Guerra in Ucraina, la diretta. Kiev al Cremlino: teniamo negoziati a Mariupol. Ue: «Prima o poi colpiremo petrolio e gas russo»

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Guerra in Ucraina, la diretta. A Mariupol «attacchi brutali». La Cina: «Le forniture di armi non porteranno la pace»
Guerra in Ucraina, la diretta. A Mariupol «attacchi brutali». La Cina: «Le forniture di armi non porteranno la pace»
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 06:13

Sono usciti dalla città con un piccolo convoglio di autobus. Decine di civili hanno abbandonato Mariupol attraverso un corridoio umanitario concordato con la Russia. Ma nessuno di questi proviene dalle acciaierie Azovstal. Lì è tutto fermo, immobile, perché ogni gesto inconsulto potrebbe costare la vita. Restano all’interno dell’impianto ancora tanti civili, oltre agli uomini del battaglione Azov, anche se ormai la resistenza è senza speranza. Il piano pensato dall’intelligence ucraina per fare arrivare i rinforzi non sembra aver funzionato e ora che anche il nuovo ultimatum lanciato da Mosca è stato fatto cadere nel vuoto, in tanti sanno che non avranno scampo.

L’APPELLO

Ieri, un disperato appello è arrivato anche da uno dei combattenti più valorosi, il comandante della 36a Brigata asserragliata all’interno, Sergey Volyn.

Un messaggio che sembrerebbe preludere alla resa. «Questo potrebbe essere il nostro ultimo appello - ha dichiarato -. Siamo, forse, di fronte ai nostri ultimi giorni, se non ore. Il nemico ci supera in numero di 10 a 1. Hanno un vantaggio in aria, nell’artiglieria, nelle loro forze a terra, nell’equipaggiamento e nei carri armati. Noi stiamo difendendo l’impianto Azovstal, dove oltre al personale militare, ci sono anche i civili, che sono caduti vittime di questa guerra». E ancora: «Facciamo appello e supplichiamo tutti i leader mondiali di aiutarci. Chiediamo loro di utilizzare la procedura di “estrazione” (i corridoi umanitari) e di portarci sul territorio di un altro Stato». 

La città, dunque, sembra persa. E si sta cercando di fare il possibile per salvare chi è ancora rinchiuso in quei bunker. Ieri, infatti, Kiev ha fatto un ulteriore passo avanti nella trattativa e ha dichiarato che i negoziatori ucraini, gli stessi che stanno discutendo l’accordo per la pace, sono pronti a recarsi a Mariupol per discutere con i russi le evacuazioni di civili e militari dalla città, anche con il supporto di Paesi terzi. A comunicarlo è stato il vice comandante del reggimento Azov, il capitano Svyatoslav Palamar, in un videomessaggio su Telegram. «Abbiamo parlato con la massima leadership politica - afferma -. Sono David Arahamiya e Mykhailo Podolyak e si dicono pronti a venire a trattare con Medinsky e Slutsk l’evacuazione della restante guarnigione militare. In modo da poter fare uscire i feriti, prelevare i corpi dei morti e seppellirli con onore nel territorio non controllato dalla Russia. Tutto questo, però - ribadisce Palamar - non vorrà dire che abbiamo intenzione di accettare gli inviti russi ad arrenderci. Noi continueremo a combattere».

L’ultimatum per la resa lanciato dalle truppe di Mosca risale a ieri pomeriggio alle 14. Anche se, nel frattempo, video di propaganda dei separatisti filo-russi hanno continuato a mostrare sia l’acciaieria deserta che soldati arresi e civili evacuati. Ma in questa guerra la realtà dei fatti non è mai troppo chiara. Nessuna certezza su come stiano andando realmente le cose in quel territorio massacrato.Di corridoi umanitari e di allontanamento dei civili dalle zone delle bombe ne aveva parlato ieri mattina anche il sindaco della città portuale Vadym Boychenko, che aveva precisato quale fosse l’intenzione, e cioè di evacuare circa seimila persone con 90 bus. Secondo Boychenko nella città assediata restano ancora almeno 100mila civili. Il suo vice Sergei Orlov alla Bbc ha ricordato che nell’acciaieria manca praticamente tutto, dall’acqua ai medicinali. «Con la Russia che impedisce qualunque cosa - evidenzia -. Tutte queste notizie sulla possibilità di andarsene e di lasciare Mariupol o l’area dell’acciaieria sono false».

Il consigliere del primo cittadino, Petro Andryushchenko, aggiunge altri particolari drammatici: i militari russi minacciano di fucilare coloro che non vorranno mettersi il nastro bianco al braccio. «Gli occupanti - specifica - dalle proposte “morbide” di far indossare nastri bianchi ai civili in segno di “distinzione”, sono passati alle minacce dirette di aprire il fuoco su chiunque si troverà in strada senza tali segni distintivi». Madri, mogli e figli dei difensori della città pregano e scrivono al Papa perché faccia «il possibile e l’impossibile» per salvare i loro cari e tutte le persone di Mariupol.

Kiev resta comunque convinta che Mosca voglia spingere gli ucraini fuori dalle regioni orientali e mantenere il «corridoio di terra» verso la Crimea prima della data fatidica del 9 maggio, in cui la Russia celebra con una parata la Giornata della vittoria, in memoria della sconfitta della Germania nazista al termine della seconda guerra mondiale. Una tesi che sembra confermata dalla vicesindaca della città, nominata dai russi, Viktoria Kalachova, che dice alla Tass: «Le forze russe organizzeranno a Mariupol una grande parata militare il 9 maggio. Avverrà senza alcun dubbio. La popolazione aspetta questo evento. È in attesa della parata del “Reggimento immortale”». 

 

I MILIZIANI

E proprio per accelerare il più possibile i tempi, lo zar ha chiesto ai suoi generali di ampliare il contingente reclutando anche ex combattenti da Siria, Libia, Afghanistan e Cecenia. Circa ventimila mercenari sarebbero già in azione sul territorio, soprattutto nell’est. E per combattere percepirebbero un lauto stipendio: da 800 a 3.000 dollari. Sulle condizioni dei civili a Mariupol ha lanciato l’allarme anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha ammesso: «Le cose nella città non stanno andando come speravamo. Non so quando riusciremo a sbloccare la situazione. Tutti i nostri ragazzi vogliono la vittoria e che la città venga liberata. Ma non ci sono molte vie, soltanto due: armi serie e pesanti sulle quali contiamo. E la seconda via, quella diplomatica, ma la Russia non è d’accordo su questo. Noi siamo anche pronti a scambi di prigionieri: hanno lasciato dietro cadaveri, però pure persone vive. Siamo pronti a qualsiasi scambio».

OFFENSIVA AUMENTATA

In attesa di vedere come si evolverà la situazione nella città martire, continua l’offensiva dei militari russi nell’est con un’intensificazione dei combattimenti nel Donbass. Gli attacchi mostrano l’intenzione di Mosca di cercare di interrompere il flusso dei rinforzi e delle armi ucraine. E Kiev - dove ieri è arrivato il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel - ha spiegato che i russi si stanno raggruppando per proseguire la loro offensiva per il pieno controllo del territorio delle regioni orientali. Dopo qualche settimane di stop, ieri, si è tornato a parlare dei negoziati. La Russia dice di aver consegnato all’Ucraina una bozza di documento sui colloqui “formulata chiaramente” e che adesso attende la risposta. Poi, il ministro degli Esteri Maria Zakharova sostiene: «Comunque non crediamo più nei negoziatori ucraini». Da Kiev, però, la replica: «La stiamo analizzando».

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