Coronavirus, con la riapertura dei confini già mille stranieri trovati positivi

Coronavirus, con la riapertura dei confini già mille stranieri trovati positivi
Coronavirus, con la riapertura dei confini già mille stranieri trovati positivi
di Mauro Evangelisti
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Domenica 12 Luglio 2020, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 12:02

ROMA Il blocco delle frontiere non sta funzionando, l’incremento dei casi di importazione, delle persone positive giunte dall’estero, è inarrestabile. Il ministro dell Salute, Roberto Speranza martedì confermerà la lista dei 13 dei Paesi da cui non si può raggiungere l’Italia, ma sarà necessario allungarla.

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IL FLUSSO
In Puglia ormai i nuovi casi positivi sono tutti rappresentati da chi arriva da oltre confine. «L’ultimo episodio - racconta il professore Pier Luigi Lopalco, che guida la task force sul coronavirus della regione - ci parla di una famiglia di quattro persone arrivate dal Brasile. Tutte positive. Si tratta di un fronte aperto molto delicato». In Emilia-Romagna, dove a sorpresa il numero degli infetti è tornato a salire, ai focolai di un’azienda di Parma e dei due magazzini dei corriere espressi di Bologna, si sono aggiunti numeri importanti di positivi arrivati con i voli dal Bangladesh, che abitano tra la provincia di Forlì-Cesena e quella di Ravenna. Zone nelle quali, nonostante la crisi del turismo, la riviera adriatica offre occasioni di occupazione. Nel Lazio in pochi giorni hanno già trovato 124 immigrati bengalesi positivi, ai quali si sono aggiunti altri arrivati dall’India e Stati Uniti (nazioni i cui voli non sono stati bloccati dal Governo), Perù, Brasile, Messico, Nicaragua. In totale i casi di importazione si avvicinano rapidamente a quota 200.

Senza questo flusso il Lazio sarebbe non lontano dal traguardo di regione “covid free”. Episodi di questo tipo sono segnalati in Veneto, Campania, Friuli e Trentino. Proiettando il dato del Lazio su tutta Italia, si stima che siano almeno mille i casi di importazione trovati nelle ultime settimane. Se servissero nuove conferme, basterebbe riprendere le valutazioni del professor Gianni Rezza, direttore Prevenzione del Ministero della Salute, che nel commentare le schede settimanale sull’andamento dell’epidemia, ha detto apertamente: «In diverse regioni l’indice di contagio ha superato quota 1 a causa di alcuni focolai di rilevanza più o meno grave per l’importazione di infezioni dall’estero». Chiaro, no? Le regioni vedono aumentare la velocità della trasmissione del virus a causa dei positivi che stanno entrando in Italia e arrivano dall’estero. Ma il ministro Speranza non aveva bloccato gli arrivi? In modo totale, lo ha fatto solo per 13 paesi, dal Bangladesh al Perù, per fare alcuni esempi. Ma ormai a centinaia erano già rientrati in Italia, tanto che il Lazio è stato costretto a effettuare una campagna di tamponi ad hoc sulla folta comunità degli immigrati bangladesi (già oltre 3.000). Non solo: l’elenco dei Paesi “bannati” si sta dimostrando insufficiente, visto che ieri nella regione sono stati trovati positivi due immigrati arrivati dall’India, terzo paese al mondo per numero di infetti, salvato da Speranza, visto che per ragioni di lavoro o di residenza da quella nazione si può raggiungere l’Italia. Ma i numeri sono emblematici. Prendiamo di nuovo l’esempio laziale: dei 19 positivi di ieri, due terzi sono arrivati dall’estero (8 dal Bangladesh con voli precedenti al blocco, due dall’India, uno dall’Egitto e uno dall’Ungheria).

Martedì scade lo stop deciso da Speranza ai 13 paesi e ai voli dal Bangladesh in genere e il ministro deve relazionare al Senato, in una fase delicata visto che c’è in ballo anche la proroga dello stato di emergenza per tutto il 2020. Visto che ogni giorno stanno aumentando i casi di importazione, Speranza dovrà confermare il blocco a una serie di paesi a rischio, con la necessità di aumentare anche il numero delle Nazioni dalle quale non si può arrivare in nessun caso. India, Stati Uniti e Pakistan, spiegano gli esperti, sono le assenze più importanti nella lista nella versione attuale. Sul fronte dell’andamento dell’epidemia, c’è da registrare lo sfogo di un infermiere dell’ospedale di Cremona su Facebook: «Ci risiamo, abbiamo ricominciato a ricevere pazienti Covid». Non è rassicurante. Ieri la buona notizia è arrivata dal bilancio dei decessi: solo 7. Lieve aumento dei pazienti in terapia intensiva, ma in totale la diminuzione dei ricoverati per Covid continua (sono 893). I nuovi casi positivi giornalieri sono 188, meno del giorno prima; gli infetti, attualmente, in Italia sono 13.303, i dimessi-guariti 194.759.

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