Folau attacca l'Australia: «I morti negli incendi sono il Giudizio di Dio: stop a matrimoni gay e aborto», il sermone dell'ex stella del rugby Video

«I morti negli incendi in Australia sono il Giudizio di Dio che non vuole matrimoni gay e aborto», il sermone dell'ex stella del rugby, Israel Folau
«I morti negli incendi in Australia sono il Giudizio di Dio che non vuole matrimoni gay e aborto», il sermone dell'ex stella del rugby, Israel Folau
di Paolo Ricci Bitti
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Martedì 19 Novembre 2019, 22:45 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 07:05
Israel Folau, ex superstar del rugby,  alza ancora l'asticella dell'integralismo cristiano attribuendo al "Giudizio di Dio" i sei morti causati dagli incendi che stanno devastando la costa est dell'Australia. Un'affermazione lanciata in chiesa durante un sermone subito diffuso via Facebook dalla stessa Truth of Jesus Christ Church di Sydney.

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Lo scorso aprile l'allora asso della nazionale, fra i più forti giocatori di sempre, 73 presenze per i canguri, venne cacciato dalla federazione che l'aveva già ammonito l'anno prima per i suoi atteggiamenti omofobi espressi sui social. Inutilmente, perché in primavera il travolgente trequarti ala o estremo aveva diffuso l'ennesimo proclama oscurantista:  "Ubriaconi, omosessuali, adulteri, bugiardi, fornicatori, ladri, atei, idolatri: l'inferno vi sta aspettando. Pentitevi! Soltanto Gesù può salvarvi". Ovvero una citazione dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi roteata come una clava dal gigante di origini tongane (1.93 per 103 chili) per attaccare la Tasmania, uno dei sei Stati dell'Australia che aveva deciso di rendere facoltativa l'indicazione del genere sui certificati di nascita. 




In maggio il trentenne, dopo aver confermato affermazioni e non essersene per nulla pentito,  era stato poi licenziato sia dalla federazione sia dalla franchigia Waratahs. Una fede, la sua, non intaccabile neppure dalla perdita del milione di euro a stagione previsto dal suo contratto fino al 2022. E neppure dalla conseguente rinuncia a giocare per i Wallaby ai mondiali in Giappone in ottobre, lasciando così la nazionale australiana con un "buco" che si è rivelato effettivamente incolmabile, come temeva prima di tutto il ct Cheika che comunque non l'ha mai appoggiato, così come è stato quasi unanime lo sdegno del mondo internazionale del rugby, da sempre ambiente pronto a respingere ogni discriminazione.

E' in corso adesso una causa tra l'ex giocatore e la federazione australiana. Folau potrebbe riprendere a giocare a rugby, ma non più nella versione a 15 (Union, quella più diffusa), ma in quella a 13 (League, sin da metà del 1800 professionistica, da dove peraltro proviene). 

Durante il sermone ai fedeli della Truth of Jesus Christ Church di Sydney, il predicatore Folau, ha detto che l'ondata terribile di roghi in Australia non è casuale, ma legata al sostegno che l'Australia riserva ai matrimoni gay e all'aborto. "Dio ci sta parlando, bisogna pentirsi, abrogare queste leggi e tornare al volere di Dio. Ciò che vediamo in questi giorni è solo un piccolo inizio del Giudizio di Dio". 

E questa volta le reazioni contro Folau non solo in Australia sono state proporzionali all'aberrazione delle sue pubbliche affermazioni.
     

 
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