Chernobyl, ecco perché le radiazioni aumentano. «Attaccare la cupola significherebbe ripetere l'incidente»

Chernobyl, ecco perché le radiazioni aumentano. «Attaccare la cupola significherebbe ripetere l'incidente»
Chernobyl, ecco perché le radiazioni aumentano. «Attaccare la cupola significherebbe ripetere l'incidente»
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Venerdì 4 Marzo 2022, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 19:40

Nel giorno dell'attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (la più grande in Europa), riesplode il tema Chernobyl. A confermare l'aumento dei livelli di radioattività nell'area e spiegarne le ragioni è Maurizio Martellini, fisico nucleare, professore all'Università dell'Insubria presso il Dipartimento di Scienza e alta tecnologia (Disat): «Nella zona cosiddetta di proibizione il suolo è ancora radioattivo, a macchia di leopardo. Con i movimenti che ci sono stati con la linea di avvicinamento a Kiev si è sollevato il pulviscolo radioattivo - spiega all'AdnKronos - per quello che concerne il reattore stesso, l'aumento della radiazione è perché la reazione nucleare non è finita».

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Preoccupazione Aiea

Il direttore generale dell'Aiea Rafael Mariano Grossi ha annunciato la sua disponibilità ad «andare il prima possibile a Chernobyl» per poter «condurre negoziati e fare accordi sul campo» nel modo «più efficace possibile». Nel corso di una conferenza stampa Grossi ha detto che a Chernobyl si possono condividere «elementi tra le parti». «Non si tratta di una iniziativa politica», ha aggiunto, ma il tentativo di «evitare che quello che è successo questa notte possa ripetersi».

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I pericoli dei colpi sulla cupola

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Quando ci fu nell'86 Chernobyl, la cupola esplose e tutto il materiale radioattivo fu sparato a decine di km arrivando fino all'Italia. Se la centrale atomica venisse colpita per sbaglio, il rischio di un Chernobyl 2.0 sarebbe reale». Così Maurizio Martellini, fisico nucleare, professore all'Università dell'Insubria presso il Dipartimento di Scienza e alta tecnologia (Disat). L'effetto di un tale incidente? «Non ci sarebbe un "effetto Hiroshima" ma casi di radioattività e malattie legate alle radiazioni, un numero di tumori crescente e una ripetizione di Chernobyl. E questo lo sanno sia i russi che gli ucraini». Per questo, Martellini (che fu parte attiva degli Scienziati per il disarmo e come segretario generale del Landau Network particolarmente impegnato nella questione delle città nucleari russe all'inizio degli anni '90) dice di non essere particolarmente preoccupato dal rischio di un attacco volontario alla cupola del più grande reattore in Europa, «ma che Putin, sentendosi accerchiato e sconfitto in quella che temo sarà una guerra lunghissima, possa usare armi nucleari».

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