Cina, operazione Covid Zero: così Pechino blocca (di nascosto) le città per azzerare le proteste

I funzionari locali sono sotto pressione per attuare la rigida politica anti virus voluta dal presidente Xi Jinping

Cina, "Covid Zero", la strategia di Pechino per bloccare di nascosto le città e azzerare le proteste popolari
Cina, "Covid Zero", la strategia di Pechino per bloccare di nascosto le città e azzerare le proteste popolari
di Mario Landi
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Martedì 1 Novembre 2022, 17:03 - Ultimo aggiornamento: 17:28

La Cina ha deciso di imporre i blocchi anti Covid nelle città e nelle aziende senza annunciarlo a residenti o dipendenti. Dopo aver ricevuto il terzo mandato ai vertici del Partito Comunista Cinese nell'ultimo congresso nazionale, quindi alla presidenza del Paese, Xi Jinping ha deciso di inasprire ulteriormente le restrizioni per arginare la diffusione del virus. Il nuovo programma per frenare la crescita dei contagi in Cina è stato denominato "Covid Zero".

L'obiettivo della strategia è quello di far si che le notizie circa le chiusure di quartieri, aziende o addirittura intere città, possano diffondersi il meno possibile, così da poter controllare l'aumento dei casi senza andare ad alimentare il malcontento popolare che, nelle ultime settimane ha innescato nelle piazze cinesi numerose proteste contro Xi e le restrizioni.

Pare addirittura che in alcuni casi molte persone, rincasando a casa dal lavoro, si siano ritrovate improvvisamente in zone sottoposte a blocco e quindi senza possibilità di uscire fino a nuovo ordine.

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"Covid Zero", la pressione di Pechino sui funzionari locali

Pechino sta esercitando una pressione sempre più forte su funzionari e amministratori locali perché mettano in atto con precisione le nuove disposizioni sanitarie imposte dal governo. Qualcuno ha definito le nuove restrizioni "blocchi invisibili", e dato che la Cina in questo momento è al centro dello scacchiere geopolitico internazionale, in Ucraina come alleato di Mosca, sul fronte locale per quanto riguarda Taiwan, Xi ha in questo momento più interesse che mai nel voler mantenere l'ordine per le strade, azzerrare i casi e nello stesso tempo mentenere stabile il tessuto economico del Paese. 

Wuhan (13 milioni di abitanti), capoluogo della provincia di Hubei ed epicentro mondiale della pandemia 2 anni fa, è una delle città della Cina dove i "blocchi invisibili" vengono adottati più frequentemente. Essendo la città una delle più grandi, le restrizioni vengono ovviamente imposte a blocchi. Wuhan rappresenta uno dei maggiori poli commerciali di tutto il Paese, chiudere l'intera area scatenerebbe tumulti popolari ingestibili e una frenata sui mercati di cui Pechino non vuole assolutamente sentir parlare. Per questa ragione le chiusure vengono localizzate in base ai distretti. Secondo alcune testimonianze raccolte da "Bloomberg" la maggior parte degli alberghi e dei ristoranti della città risulterebbero chiusi, mentre in altri distretti invece non sembrerebbero esserci particolari restrizioni.

 

Stessa cosa a Zhengzhou (10 milioni di abitanti) capitale della provincia di Henan, nella Cina centrale. Anche qui i funzionari hanno progressivamente imposto una rete di blocchi e restrizioni su piccole aree. Il problema in questo caso risiede nel fatto che la città ospiti il più vasto sito di assemblaggio cinese dell'azienda taiwanese "Foxconn Technology Group" (la più grande produttrice al mondo di componenti elettrici ed elettronici di apparecchiature digitali per Amazon, Apple, Dell, HP, Microsoft, Motorola, Nintendo, Nokia, per il mercato cinese, per Sony, BlackBerry e Xiaomi all'estero).

Questo significa che moltissimi degli abitanti che in questo momento si trovano sottoposti a restrizioni lavorano proprio qui, i blocchi anti Covid hanno infatti causato un brusco stop alla produttività del centro industriale, con conseguente perdita di vari punti sul mercato azionario presso la borsa di Shangai.

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Gli effetti sulla popolazione

Nelle grandi megalopoli cinesi come Shanghai e Shenzhen, oltre a quelle già citate, le autorità locali già da tempo non comunicano più le chiusure, anche per quanto riguarda le scuole. I genitori vengono informati dalle direzioni degli istituti a voce, o tramite app di messaggistica. La mancanza di trasparenza da parte delle province cinesi significa che le famiglie in questo momento stanno vivendo una serie di disagi di cui la comunità internazionale è completamente ignara.

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