Quando il canale di Suez si bloccò 8 anni: la nascita della Flotta gialla della nazione del Grande lago amaro

Quando il canale di Suez restò bloccato 8 anni: la nascita della Flotta gialla della nazione del Grande lago amaro
Quando il canale di Suez restò bloccato 8 anni: la nascita della Flotta gialla della nazione del Grande lago amaro
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 29 Marzo 2021, 03:03 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 00:50

Non è passata nemmeno una settimana che la Ever Given ha sbarrato il canale di Suez e avete visto che pandemonio nel mondo, con quasi 400 fra cargo e petroliere a macchine ferme. Immaginate allora il Canale bloccato per 8 anni con gli equipaggi delle navi costretti a restare a bordo per non comprometterne il possesso e per non perdere il carico. Otto anni, non una settimana. E' la storia della Flotta Gialla (Yellow Fleet) e della nascita della Nazione del Grande Lago Amaro (Great bitter lake association) raccontata magnificamente nel libro  Stranded in the six day war (Incagliati nella guerra dei Sei Giorni) di Cath Senker. Un lungo reportage che riporta appunto al conflitto lampo che nel giugno del 1967 ridisegnò le carte geografiche tra l'Egitto (sconfitto) e Israele (travolgente vincitore), con il canale che divenne il confine tra le due nazioni. Gli egiziani non la presero bene e, sotto gli occhi dei nemici - e del mondo - affacciati all'altra riva, affondarono navi e chiatte nelle basse acque del canale impedendone così l'utilizzazione. 

 

Per gli equipaggi di quattordici navi (inglesi, tedesche, polacche, americane, francesi, bulgare e cecoslovacche) che lo stavano risalendo da sud a nord la preoccupazione iniziale fu quella di salvare le penne nei giorni crudi della guerra che si combatteva a pochi passi da loro: i Mig e i Mirage sfioravano sibilando i loro pennoni e i movimenti delle truppe corazzate erano ben visibili sulle rive del canale. La notte, tra cannoneggiamenti e salve di razzi, era un unico spettacolo pirotecnico e non era facile prendere sonno fra quei boati che scuotevano le cabine.

L'eterogenea flotta di vario tonnellaggio e di vario uso (i carichi comprendevano metalli e pellami, giocattoli e cereali, materie prime, piombo, lana) era stata nel frattempo obbligata a calare l'ancora nel "Grande lago amaro" poco più a nord di dove è incagliata adesso la Ever Given. Incastrati, non incagliati, ma il risultato era identico e non cambiò nelle settimane successive, negli anni successivi.

Non si poteva andare a nord, non si poteva ritornare a sud per tentare la rotta africana (quella artica, all'epoca, era riservata ai rompighiaccio, ma solo quelli più poderosi).

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Gli armatori cominciarano a fare i conti senza poter tuttavia computare la variabile del tempo: fino a quando sarebbe durato il blocco? Nessuno naturalmente poteva immaginare quasi un decennio, altrimenti i marinai se ne sarebbero presto tornati a casa via terra. Così venne deciso di mantenere in servizio gli equipaggi di quelle navi pensando e sperando che al più nel giro di qualche mese tutto si sarebbe risolto.

Buonanotte, altro che qualche mese. Le navi bloccate in quelle acque limacciose cominciarono a ingialliarsi, spolverate ogni giorno e ogni notte dalla sabbia del deserto egiziano e della penisola del Sinai. Era nata la Flotta Gialla (Yellow Fleet) attaccata ogni istante da nemici terribili: la noia e la nostalgia di casa. E anche il senso di inutilità, che settimana dopo settimana, mese dopo mese, ti seccava la gola anche perché nel frattempo erano esaurite le scorte di birra con quei rifornimenti da terra per nulla agevoli.

Dopo sei mesi, anche per evitare giustificati ammutinamenti, armatori e ambasciate decisero che a bordo sarebbero restati gli ufficiali e squadre ridotte all'osso per la manutenzione delle navi e che sarebbero stati allestiti cambi di personale con rotazioni che tuttavia duravano almeno quattro mesi, un'eternità perché di fatto a bordo c'era ben poco da fare in quel Grande lago amaro che fin dall'apertura del Canale di Suez, nel 1869, serviva per smistare il traffico dei convoglio diretti da nord a sud e viceversa: oggi si direbbe un hub.  

Ancora una volta gli inglesi si dimostrarono grandi organizzatori e invitarono delegazioni dei “vicini di ancora” sul cargo Melampus. Per ammazzare il tempo bisognava darsi da fare e così venne fondata la Great Bitter Lake Association che presto cominciò anche a stampare (disegnare, insomma) artistici francobolli affiancati poi da badge ed eleganti coccarde blue navy, naturalmente. Chissà come si rimediò su quelle navi una macchian per cucire. Ecco allora una bella àncora su sfondo scuro, chicchissima. Cibo e birre erano nel frattempo garantite da un ponte aereo. Più birre che cibo in verità, se è vero che sul fondo del lago finì oltre un milione di bottiglie. Ma erano lucidi, lucidissimi, i marinai che già nel 1968 si sfidarono nei primi giochi olimpici della Gbla, parodia, ma solo fino a un certo punto, delle gare olimpiche in quell'anno ospitate da Città del Messico. Sì, c'era la questione della Guerra fredda che non avrebbe dovuto permettere troppa “comunella” fra equipaggi del blocco occidante e quelli del blocco sovietico, ma a chi volete importasse di quelle tensioni sotto il sole del Sinai. 

Grazie alla piscina di una nave polacca si giocò persino a (mini)pallanuoto. Inevitabili le gare di nuoto e tuffi, sollevamento pesi, tiro con l'arco e salto in alto (stili molto naif e atterraggi non morbidissimi sui paglierecci delle brande). In tutto 14 discipline con i polacchi che a sorpresa nel medagliere beffarono i tedeschi e persino gli impettiti inglesi, certi, come sempre, di primeggiare. In campo, ovvero sul ponte, nessuno fece sconti, ma non si arrivò mai a liti, neppure durante le partite di calcio, perché la forzata permanenza nel canale aveva finito per creare e cementare amicizie che durano tutt'ora. E quando si andava finalmente a casa ci si dava appuntamento al prossimo turno. La Great bitter lake era insomma una piccola nazione in tutto e per tutto, mancava solo che si mettesse a battere moneta. E la popolazione, sotto la bandiera che riprendeva il tema del badge, fra un turno e l'altro arrivò a quota 3mila persone.

L'amicizia reggeva del resto più delle navi stesse e di molti dei loro carichi. Nel giugno del 1975, quando finalmente scoccò il "liberi tutti", quasi tutte le imbarcazioni della Flotta Gialla dovettero essere rimorchiate. Non le due navi tedesche, ché insomma si possono perdere le olimpiadi ma non la faccia. Qualche armatore si scopri persino se non più ricco quantomeno risarcito perché intanto il prezzo delle materie prime trasportate era aumentato. Le sirene riecheggiarono a lungo quel giorno nel Grande lago amaro: da allora la Great Bitter Lake Association esiste solo nel cuore di quei marinai che mostrano orgogliosi il distintivo con l'àncora e quei francobolli che hanno fatto la fortuna dei collezionisti di memorabilia storici. Ed è stato nel 2017, con una reunion al Merseyside Maritime Museum di Liverpool di quei veterani, che si è ricominciato a parlare di quell'eterna navigazione immobile poi raccontata nel libro di Senker. La Ever Given incagliata da 7 giorni nel Canale di Suez? Una barzelletta per quelle pellacce della Gbla.

Paolo Ricci Bitti

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