Ucraina, Biden-Xi, due ore di telefonata: «Questa guerra va fermata»

Impegno a lavorare insieme per la pace. Gli Usa: conseguenze se date armi a Mosca

Biden-Xi, due ore di telefonata: «Questa guerra va fermata»
​Biden-Xi, due ore di telefonata: «Questa guerra va fermata»
di Flavio Pompetti
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Venerdì 18 Marzo 2022, 22:37 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 01:32

È durata due ore la conversazione telefonica tra Xi JimpingJoe Biden. I due leader si sono parlati per la prima volta dallo scoppio della guerra, e per la prima volta dall’investitura del presidente degli Usa quattordici mesi fa. Sul tavolo c’era qualcosa di veramente sostanziale di cui discutere. La crisi in Ucraina in primo piano, con la possibilità che la Cina svolga un ruolo di mediatrice nella ricerca della pace; la parallela pace commerciale tra Pechino e Washington sullo sfondo, obiettivo in fondo ambito da entrambi i Paesi, e che potrebbe giungere a portata di mano se la prima trattativa avrà successo.

VERSIONI

Il governo cinese è stato il primo a diffondere trascrizioni parziali della telefonata. «Come membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e come le due maggiori economie del mondo, la Cina e gli Stati Uniti hanno il dovere non solo di rettificare lo stato dei rapporti reciproci, ma anche quello di addossarsi la responsabilità della ricerca della pace nel mondo» si legge nel comunicato di Mosca.

Xi è pronto a mostrare al mondo l’autorità conquistata dal suo paese, che gli permette di trattare direttamente con Putin, e al tempo stesso incoraggia gli Usa e la Nato a ingaggiare il presidente russo in una linea parallela di comunicazione, che tenga presente le preoccupazioni di Mosca per la Sicurezza nazionale russa legata al futuro dell’Ucraina. Le sue credenziali sono confermate da un recente smottamento nei titoli dei giornali governativi di Pechino, nei quali negli ultimi giorni la tesi del supporto alla Russia ha lasciato posto alla compassione per la sofferenza della popolazione ucraina. La Cina reclama ora una posizione di “benevolente neutralità” nei riguardi del conflitto, e chiede già agli Usa un allentamento delle sanzioni, che «colpiscono a tutto tondo e in maniera indiscriminata, e se saranno ulteriormente potenziate, innescheranno anche gravi crisi nell’economia globale».

L’apertura del dialogo ha solo un punto di preclusione inamovibile per Xi, che riguarda Taiwan: «Qualcuno negli Usa ha mandato segnali sbagliati alle “forze indipendentiste” – ammonisce il comunicato - Se la questione di Taiwan non sarà affrontata in modo corretto, rischia di avere effetti sovversivi nei rapporti tra i nostri paesi». La lettura del colloquio offerta dalla Casa Bianca è molto più stringata e austera di quella cinese. Biden ha risposto ricordando a Xi i rischi ai quali si esporrebbe se accettasse di soddisfare la richiesta di aiuti militari che Putin ha rivolto alla Cina, ma gli ha assicurato la volontà di tenere aperti canali di negoziato per arrivare alla pace. E riguardo a Taiwan: «La nostra linea non è cambiata: siamo contrari a cambi unilaterali dello status quo». Mentre Usa e Cina provano una mediazione, le cancellerie europee tengono aperto il filo diretto con Putin, a dispetto del muro di gomma che hanno di fronte.

Il primo contatto è stato quello del cancelliere tedesco Scholz. «Un colloquio difficile e non certo amichevole» puntualizza il Cremlino, nel quale il leader tedesco ha spinto ancora una volta per una tregua immediata. Scholz ha poi fatto sapere che ha convocato un G7 speciale sull’Ucraina per il prossimo giovedì a Bruxelles, quando Biden sarà in città per il vertice Nato. Anche Macron ha parlato con Putin. Gli ha chiesto la fine immediata dell’assedio di Mariupol e un cessate-il-fuoco generale.

NEGOZIATO

Putin ha risposto rigettando sull’Ucraina la responsabilità del conflitto, e accusando l’esercito nemico di crimini di guerra. Sul fronte del negoziato tra Russia e Ucraina si auspicano progressi che portino ad una tregua militare, ma nel frattempo a tavolo sospeso i rappresentanti dei due paesi continuano a litigare. Il capo della delegazione russa Vladimir Medinski canta vittoria: «Siamo già a metà del lavoro» per la smilitarizzazione dell’Ucraina e la sua rinuncia all’Europa e alla Nato, e traccia una linea rossa riguardo al Donbass: «Non torneremo più indietro». Il suo interlocutore ucraino Mykhailo Podoliak lo sconfessa: «Queste sono solo le loro richieste».

La Polonia, che teme un’estensione del conflitto nel suo territorio, porterà sul tavolo del Consiglio europeo e della Nato la proposta di inviare una missione di peacekeepers nei territori ucraini non ancora occupati dai russi. Ma l’idea è stata già bocciata in partenza sia da Stoltenberg che dal dipartimento di Stato Usa. Allo stato dei fatti, la posizione più incoraggiante della giornata resta quella della Cina che assicura di voler «dar seguito in breve tempo» alla conversazione tra Xi e Biden e impegnarsi a «trovare una soluzione per l’Ucraina», a dispetto dello scetticismo mostrato dalla Casa Bianca.

 

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