Chirac morto, 40 anni di politica di cui 12 ai vertici dello Stato francese

Chirac morto, 40 anni di politica di cui 12 ai vertici dello Stato francese
Chirac morto, 40 anni di politica di cui 12 ai vertici dello Stato francese
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Giovedì 26 Settembre 2019, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 12:50

Se ne è andato un «gigante della politica», scrive Le Figaro dando la notizia della morte a 86 anni di Jacques Chirac. Addio al «camaleonte della Repubblica», è invece il titolo del progressista Liberation. Di sicuro, pochi come lui possono vantare una vita politica lunga 40 anni, di cui 12 ai massimi vertici delle istituzioni francesi: sindaco di Parigi, ministro, primo ministro e infine presidente della Repubblica per due mandati, dal 1995 al 2007. Chirac viene ricordato anche come convinto fautore dell'Unione Europea. 

Morto Chirac, aveva 86 anni. Fu presidente francese dal '95 al 2007 e sindaco di Parigi

Nato nel V arrondissement di Parigi il 29 novembre 1932, Chirac aveva origini borghesi: suo padre Francois era un funzionario di banca e sua madre Marie Louise Valette era la figlia di un istitutore di Sainte-Féréole. Nel 1950 lascia la famiglia e s'imbarca a Dunkerque come mozzo su un cargo verso gli Stati Uniti. Lì fa il lavapiatti ad Harvard, guardia del corpo di una signora anziana e ricca e poi fidanzato della figlia di un importante imprenditore del cotone del Sud Carolina.

Nel 1951 torna a Parigi e frequenta Institut d'études politiques e nel 1954 entra nell'École nationale d'administration. Nel 1956 presta il servizio militare in Algeria, sottotenente del 6 reggimento degli Chasseurs d'Afrique.

Dopo aver simpatizzato in gioventù per il Partito Comunista Francese, aderisce al gollismo. Nel 1965 viene eletto consigliere municipale di Sainte-Féréole, piccolo comune del dipartimento della Corrèze.

Viene eletto deputato all'Assemblée Nationale per la prima volta nel 1967 e in seguito costantemente rieletto, dal 1968 al 1971 è stato segretario di Stato, al Lavoro e poi all'Economia e Finanze, e dal 1971 al 1974 ministro, per i Rapporti con il parlamento, dell'Agricoltura e dell'Interno. È anche presidente del consiglio generale della Corrèze dal 1970 al 1979. Fedelissimo di Georges Pompidou, è anche l'uomo di fiducia di Marie-France Garaud e di Pierre Juillet, membri influenti dell'entourage dello scomparso presidente della Repubblica e accaniti avversari del gollismo riformista di Jacques Chaban-Delmas.

Alle elezioni presidenziali del 1974 volta le spalle al candidato ufficiale del movimento gollista Jacques Chaban-Delmas e si schiera apertamente con quello liberale Valéry Giscard d'Estaing. Una volta eletto, battendo il socialista François Mitterrand al secondo turno, Giscard si sdebita nominando Chirac Primo ministro.

Dimessosi da Primo ministro nell'agosto 1976 a causa di forti dissensi con il Capo dello Stato, scatena una guerra senza quartiere contro Giscard e il primo ministro Raymond Barre.
 

 

Il 5 dicembre 1976 rifonda il partito gollista, emarginando i capi storici del movimento e costituendo il Raggruppamento per la Repubblica (di cui sarà presidente fino al 1994), sostenendo una politica basata sul rispetto della sovranità e l'indipendenza della nazione.

Nel 1977, essendo stata ripristinata dopo un secolo di amministrazione prefettizia la carica di sindaco di Parigi, Chirac decide di presentarsi contro il candidato di Giscard Michel d'Ornano, e viene eletto. È riconfermato sindaco di Parigi nel 1983 e 1989, rimanendo in carica fino al 1995. Visti i poteri e i mezzi economici sterminati di cui gode il primo cittadino della capitale - funzione ulteriormente rafforzata dalle leggi Defferre del 1982 e 1983 sul decentramento amministrativo - Jacques Chirac dispone di una potente macchina da guerra che gli sarà utilissima nella sua lenta ma fortunata scalata all'Eliseo.

