Fino a questo momento le armi nucleari sono state sfruttate come strumento di deterrenza, per spaventare i potenziali nemici e mostrare i muscoli in campo internazionale. Ma con la guerra in Ucraina la situazione è precipitata: il rischio di escalation nel conflitto tra Russia e Usa, secondo gli analisti, non va sottovalutato e a preoccupare sono soprattutto i Paesi a elevata instabilità dotati di armi atomiche. Provocano, valutano male le conseguenze, agiscono in modo sconsiderato. Il Nuclear notebook della Federation of american scientists (Fas) calcola che sono oltre 15.000 le testate nucleari presenti negli arsenali delle nove nazioni al mondo a esserne dotate, con Russia e Stati Uniti che rappresentano da soli il 93% del totale. «Nonostante gli enormi progressi nel ridurre gli arsenali nucleari della Guerra fredda, la riserva complessiva di testate atomiche resta a un livello molto elevato: circa 15.350 testate agli inizi del 2016 - sottolinea il rapporto - di queste più di 10 mila si trovano nelle scorte militari (le altre sono in attesa di smantellamento), 4.200 delle quali schierate con le forze operative e 1.800 pronte a essere lanciate con un breve preavviso».
Corea del Nord minaccia gli Stati Uniti: «800mila cittadini pronti a combattere»
Gli arsenali
Il numero esatto delle bombe nucleari che ogni Paese possiede è un segreto di Stato.
Corea pronta a reagire
Al di fuori del trattato di non proliferazione si muove l’India, che ha fatto detonare il suo primo ordigno (Smiling Buddha) nel 1974 definendolo un «esperimento pacifico». Suscitando però le ire di Paesi come il Canada che avevano fornito a New Delhi tecnologie nucleari a condizione che fossero utilizzate solo a scopo civile. Attualmente l’arsenale indiano conterrebbe circa 120 testate. Come l’India, il Pakistan non ha mai aderito all’accordo: ha avvito il programma nucleare alla fine degli anni ‘70 e i primi test nucleari risalgono al 1998, con la detonazione di sei ordigni tra le colline di Ras Kho. L’arsenale pakistano sarebbe leggermente superiore a quello indiano, attestandosi intorno alle 130 testate, ma secondo alcuni analisti disporrebbe di materiale sufficiente per salire a 200. Quanto alla Corea del Nord, al momento non potrebbe contare su più di otto testate nucleari, numero che potrebbe essere raddoppiato. Il Paese asiatico aveva aderito nel 1985 al trattato di non proliferazione per poi sfilarsi definitivamente nel 2001, rifiutando le ispezioni chieste sulla base dei sospetti che stesse sviluppando una bomba. La Corea del Nord ha rivendicato lo scorso anno lo status di potenza nucleare «irreversibile», mentre il leader Kim Jong-un ha di recente chiesto un aumento «esponenziale» della produzione di armi, comprese le armi nucleari tattiche contro le insidie esterne. Kim, riporta un resoconto dell’agenzia di stampa governativa Kcna, ha assicurato che la Corea del Nord «reagirà alle armi nucleari con armi nucleari», spronando i militari a «rafforzare in modo irreversibile la deterrenza» e a essere pronti a ogni evenienza. In teoria, il missile balistico Hwasong-17 è ritenuto dagli esperti in grado di raggiungere gli Stati Uniti.
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