Mariupol, la resistenza ucraina. Il comandante Volyna: «Potrebbero essere le nostre ultime ore di vita»

«Ci rivolgiamo a tutti i leader mondiali e li preghiamo di aiutarci. Chiediamo loro di utilizzare la procedura di estrazione e di portarci nel territorio di un Paese terzo»

Mariupol, la resistenza disperata ucraina. L'appello del comandante: «Aiutateci, possono essere le nostre ultime ore»
Mariupol, la resistenza disperata ucraina. L'appello del comandante: «Aiutateci, possono essere le nostre ultime ore»
di Raffaele Alliegro
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 18:16 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 01:38

L'ultimatum russo ai difensori di Mariupol è scaduto. Ma non c'è stato alcun segnale di resa delle forze ucraine asserragliate nell'acciaieria Azovstal da cui è arrivato un appello disperato. «Il nemico è dieci volte più numeroso di noi, queste potrebbero essere le nostre ultime ore di vita», ha detto un ufficiale di Kiev chiedendo alla comunità internazionale di «estrarli» da lì.

Mariupol, le ultime ore: l'appello del comandante

L'appello è stato lanciato prima che l'ultimatum scadesse. «Ci rivolgiamo a tutti i leader mondiali e li preghiamo di aiutarci.

Chiediamo loro di utilizzare la procedura di estrazione e di portarci nel territorio di un Paese terzo», scrive su Facebook il comandante Sergiy Volyna della 36ma brigata della marina nazionale ucraina. L'esercito russo ha «il vantaggio nell'aria, nell'artiglieria, nelle forze di terra, nell'equipaggiamento e nei carri armati. Difendiamo soltanto un punto, la fabbrica Azovstal, dove oltre ai soldati ci sono anche i civili che sono diventati vittime di questa guerra», prosegue il militare da Mariupol.

«I nostri uomini non deporranno mai le armi»

Al Washington Post, Volyna ha ribadito che i suoi uomini «non deporranno mai le armi e continueranno a svolgere le loro missioni di combattimento fino a quando riceveranno ordini». Ma nello stesso tempo ha affermato che la «tragica» situazione può essere risolta non solo «con i mezzi militari», ma anche con un accordo politico, con un Paese terzo o «un'organizzazione non militare» che garantisca il passaggio sicuro degli ucraini. «Nessuno crede ai russi», ha aggiunto spiegando perché lui e i suoi uomini non si fidano delle false promesse di corridoi umanitari che Mosca va ripetendo. Volyna ha quindi lanciato un appello a Biden e agli altri leader internazionali perché organizzino «un'operazione di esfiltrazione dei militari e dei civili, circa 500 tra i quali donne e bambini, asserragliati a Azovstal». Speriamo «che il presidente Biden ci ascolti e aiuti a risolvere la situazione» continua.

La tragedia nei sotterranei

La situazione degli asserragliati, alcuni feriti, è «tragica, nei sotterranei la gente sta male, non ci sono medicine», afferma spiegando che combattenti e civili sono rifugiati nel sistema di tunnel dell'enorme impianto siderurgico, uno dei più grandi d'Europa, per avere una certa protezione. Il comandante non fornisce il numero esatto dei combattenti, che comprendono anche i membri del reggimento nazionalista di Azov. Senza possibilità di ricevere aiuti dall'esterno, militari e civili possono contare soltanto sulle proprie forze per sopravvivere, spiega ancora Volyna che afferma di dormire solo due o tre ore a notte. «Raccogliamo l'acqua, ci aiutiamo gli uni con gli altri il più possibile, tutti sono pronti ad andare avanti come un sol uomo», afferma, sottolineando che «siamo consci di tutto, comprendiamo la situazione e continueremo a combattere».

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