Appena insediatosi all'Hôtel de Ville, Chirac mette a segno due operazioni destinate a lasciare una traccia indelebile sul volto della città: la sistemazione della vasta area delle Halles e il primo piano regolatore di Parigi. Se il primo progetto è incontestabilmente un errore urbanistico e uno scivolone estetico, il secondo ribadisce la politica smaccatamente in favore dell'auto privata perseguita durante la precedente gestione prefettizia della città.

Tra gli interventi pianificati o realizzati nel corso degli ultimi anni del suo mandato spiccano Paris Seine Gauche, il nuovo quartiere direzionale a Tolbiac, e la risistemazione dell'Avenue des Champs-Élysées. Chirac dà il via anche a una serie di importanti iniziative volte ad incrementare l'attività culturale della città come, ad esempio, grandi mostre, spettacoli, concerti, eccetera. Durante il suo mandato, la stagione del Théâtre du Châtelet è portata al livello di quella di un vero e proprio teatro dell'opera, entrando in concorrenza con l'Opéra National de Paris che dipende dal ministero della Cultura, retto dal 1981 al 1986 e dal 1988 al 1993 dal socialista Jack Lang.

Il dirimpettaio Théâtre de la Ville, opportunatamente ristrutturato, diventa il tempio della danza contemporanea. Il Palais de Tokio è adibito a sede di mostre di arte moderna, in competizione con il Centre Pompidou. Sono inaugurate numerose biblioteche comunali e una grande mediateca alle Halles.
 

Nel dicembre 1978, a pochi mesi dalle elezioni europee, lancia un appello (il cosiddetto appello di Cochin dal nome dell'ospedale parigino in cui è ricoverato per i postumi di un incidente stradale). Si tratta di un virulento attacco alle istituzioni europee che, oltre a chiamare in causa indirettamente Giscard, rappresenta una notevole involuzione in senso conservatore e nazionalista della sua linea politica. Gli ispiratori sono Garaud e Juillet, che tramano nell'ombra ai danni del presidente della Repubblica. Ma questa presa di posizione, troppo radicale, ha solo l'effetto di disorientare gli elettori: alle europee del 1979 il RPR avrà solo il 16 per cento dei voti, creando malcontento nel partito neo-gollista. Decide quindi di disfarsi della coppia Garaud-Juillet, e la sua linea politica vira dalla destra al centro dello scacchiere politico. Prosegue, intanto, la sua lotta senza quartiere contro Giscard. Alla fine del 1980 incontra segretamente François Mitterrand per concordare una strategia comune ai danni del presidente uscente. Si candida quindi alle elezioni presidenziali del 1981, arrivando terzo al primo turno con il 17,9 dei voti. Escluso dal ballottaggio, fa in televisione una dichiarazione di voto a favore di Giscard, ma il tono è di una tale freddezza da indurre nell'entourage del presidente della Repubblica uscente la convinzione che Chirac si sta adoperando sottobanco per far eleggere il socialista François Mitterrand.

Eletto Mitterrand presidente della Repubblica, dal 1981 Chirac diventa il capofila naturale dell'opposizione di centrodestra, che alle elezioni legislative del 1986 riconquisterà la maggioranza all'Assemblée Nationale. È così di nuovo Primo ministro dal 1986 al 1988, in un governo di coabitazione con il presidente della Repubblica François Mitterrand (socialista). I rapporti fra i due saranno spesso sull'orlo della rottura e, come prevedibile, alle elezioni presidenziali del 1988 Chirac si presenta candidato contro Mitterrand.

Al primo turno, il 24 aprile, ottiene il 19,94 % dei voti, ed entra nel ballottaggio con François Mitterrand che ha il 34,1 %. Il secondo candidato del centrodestra Raymond Barre ha il 16,6 %, e invita i suoi lettori a votare al ballottaggio per Chirac. Questi al secondo turno, il 6 maggio, ha il 45,98%, ed è quindi battuto dal presidente della Repubblica uscente.

