Battaglione Azov, scambiati o portati in Turchia: vita in bilico per i combattenti

Per Putin sono «nazisti e criminali», ma li potrebbe usare per recuperare dei russi

Battaglione Azov, scambiati o portati in Turchia: vita in bilico per i combattenti
​Battaglione Azov, scambiati o portati in Turchia: vita in bilico per i combattenti
di Cristiana Mangani
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Martedì 17 Maggio 2022, 00:00

«Siamo pronti a eseguire l’ordine di evacuazione»: Denis Prokopenko, comandante del reggimento Azov lo annuncia in un video diffuso sui social. E le sue parole lasciano comprendere che è arrivato il momento della resa. «Mi sembra di stare in un reality - aveva detto il soldato nei giorni scorsi - ma la vita e la morte sono reali». E ora, a distanza di 83 giorni dall’inizio della guerra, quando grazie alla resistenza all’interno delle acciaierie di Mariupol, l’Ucraina ha ritrovato la forza per contrattaccare Mosca, arrivano queste dichiarazioni che aprono un nuovo fronte. Il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato in questi giorni che non aveva abbandonato i soldati rimasti all’interno dell’impianto e ha continuato a trattare con la Russia. Ma dove porterà questa mediazione? Che fine faranno i combattenti di Azov e gli altri marines? Nel pomeriggio di ieri, i filorussi del Donetsk avevano annunciato che i primi dieci soldati erano usciti dalle acciaierie sventolando una bandiera bianca. Ma la conferma non c’era stata.

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I feriti

Nel frattempo, però, si sono viste le prime barelle con i feriti.

I corridoi umanitari creati per farli uscire, pare che abbiano come destinazione finale - secondo i piani di Mosca - Novoazovsk, a est di Mariupol, nel territorio controllato dai separatisti, mentre Kiev continua a premere per la mediazione della Turchia. In questi giorni Ankara ha più volte dato la disponibilità a occuparsi dei soldati delle Azovstal. E ieri si è detta nuovamente pronta ad evacuare i militari con una nave dal vicino porto di Berdyansk a Istanbul. Ma è difficile immaginare che Vladimir Putin possa consentire ai combattenti di Mariupol di tornare liberi senza conseguenze. Passata la data del 9 maggio, dove le ambizioni del presidente della Federazione avrebbero voluto vedere sfilare per le strade di Mariupol “i vinti” del battaglione Azov, ora si apre uno scenario più complicato. Il consigliere di Putin, Vladimir Medinsky, ha ribadito che i «criminali di guerra» di Azov non potranno essere oggetto di «negoziati politici». E questo perché Putin li considera dei nazisti. Ma se la loro posizione sfugge agli accordi internazionali e di guerra sul trattamento dei prigionieri, i soldati di Azov potrebbero rischiare di finire anche sotto accusa per terrorismo. Sarà, dunque, una partita giocata sulla mediazione dell’Onu e dell’Occidente. Ed è possibile che si cerchi anche di attuare uno scambio tra prigionieri.

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Gli appelli

In queste settimane hanno continuato a cercare una soluzione per i loro familiari anche le mogli e le fidanzate dei soldati chiusi nelle acciaierie. Dopo essere state da Papa Francesco qualche giorno fa, alcune di loro si sono recate in Turchia, per ringraziare il presidente Erdogan. «Hanno ormai perso le speranze e si preparano alla battaglia finale», ha detto Kateryna, moglie di uno dei soldati. «Salviamo la loro vita, non diamo premi postumi», è stato l’appello di Yuliia. Mentre quelle che si sono recate in Turchia hanno ringraziato il presidente per la mediazione di questo periodo e per aver offerto una nave per l’evacuazione.

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