Biden-Xi, monito a Mosca: «Niente armi nucleari». Le prove di distensione

Stretta di mano tra i leader: «Chiarezza su Taiwan, dialogo sulla guerra in Ucraina». La linea comune: «La nostra rivalità non dovrà mai sfociare in nuovi conflitti»

Biden-Xi, monito a Mosca: «Niente armi nucleari». Le prove di distensione
Biden-Xi, monito a Mosca: «Niente armi nucleari». Le prove di distensione
di Anna Guaita
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Martedì 15 Novembre 2022, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 10:03

La tensione fra Usa e Cina si raffredda. Su Taiwan, sulla guerra in Ucraina, sulla lotta per l’ambiente e le guerre commerciali. Su tutto Washington e Pechino tornano a dialogare e cercano una strada comune. A confrontarsi ieri sono stati i leader dei due Paesi, entrambi freschi di vittorie politiche a casa. Dopo tre mesi di trattative segrete, l’incontro faccia a faccia fra Joe Biden e Xi Jinping è avvenuto a margine del G20 di Bali. Le diplomazie dei due Paesi lo preparavano da tempo, nonostante il dialogo si fosse congelato dopo la visita a Taiwan della speaker della Camera Nancy Pelosi che Pechino ha giudicato una provocazione inaccettabile. Quel silenzio si è disciolto nelle 3 ore e mezzo della conversazione di ieri a Bali. 

Pensiero a Kiev

A monopolizzare l’attenzione mondiale sono stati i due temi più roventi, quelli che potrebbero sfociare in una catastrofe mondiale se le due superpotenze non trovassero un accordo: la guerra in Ucraina e l’indipendenza di Taiwan. È vero che nulla di clamoroso è stato detto e che il summit bilaterale fra i due non si è risolto con un reciproco invito nelle rispettive capitali.

Ma a leggere le dichiarazioni che i due hanno fatto sono in massima parte sulla stessa linea: Xi e Biden hanno tutti e due espresso «preoccupazione» sulla guerra russa in Ucraina e tutti e due hanno ribadito che «non si devono usare le armi nucleari». Gli americani ci tenevano molto che Xi esprimesse questa posizione sul palcoscenico del G20, sul quale Vladimir Putin non è presente, mandando il fidato ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Ma come spesso succede con la diplomazia cinese, alcuni segnali sono arrivati obliquamente e giusto poche ore prima che Xi e Biden si incontrassero un’alta fonte di Pechino ha confidato all’autorevole Financial Times che «Putin non disse la verità a Xi sull’imminente inizio della guerra», lasciando Pechino in una situazione «difficile». Considerato che negli ultimi mesi Xi ha decisamente rifiutato di vendere a Putin armamenti avanzati e letali, obbligandolo a cercarseli in Iran e in Corea del nord, il quadro di una frattura nell’amicizia Pechino-Mosca sul fronte della guerra comincia a essere evidente. E molti analisti negli Usa sostengono peraltro che la stessa inamovibile renitenza di Biden a fornire agli ucraini armi che potrebbero dar loro la possibilità di colpire il territorio russo voglia essere un segnale anche a Pechino. Non è un caso che Xi abbia proprio chiesto che gli occidentali «non favoriscano il prolungamento della guerra». 

 

Il bilancio

La soddisfazione di Biden per il colloquio è stata evidente nella sua conferenza stampa, nella quale ha affermato: «Credo assolutamente che non ci sia bisogno di una nuova Guerra Fredda», e ha aggiunto che lo scambio con Xi è stato «chiaro e diretto», e che i due Paesi faranno del loro meglio perché la «vigorosa competizione non sfoci in conflitto». Anche sulla sorte di Taiwan, l’isola ribelle che Pechino considera parte della Nazione, Biden ha assicurato che si è fatto chiarezza. Dopo che lui stesso nei mesi passati aveva confuso le acque sostenendo che gli Usa sarebbero pronti a difendere i 20 milioni di abitanti di Taiwan in caso di attacco cinese. Ieri, invece, ha spiegato che per la Casa Bianca vale ancora la politica della Cina Unica, e a buon conto ha aggiunto di essere convinto che la Cina non stia preparando un’invasione. Xi ha detto chiaro e tondo che l’isola rappresenta una linea rossa che altri Paesi non hanno diritto di attraversare, ma è opinione diffusa negli Usa che l’umiliazione che Putin ha subito in Ucraina, la sconfitta di una superpotenza per mano di un piccolo paese che difende la propria terra, abbia raffreddato le velleità belliche di Pechino. E ieri Biden ha apertamente auspicato che Pechino «continui a mantenere la pace e la libera circolazione navale nello stretto di Taiwan». 

Le visite

Nel complesso, se questo incontro stava cercando di impedire che i legami degli Stati Uniti con la Cina peggiorassero, di certo lo ha fatto, ma resta da vedere se le relazioni possono fare passi avanti. I due Paesi sembrano volerlo, e difatti hanno annunciato la creazione di una «squadra di contatto» che proseguirà i colloqui sulla base del bilaterale Biden-Xi. Il primo passo sarà americano: il segretario di Stato Toy Blinken andrà in missione a Pechino, per riavviare ufficialmente il dialogo diplomatico fra i due Paesi.

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