Torna a essere la guida dell'opposizione di centrodestra, che alle elezioni del 1993 esce vittoriosa aggiudicandosi l'80% dei seggi dell'Assemblée Nationale, lascia però che a guidare un governo di coalizione sia il collega di partito Édouard Balladur.

Alle elezioni presidenziali del 1995 è candidato per la terza volta, ma deve vedersela anche con un avversario della sua parte politica, lo stesso Balladur, che volendo monetizzare la popolarità conquistata in due anni di governo presenta la sua candidatura. La connotazione nettamente conservatrice della candidatura di Balladur induce Chirac a impostare la sua campagna puntando sul sociale (la lotta alla fracture sociale), fortemente ispirata da Philippe Séguin. Il Primo ministro in carica non riesce a entrare nel ballottaggio e invita i suoi elettori a votare Chirac al secondo turno. Al ballottaggio, con il 52,6%, Chirac riesce a battere il candidato socialista Lionel Jospin e viene eletto ventiduesimo presidente della Repubblica francese.

Una volta insediato all'Eliseo, Chirac nomina Primo ministro il fedelissimo Alain Juppé. Questi forma un governo composto da personalità secondarie, anche a causa della decisione di escludere gli esponenti del RPR che si erano schierati con Édouard Balladur, fra cui Nicolas Sarkozy. Il primo settennato di Chirac si apre con una dichiarazione dirompente: il 17 luglio 1995, nel commemorare il cinquantatreesimo anniversario dell'internamento in massa al Velòdrome d'Hiver di migliaia di ebrei parigini destinati alla deportazione, il presidente della Repubblica riconosce le responsabilità dello Stato francese nell'attuazione della politica antisemita imposta dall'occupante nazista. Le parole di Chirac sono accolte positivamente dagli esponenti della comunità ebraica e da personalità della Resistenza, studiosi e intellettuali, e anche dai partiti di sinistra. Un'altra dichiarazione che gli vale una notevole popolarità è l'annuncio dell'abolizione del servizio militare obbligatorio. Meno apprezzata la decisione di riprendere gli esperimenti nucleari che erano stati sospesi dal suo predecessore François Mitterrand. Sul piano sociale, Chirac esordisce con uno smacco epocale, perché nel novembre 1995 la revisione del regime pensionistico messa a punto dal governo Juppé scatena uno sciopero a oltranza dei trasporti pubblici che paralizza la Francia fino a dicembre inoltrato, tanto che il Primo ministro dovrà fare marcia indietro.

Nella primavera 1997, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale, decide di sciogliere l'Assemblée nationale. Le ragioni sono molteplici: evitare un collo di bottiglia elettorale, giacché ad aprile 1998 sono previste le elezioni regionali e in settembre quelle per il rinnovo di un terzo dei senatori; sventare il pericolo di arrivare al 1998 senza aver potuto rispettare i parametri fissati dall'UE per il debito pubblico; infine, portare i francesi alle urne prima che possa inasprirsi il malcontento generale nei confronti del governo. L'espediente tuttavia non gli servirà a molto, perché ad affermarsi è una coalizione di partiti di sinistra.

Chirac è così costretto a piegarsi a sua volta alle regole della coabitazione, nominando primo ministro il segretario del Parti Socialiste Lionel Jospin, che resta ininterrottamente in carica fino al 2002. La convivenza sarà a volte burrascosa, ma non ci saranno mai punti di non ritorno. Tra i tanti bocconi amari, Jospin riesce a imporre a Chirac la riduzione, tramite referendum, da sette a cinque anni della durata del mandato presidenziale, una proposta caldeggiata da tempo dall'ex Presidente Valéry Giscard d'Estaing (e anche da non pochi esponenti del centrodestra che ormai incominciano a considerare Chirac un uomo del passato).

