Putin fa crollare la storica neutralità di Svezia e Finlandia: il boomerang per lo zar

Da neutrali a «non allineati militari» fino all'adesione (accelerata) alla Nato

Putin fa crollare la storica neutralità di Svezia e Finlandia: il boomerang per lo zar
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Domenica 15 Maggio 2022, 18:51 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 11:59

Putin è riuscito a rompere la neutralità storica di Finlandia e Svezia. L'invasione dell'Ucraina, giustificata dal Cremlino con la necessità di contenere l'espansionismo della Nato, ha fatto maturare il frutto avvelenato dell'imminente adesione all'Alleanza atlantica della Svezia e, peggio, della Finlandia, che condivide una frontiera di oltre 1.300 chilometri con la Federazione russa. Per dirla con Mikhailo Podoliak, il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che non risparmia i toni beffardi, ora «i confini della Nato si estenderanno alla periferia di San Pietroburgo. Benvenuto nella nuova realtà, signor Putin».

 

Le radici storiche del non allineamento, o meglio dell'allineamento parziale dei due Paesi sono diverse. La tempestosa coesistenza con il potente vicino da parte della Finlandia trovò una dimensione più stabile con la firma nel 1948 del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza con l'allora Urss, in vigore fino al crollo dell'Unione sovietica nel 1991. La clausola chiave era che nessuno dei firmatari avrebbe fatto parte di una alleanza diretta contro l'altro.

La neutralità in politica estera era il vangelo delle relazioni internazionali della Finlandia al punto che stabilì accordi economici simmetrici con i due blocchi almeno fino agli anni Ottanta quando, nel 1986, divenne membro dell'Associazione europea di libero scambio (Efta).

L'accelerazione arrivò con la caduta del Muro di Berlino: il Trattato di amicizia si trasformò nel 1992 in Accordo di buon vicinato con la Russia e nello stesso anno Helsinki chiese l'adesione all'Unione europea che fu formalizzata nel 1995. La neutralità divenne «non allineamento militare»: sì alla difesa e alla cooperazione militare, no alle alleanze con garanzie di mutua difesa. Maglie strette, attraverso le quali, in punta di diritto, passava anche la compatibilità con la Politica estera e di sicurezza comune che nel giro di pochi anni approdò a un'architettura per la gestione delle crisi della quale la Finlandia fa parte con il vincolo della partecipazione a operazioni di pace solo in base a un mandato Onu.

La Svezia

In contemporanea si materializzava anche l'adesione alla Partnership for Peace della Nato, strumento flessibile di cooperazione militare ben diverso dalla membership. La Svezia invece, quando scoppiò la Seconda guerra mondiale, era neutrale da più di un secolo, dalla fine delle guerre napoleoniche, e non prese parte al conflitto anche se nella prima fase concesse alcune facilitazioni logistiche alla Germania e in seguito, a partire dal 1944, agli Alleati. Una posizione ribadita nel 1949 quando Stoccolma si rifiutò di entrare nella Nato.

Secondo il diritto internazionale, la Svezia è stata impegnata finora a una «neutralità convenzionale» e quindi non a una neutralità permanente. Come membro dell'Unione europea è anch'essa tra i promotori di un'intensificazione della politica di difesa e sicurezza e le truppe svedesi - assieme a quelle finlandesi, norvegesi, estoni e irlandesi - partecipano al battaglione nordico per la gestione delle crisi. A partire dal 2015, a seguito dell'attivismo militare russo, Stoccolma ha aumentato le spese militari e rafforzato il dispositivo a difesa della strategica isola di Gotland, nel mar Baltico.

La neutralità di Stoccolma ed Helsinki non ha impedito la cooperazione militare con il lato occidentale della barricata ma la membership effettiva della Nato cambierà radicalmente la mappa di quegli equilibri che dal 24 febbraio Mosca ha provveduto a destabilizzare.

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