un paese confinante».
Ora qual è lo scenario?
«La guerra di logoramento, con la Russia che può ancora mettere in campo mezzi notevoli, e gli ucraini trincerati per resistere. Sarà una guerra lunga».
È impensabile che Putin voglia chiuderla il 9 maggio?
«In effetti, quella data segna la vittoria della Russia nella guerra sul fronte orientale contro la Germania nazista, arriva dopo il 1° maggio e coincide con l'inizio della primavera. Che Putin ci arrivi con una guerra in corso porta a due scenari: o Putin dichiarerà la vittoria grazie al controllo di tutta l'Ucraina orientale e del corridoio verso la Crimea. O il 9 maggio sarà l'occasione per un appello al patriottismo russo e per collegare la sua operazione speciale alla grande guerra patriottica in una escalation politico-retorica, con un rinnovato sforzo bellico e un rafforzato giro di vite interno contro il dissenso».
Gli ucraini hanno detto no a una visita a Kiev del presidente tedesco Steinmeier, perché «vicino alla Russia in passato»
«Negare una visita al presidente Steinmeier, che dall'inizio della guerra ha preso una posizione molto netta ed è una figura centrale in Germania, è un errore politico.

Se gli ucraini non hanno motivo di dubitare della sua buona fede e hanno bisogno di tutto l'appoggio tedesco, spero che la visita possa avvenire presto, sempre che Steinmeier voglia ancora farla».

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