Durante la coabitazione, la giustizia incomincia a indagare sui finanziamenti occulti del RPR e sulle false assunzioni del Comune di Parigi nel periodo in cui Chirac era sindaco. Molti dei suoi uomini di fiducia, fra cui Alain Juppé, subiscono delle condanne. Il Consiglio costituzionale nel 1999 e la Cassazione a sezioni unite nel 2000 attribuiscono a Jacques Chirac un'immunità penale di tipo esteso, ossia comprensiva degli atti compiuti prima dell'elezione a presidente della Repubblica. Di conseguenza, fino alla scadenza del suo mandato, egli non può essere oggetto di una procedura penale e nemmeno essere sentito in qualità di testimone. Tale immunità scadrà il 16 giugno 2007, ossia un mese dopo la cessazione dalla carica.Jacques Chirac, George W. Bush, Tony Blair e Silvio Berlusconi durante il vertice del G8 del 2003

Candidato alle elezioni presidenziali del 2002, al primo turno, il 21 aprile, Chirac ottiene il 19,88% ed entra nel ballottaggio e, contro tutte le previsioni, non si trova come avversario il candidato socialista Lionel Jospin, che con il 16,18 % è eliminato al primo turno, ma il candidato dell'estrema destra, il presidente del Front National Jean-Marie Le Pen, che ha il 16,9 %. Al secondo turno, il 5 maggio, il presidente della Repubblica uscente non ha difficoltà a battere l'avversario (a cui ha negato il tradizionale confronto tv), conquistando addirittura l'82,21 % dei voti.

In un soprassalto repubblicano, sul suo nome finiscono per convergere le preferenze degli elettori di sinistra, invitati a votare Chirac da autorevoli esponenti del Parti Socialiste, come il primo segretario François Hollande e l'ex ministro Dominique Strauss-Kahn. Il giornale della gauche Libération, il giorno del secondo turno, ha in prima pagina il titolo Pour la Republique OUI con una mano che nell'urna infila la scheda con scritto Chirac. Dimessosi Jospin, il rieletto Chirac nomina il liberale Jean-Pierre Raffarin primo ministro e alle successive elezioni legislative il centrodestra conquista la maggioranza dei seggi all'Assemblée Nationale.

Il secondo mandato di Chirac è caratterizzato da una serie di passi falsi e d'incidenti di percorso: la scelta dell'oscuro Jean-Pierre Raffarin come primo ministro, l'ascesa inarrestabile dell'inviso Nicolas Sarkozy, la rivolta delle periferie degradate, l'insuccesso elettorale dell'UMP alle elezioni regionali del 2004 (20 regioni su 22 della Francia metropolitana sono in mano ai socialisti, solo l'Alsazia e la Corsica restano al centrodestra).

Il voto contrario del 54,87% dei francesi al referendum sulla Costituzione europea il 29 maggio 2005 suona come una campana a morto per il governo Raffarin e indirettamente per lo stesso Chirac. Dopo aver esitato tra Michèle Alliot-Marie e Nicolas Sarkozy, decide di nominare il fedelissimo Dominique de Villepin primo ministro. Ma il nuovo governo riesce solo a eguagliare il precedente in termini d'impopolarità. Il 2 settembre 2005, Chirac è colpito da un leggero ictus che lo costringe a una settimana di degenza in ospedale. Nel corso dei primi mesi del 2006, una legge per ridurre la disoccupazione attraverso una nuova formula contrattuale, il CPE (Contrat première embauche), scatena un'autentica rivolta di piazza. Il 20 giugno 2006 inaugura il Museo del quai Branly (o Musée des arts et civilisations d'Afrique, d'Asie, d'Océanie et des Amériques), progettato da Jean Nouvel e da lui fortemente voluto.

L'11 marzo 2007 Chirac annuncia, in un messaggio alla nazione trasmesso in diretta televisiva, la sua intenzione di non candidarsi per un terzo mandato presidenziale alle elezioni dell 22 aprile 2007. E il 21 marzo, dichiara di sostenere la candidatura di Nicolas Sarkozy. Il 15 maggio, nel suo ultimo discorso da presidente alla tv, ha definitivamente salutato i francesi. Il passaggio delle consegne con il nuovo presidente Nicolas Sarkozy si svolge il 16 maggio, all'insegna del fair play.

