Biden e «Putin macellaio», l'Europa frena il presidente Usa: «Evitare l'escalation»

Da Macron a Borrell, in tanti prendono le distanze dalle parole del presidente Usa

Biden e «Putin macellaio», l'Europa frena il presidente Usa: «Evitare l'escalation»
Biden e «Putin macellaio», l'Europa frena il presidente Usa: «Evitare l'escalation»
di Francesca Pierantozzi
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Lunedì 28 Marzo 2022, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 15:59

«Non sono le frasi che pronuncerei io»: Emmanuel Macron, cerca di riportare almeno il lessico in canali compatibili con la diplomazia. Le parole pronunciate l'altro ieri da Joe Biden a Varsavia continuano a movimentare la ridda di dichiarazioni in Occidente e anche più a Est, a Mosca ovviamente, e fino a Ankara. «Macellaio», un «tiranno», che «non può restare al posto suo» così il presidente americano ha definito Putin, dopo aver visitato un campo di profughi ucraini in Polonia.

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Non un colpo di scena: dall'inizio della crisi Biden usa spesso e volentieri un linguaggio diretto, se non brutale, nei confronti di Mosca. Toni che però questa volta hanno fatto infuriare gli alleati e che hanno provocato successivi aggiustamenti interpretativi anche da parte della Casa Bianca: non ci sono strategie per un cambio di regime in Russia, ha puntualizzato il segretario di Stato Antony Blinken, «il presidente ha semplicemente sottolineato che Putin non può avere il potere di fare una guerra o impegnarsi in un'aggressione all'Ucraina o contro qualsiasi altro Stato».

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IL NEGOZIATORE
Prende decisamente le distanze Macron, autonominato capo negoziatore per l'Europa nella crisi ucraina e tra i più assidui interlocutori telefonici di Vladimir Putin. «Non pronuncerei frasi così, anche perché continuo a discutere con il presidente Putin» ha detto Macron in un'intervista tv, in teoria dedicata alla campagna per le presidenziali, il cui primo turno ci sarà due settimane.

Il presidente francese ha invitato a non alimentare «un'escalation nelle parole o nei fatti»: «Noi europei non dobbiamo cedere a nessuna escalation, non dobbiamo dimenticare né la nostra geografia né la nostra storia. Non siamo in guerra con il popolo russo». Macron ha anche precisato che parlerà a Putin oggi o domani «per organizzare un'operazione di evacuazione degli abitanti di Mariupol».

 


Anche da Londra - dove pure la sintonia, anche linguistica, con gli Usa è molto forte - non tutti hanno gradito le esternazioni di Biden. Il ministro dell'Istruzione Nadhim Zahawi ha per esempio preso le distanze dal ventilato obiettivo americano di un cambio di regime al Cremlino: «il popolo russo è stanco di quello che succede in Ucraina, con l'invasione, la distruzione dei loro stessi mezzi di sostentamento, la loro economia che sta crollando: credo che dovranno essere quindi i russi a decidere della sorte di Putin». Il rischio è che si apri una crepa nel finora compatto fronte occidentale. «Non stiamo cercando un cambio di regime, spetta ai cittadini russi decidere se lo vogliano o meno - ha spiegato l'Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Josep Borrell: «Quello che vogliamo noi nel caso della Russia è impedire che l'aggressione continui e fermare la guerra di Putin contro l'Ucraina». Si accoda il cancelliere tedesco Olaf Scholz. La caduta di Putin «non è l'obiettivo della Nato e neppure del presidente americano». Gradisce poco le picconate americane anche la Turchia, che continua a proporsi come paese mediatore e dove oggi riprenderanno colloqui russo-ucraini: «Se tutti bruciano i ponti con la Russia - ha fatto sapere il governo di Ankara - chi parlerà con loro alla fine?».

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Prevedibile la reazione del Cremlino: «Un capo di stato dovrebbe essere capace di controllare quello che dice - ha detto ieri il portavoce Dmitri Peskov - ogni volta che volano questi insulti personali si riduce la finestra di opportunità per le nostre relazioni bilaterali». «C'è stato un tempo in cui le parole di un presidente americano avevano un peso - ha ricaricato la dose il senatore russo Konstantin Kosachev, presidente della Commissione Esteri della Camera Alta - Ma ormai non è più così». Soddisfatti invece gli ucraini dell'Ambasciata negli Usa, che affonderebbero anche di più: «La Russia è uno stato terrorista guidato da un criminale di guerra». Resterebbe invece un po' più prudente, almeno per quanto riguarda le parole, il sindaco di Leopoli Andrij Sadovyi: «L'ultimo bombardamento su Leopoli - ha detto ieri il sindaco che deve gestire una città sotto le bombe e che conta più di 400mila sfollati - è un chiaro messaggio per Biden».


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