In quanto ex presidente della Repubblica, gli spetta l'incarico di membro di diritto del Consiglio costituzionale, funzione cui si è avvalso poco dopo aver lasciato l'Eliseo.

Il 19 luglio 2007, ormai privo dall'immunità presidenziale, è interrogato per oltre 4 ore dai magistrati per accertamenti in merito a 21 presunte assunzioni fittizie commissionate nel periodo in cui era sindaco di Parigi. L'inchiesta è diretta a verificare le ragioni che hanno portato il Comune di Parigi ad assumere 21 funzionari del RPR, partito presieduto da Chirac fino al 1994. Il 28 settembre 2009, il procuratore della Repubblica di Parigi, Jean-Claude Marin, chiede al giudice istruttore il non luogo a procedere per l'ex presidente della Repubblica come per tutti gli altri indagati nell'ambito della medesima inchiesta. Il 29 ottobre 2009 il giudice istruttore Xavière Simeoni decide di accogliere la richiesta del procuratore solo per il reato di falso ideologico, chiedendo il rinvio a giudizio di Jacques Chirac per i reati di abuso di fiducia e appropriazione indebita. Il processo si dovrà tenere alla fine del 2010 o agli inizi del 2011. Nell'estate 2010, i rappresentanti dell'UMP hanno proposto al Comune di Parigi un accordo transattivo, che prevede il versamento della somma di 2,2 milioni di euro (1,65 milioni a carico del partito e 550 000 a carico di Chirac), pari alla totalità degli stipendi corrisposti ai funzionari del RPR successivamente confluito nel nuovo partito, nonché comprensiva degli interessi e delle spese legali. Come contropartita, è richiesto il ritiro da parte del Comune di Parigi della costituzione di parte civile. L'accordo è stato approvato dal Consiglio comunale nella seduta del 27 settembre, con 147 voti a favore e 13 contrari.

L'8 novembre 2010, il giudice istruttore presso il tribunale di Nanterre chiede il rinvio a giudizio di Chirac per "prise illégale d'intérêts" relativamente a un'altra inchiesta relativa a sette presunte assunzioni fittizie. Il 4 ottobre il procuratore della Repubblica Philippe Courroye aveva chiesto il non luogo a procedere. Il ritiro della costituzione del Comune di Parigi come parte civile spiega i suoi effetti relativamente a una delle assunzioni, mentre per le altre sette era già stato risarcito a seguito della sentenza definitiva della corte d'appello di Versailles pronunciata a definizione del corso della procedura riguardante Alain Juppé.

Il 9 dicembre 2010, la sezione penale della Corte di cassazione statuisce per la riunione dei due giudizi dinanzi a un unico tribunale, quello di Parigi. Il processo davanti al tribunale penale di Parigi ha dunque inizio il 7 marzo 2011, in assenza di Jacques Chirac poiché in condizioni di salute non buone, ma alla seconda udienza viene sospeso a seguito di una questione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa di un altro imputato, sulla cui ammissibilità la cassazione si esprime in senso negativo. La ripresa del processo ha inizio il 5 settembre.

Secondo un certificato medico prodotto il 2 settembre 2011 dai difensori di Jacques Chirac, l'ex presidente si trova « in condizioni di vulnerabilità che non gli consentono di rispondere alle domande sul suo passato». Nello stesso certificato, è menzionata l'anosognosia, uno dei sintomi della malattia di Alzheimer. La corte ne quindi ha preso atto, e ha disposto la continuazione del processo in assenza di Chirac.

Il 15 dicembre 2011 il tribunale infligge a Chirac la pena di due anni di detenzione, con il beneficio della condizionale, per aver commesso i reati di «sviamento di fondi pubblici», «abuso di potere », «interesse privato in atti d'ufficio» e «delitto di ingerenza».
I rappresentanti del pubblico ministero avevano chiesto l'assoluzione di tutti gli imputati, compreso lo stesso Chirac. In un comunicato, l'ex presidente annuncia che non farà appello alla decisione dei giudici di primo grado.

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